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I migliori film del decennio secondo Cineblog

Il meglio di una decade. Venti titoli per ciascun redattore. Ci abbiamo provato

pubblicato 30 Dicembre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 15:17

Non c’è granché da aggiungere al titolo. Solo il piacere di condividere con voi ciò che per ciascuno di noi redattori ha per sommi capi rappresentato il decennio che ci stiamo inesorabilmente lasciando alle spalle.

Una decade di Cinema, di film, di Festival, dunque di amore. Penso infatti di poter parlare anche a nome di Federico e Pietro nell’affermare che nelle venti menzioni che ognuno ha proposto c’è un po’ di noi, delle nostre aspirazioni, perché in fondo ciò che ci piace e non ci piace finisce col definirci.

Questa diventa perciò anche l’occasione per ringraziarvi di questi dieci anni insieme, tra alti e bassi, momenti edificanti ed altri meno. Anche noi, come immagino la maggior parte di coloro che ci seguono, altro non siamo che soldati della Settima Arte. Che questo impegno non venga mai meno, che si scriva o che si legga.

Auguri per un 2020 di crescita e speranza a voi tutti!

FEDERICO

20) The Social Network di David Fincher: tra le 10 migliori sceneggiature del decennio.
19) Grand Budapest Hotel di Wes Anderson: l’apoteosi del cinema wesandersoniano.
18) Roma di Alfonso Cuarón: un pezzo di Storia, avendo spalancato le porte della cinematografia d’autore a Netflix.
17) Inception di Christopher Nolan: l’ingegno fatto blockbuster.
16) La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino: l’ultimo Oscar tricolore, con rimandi felliniani ad anni quasi tristemente dimenticati.
15) Una Separazione di Asghar Farhadi: il film che ha dato definitivo slancio all’invidiabile cinematografia iraniana.
14) Parasite di Bong Joon-ho: il capolavoro del 2019.
13) Il segreto dei suoi occhi di Juan José Campanella: una folgorazione.
12) Gravity di Alfonso Cuarón: un’ansiogena esperienza cinematografica.
11) Django Unchained di Quentin Tarantino: quando lo spaghetti western incontra il suo più grande estimatore hollywoodiano.
10) La La Land di Damien Chazelle: il film che ha finalmente ridato vita al musical hollywoodiano.
9) Inside Out di Pete Docter: la genialità Pixar in tutto il suo splendore.
8) Boyhood di Richard Linklater: produttivamente parlando, e non solo, una cosa mai vista.
7) Mad Max: Fury Road di George Miller: tramutare poche pagine di sceneggiatura in uno tsunami visivo.
6) La vita di Adele di Abdellatif Kechiche: provocatorio, romantico, passionale, erotico. L’amore su grande schermo.
5) The Tree of Life di Terrence Malick: mistico.
4) Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino: di rara dolcezza e bellezza.
3) The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese: la più spietata ed esilarante rappresentazione dell’alta finanza americana, con un Leonardo DiCaprio ai suoi massimi.
2) Mommy di Xavier Dolan: il film che ha consacrato il genio di un autore gigantesco.
1) Il Filo Nascosto di Paul Thomas Anderson: perfetto in ogni sua parte, perfetto in tutte le sue forme, semplicemente perfetto.

PIETRO

20) Blade Runner 2049 (2017): Un sequel sorprendente quello di Denis Villeneuve capace di rievocare senza remore un classico della fantascienza di sempre – Perfetto
19) Ready Player One (2018): Steven Spielberg omaggia gli anni ’80 portando sullo schermo una summa dell’immaginario di Ernest Cline – Orgogliosamente nerd
18) Kill List (2011): L’horror di Ben Wheatley spiazza, sconcerta e lascia un segno indelebile rispetto al genere di riferimento – Audace
17) Star Wars: Il risveglio della Forza (2015): Il regista J.J. Abrams rilancia la saga di Star Wars all’insegna della nostalgia canaglia – Epico
16) Rocketman (2019):  Un intrigante biopic con un sorprendente Taron Egerton che tra fantasy e musical racconta l’anima complicata di un artista leggendario – Istrionico
15) Attack the Block (2011): Il regista Joe Wright mette in scena un’invasione aliena alla periferia di Londra combattuta da giovanissimi antieroi – Apocalittico
14) Babadook (2015): un suggestivo horror psicologico al femminile che scava in paure ataviche e traumi infantili – Disturbante
13) Guardiani della Galassia (2014): Uno dei miglior cinecomic di sempre con un team di antieroi “disadattati” dalla verve travolgente – Ironico
12) La forma dell’acqua (2017): Guillermo del Toro miscela horror, fantastico e romance per una fiaba dark che arriva dritta al cuore – Poetico
11) Melancholia (2011): Un disaster-movie intimista e ipnotico per un Lars von Trier particolarmente contenuto – Catastrofico
10) Room (2015): Una claustrofobica storia di violenza con sorprendenti sprazzi di poesia ed interpretazioni memorabili – Materno
9) L’alba del pianeta delle scimmie (2011): Effetti visivi strabilianti per uno dei migliori reboot di sempre – Animalista
8) Spider-Man: Un nuovo universo (2018): Il film d’animazione definitivo per l’iconico Uomo Ragno – Sorprendente
7) Django Unchained (2012): Il western secondo Tarantino capace di conquistare anche chi non ama il genere – Leggendario
6) Skyfall (2012): Uno dei migliori film di Bond di sempre che strizza l’occhio all’iconico Cavaliere Oscuro – Suggestivo
5) X-Men – Giorni di un futuro passato (2014): Gli X-Men cinematografici di ieri e oggi cambiano il passato per creare un nuovo presente – Epocale
4) Mad Max: Fury Road (2015) – Il regista George Miller aggiunge un nuovo travolgente capitolo “on the road” alla serie Mad Max – Brutale
3) The Tree of Life (2011) – Lo stile visionario del regista Terrence Malick all’ennesima potenza – Ipnotico
2) Re della terra selvaggia (2012) – Un gioiello poetico e visionario con una meravigliosa piccola grande protagonista – Evocativo
1) Joker (2019) – l’anti-cinecomic ha il volto scavato e il ghigno dolente di Jaquin Phoenix e lo sguardo anni ’70 di Scorsese – Capolavoro

ANTONIO

Stesso discorso già fatto per i Top del 2019. Struggersi per decidere chi viene prima di chi è pratica che ho trovato non tanto sfiancante (anche se lo è), quanto inutile. Per me, semplicemente, questo specchietto rappresenta al meglio gli ultimi dieci anni di cinema.

Holy Motors, di Leos Carax – che fanno quelle limousine quando non le vediamo? Uno dei quesiti più corroboranti di sempre sul grande schermo.

Si alza il vento, di Hayao Miyazaki – è una letterina per noi tutti, poiché sta nella vita di tutti.

The Tree of Life, di Terrence Malick – come riesca a contenere tutto in così poco non ha mai smesso di meravigliarmi.

Spring Breakers, di Harmony Korine – esempio da manuale rispetto a come al Cinema serve anzitutto un modo di accostarsi alle cose, poi viene tutto il resto.

Knight of Cups, di Terrence Malick – più che una mera appendice a The Three of Life, il suo completamento. È la parabola di ciascuno di noi. Verrà rivalutato eccome.

Mektoub, My Love – Canto Uno, di Abdellatif Kechiche – son stato lì con loro, sulla spiaggia di giorno e la notte in discoteca.

Upstream Color, di Shane Carruth – quanto manca Carruth, uno degli ultimi veri geni di questo business che non ha mai davvero accettato; dunque egli stesso il suo più grande nemico.

Il cavallo di Torino, di Béla Tarr – la poesia non è facile. Richiede tempo, dedizione, ed anche questo potrebbe non bastare. Quando arriva però…

The Assassin, di Hou Hsiao-hsien – di una bellezza abbacinante ma che al contempo ti fa restare lucido quanto serve.

Tabu, di Miguel Gomes – una delle voci più intriganti in Europa, qui siamo a metà tra viaggio e sogno.

Long Day’s Journey into Night, di Bi Gan – se gli anni che verranno non saranno i suoi mi stupirebbe. Dal nulla, questo giovane cineasta ci ha aperto un mondo.

Neruda, di Pablo Larraín – non ha un inizio, non ha una fine. O almeno, questa ballata è così che tendo a percepirla.

La Mort de Louis XIV, di Albert Serra – Serra ha un modo tutto suo di essere dissacrante, sebbene oltremodo debitore di tante letture (buone e meno buone).

Mad Max: Fury Road, di George Miller – dalla prima visione mi domando se mi capiterà più di salire su delle montagne russe come questa.

Il filo nascosto, di Paul Thomas Anderson – tanta padronanza lascia esterrefatti, c’è poco da fare.

Parasite, di Bong Joon-ho – per certi versi potrei ripetere quanto scritto sopra su PT Anderson. Diciamo che qui siamo più sul pezzo e si sorride un po’ di più.

Jauja, di Lisandro Alonso – in un decennio seppur così denso e generoso per il cinema sudamericano, questo Alonso spicca senza sgomitare.

Jeannette, l’enfance de Jeanne d’Arc, di Bruno Dumont – il sequel sta sullo stesso livello, però qui Dumont s’inventa qualcosa d’incredibile, e gliene va dato atto.

Twin Peaks, di David Lynch – prendo in prestito le parole di un amico: «l’urlo di Laura Palmer manda definitivamente in soffitta un intero secolo, il Novecento».

First Reformed, di Paul Schrader – basta fronzoli, qui Schrader fa davvero sul serio, ed è forse la cosa migliore che abbia mai fatto.