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L’Immortale, la recensione: tra prequel e sequel un puntatone ponte di Gomorra

Ciro Di Marzio sbarca al cinema per la prima volta. Dal 5 dicembre in sala.

pubblicato 2 Dicembre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 15:15

L’avevamo lasciato sprofondare nelle acque scure del golfo di Napoli al termine della terza stagione, apparentemente senza vita, Ciro Di Marzio, indiscusso protagonista delle prime tre stagioni tv di Gomorra e ora assoluto mattatore de L’Immortale, spin-off che spazia tra prequel e sequel facendosi ponte tra tv e cinema, tra la terza e la quinta stagione della serie Sky.

Diretto, co-sceneggiato e interpretato da Marco D’Amore, l’Immortale riprende le redini del racconto che avevamo perso per strada esattamente 2 anni fa, il 22 dicembre 2017, con l’assassinio di Ciro per mano dell’amico fraterno Genny. Ma Di Marzio non è morto, è sopravvissuto a quel colpo di pistola a bruciapelo, al coma e al dolore di una vita che parrebbe non volergli chiedere più niente. D’Amore, insieme ai 4 co-sceneggiatori (Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Francesco Ghiaccio e Giulia Forgione), ha scritto una storia d’origine, perché ne l’Immortale vediamo Ciro poco più che infante, mentre sopravvive a un devastante terremoto, e soprattutto giovanissimo furfantello nella Napoli di fine anni ’80 che sognava grazie a Diego Armando Maradona. A quel passato a noi sconosciuto, Marco alterna la Riga odierna, la Lettonia in cui Ciro Di Marzio è stato di fatto esiliato, per provare a ricostruirsi una vita, tra traffici di cocaina e faide nazionaliste che vedono bande lettoni battagliare con criminali russi. Nel mezzo proprio lui, il silente Ciro, algido, ormai privo di sentimenti e di qualsivoglia paura, perché ha perso tutto quel che aveva, l’amore, la famiglia, gli affetti.

Un progetto crossmediale assolutamente innovativo, per il panorama italiano, che vede un film a se stante tramutarsi in segmento di racconto tra le due stagioni di una serie tv. Un esperimento che guarda ai fan di Gomorra, attraverso un puntatone di due ore in cui passato, presente e inevitabilmente futuro della serie si intrecciano. D’Amore, che aveva già diretto alcuni episodi della serie televisiva, è fisicamente presente solo a metà, perché in tutta la parte anni ’80 è ovviamente assente, ma quando è in scena si limita a fumare, a trascinarsi in lunghi silenzi, concedendosi dialoghi al lumicino, soprattutto nella prima ora.

Paradossalmente, è tutta la parte ‘prequel’ a rendere realmente interessante questo Immortale, che sin dai primi minuti motiva le origini di quel soprannome, poi rimasto appiccicato a Ciro per tutta la vita. La Paranza degli Orfani nella Napoli anni ’80 che contrabbandava sigarette delinea i lineamenti di un personaggio poi immancabilmente evolutosi, nel corso dei decenni, fino a diventare il boss tanto amato nelle prime stagioni di Gomorra. Il suo rapporto con Bruno, delinquente che lo cresce come un padre, e l’amore nei confronti di Stella, compagna di quest’ultimo, danno umanità ad un personaggio che in televisione abbiamo sempre visto violento, privo di scrupoli. Un essere umano costretto a dover convivere con il rimorso, frutto di scelte sbagliate che ne hanno annullato l’esistenza.

Quando l’Immortale guarda all’oggi, invece, cede all’ovvietà, alla spiacevole sensazione di già-visto. L’esilio lettone a cui Ciro deve sottostare segue un intreccio narrativo mai originale e particolarmente scontato nel suo sviluppo, tra tradimenti e sacrifici, nuovi personaggi e volti passati che si pensavano dimenticati. Visivamente parlando, il film segue la linea seriale dettata da Gomorra, cupa nella fotografia di Guido Michelotti e sporca nelle scenografie di Carmine Guarino, con le onnipresenti musiche degli immancabili Mokadelic a segnare il passo. A mancare è la forza scenica di Stefano Sollima, maestro d’action, e la brutalità che ha reso il prodotto Sky famoso e chiacchierato in mezzo mondo, così come una presenza femminile forte, d’impatto, come capitato in passato con le iconiche Imma Savastano, Scianel e Patrizia Santoro. Eccellente la prova d’attore del giovanissimo Giuseppe Aiello, chiamato ad interpretare Ciro da bambino, mentre appare sempre particolarmente forzata Marianna Robustelli, con Salvatore D’Onofri, Martina Attanasio, Nello Mascia, Salvo Simeoli e Aleksej Guskov a completare il cast.

Condannato ad un’immortalità che sembrerebbe perseguitarlo sin dalla nascita, neanche fosse un camorristico Logan all’italiana, Ciro Di Marzio risorge dalle acque in cui era precipitato nel 2017 con arguzia produttiva, finendo di fatto per ampliare un universo gomorristico che dalle librerie era già approdato in sala, grazie a Matteo Garrone, per poi sbancare il piccolo schermo. Dovesse nuovamente ripetersi anche su grande schermo, l’esperimento potrebbe andare incontro ad ulteriori capitoli, spin-off, prequel, per la gioia di Cattleya, Sky Italia e Roberto Saviano. Nel dubbio, la quinta stagione della serie vivrà di un traino inedito e assai funzionale alla causa.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]

L’Immortale (Ita, drammatico, 2019) di Marco D’Amore; con Marco D’Amore, Giuseppe Aiello, Salvatore D’Onofrio, Giovanni Vastarella, Marianna Robustelli, Martina Attanasio, Gennaro Di Colandrea, Nello Mascia, Aleksey Guskov, Salvio Simeoli – uscita giovedì 5 dicembre 2019.