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Trieste Science+Fiction 2012: trionfa Errors of the Human Body – Tutti i vincitori e i commenti sui film

Il Trieste Science+Fiction 2012 chiude i battenti: Cineblog annuncia i vincitori e tira le fila di quest’edizione di successo, tra recensioni e voti ai film.

pubblicato 10 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:29

Si è conclusa ieri l’edizione 2012 del Science+Fiction, il festival della fantascienza di Trieste. Noi c’eravamo, e vi abbiamo recensito quale pellicola in anteprima, tra cui Looper, il film d’apertura. Dedichiamo questo spazio per raccontarvi tutto quello che non vi abbiamo detto in questi giorni. Partiamo intanto dai vincitori di questa edizione:

    Premio Asteroide (miglior film internazionale): Errors of the Human Body – Eron Sheean (Germania / Usa)
    Menzione speciale: The Divide – Xavier Gens

    Méliès d’Argento (miglior film europeo): Cockneys vs Zombies – Matthias Hoene (Inghilterra)

    Premio del pubblico: Grabbers – Jon Wright (Inghilterra / Irlanda)

    Premio Nocturno Nuove Visioni (regista emergente): The Butterfly Room – Jonathan Zaratonello (Italia / Usa)

Il Trieste Science+Fiction ottiene ancora una volta un grande successo, grazie ad importanti anteprime (oltre a Looper anche Antiviral o John Dies at the End), alla presenza massiccia di pubblico e accreditati, ai suoi eventi collaterali e ad un nuovo spazio per le proiezioni (la Sala Tripcovich da 900 posti, che ospiterà anche le altre manifestazioni cinematografiche cittadine).

E i film?

Come sta messa quindi la fantascienza, a giudicare da questa edizione? Così così. Si guarda tanto indietro per riuscire ad andare avanti, ma manca quell’opera che faccia ricredere nelle possibilità del genere. Looper, pur valido e applauditissimo, vive di riferimenti. Errors of the Human Body, il vincitore del concorso internazionale, punta in modo originale sulla bioetica, ma poi prova a rifare il Cronenberg degli anni 80.

Come Antiviral, diretto dal figlio Brandon, che ha forse la storia potenzialmente migliore fra quelle viste al festival, ma che il regista spreca giocando a “fare l’autore”. Bisogna rifugiarsi tra i fotogrammi di Cockneys vs Zombies e Grabbers, quindi in Inghilterra, dove ormai puntano tanto sul cinema di genere mescolato con la commedia: ma lo sanno fare bene, senza sbavature, e divertendo con professionalità.

Va da sé che l’opera più stramba e fuori dai canoni del concorso, l’americano Resolution, non è stata né premiata dalla giuria né dal pubblico. Non è un’opera di genere, non è fantascienza, non è horror, non è commedia. È tutto questo a piccole dosi, ma anche di più. Un film “fresco”, scritto con intelligenza rara, che gioca con i meccanismi del racconto, dei generi, e con lo spettatore.

A chiudere il festival c’era infine Holy Motors, di cui abbiamo già detto abbastanza: capolavoro è e capolavoro resta. Di seguito tutti i voti (senza mezzi punti) ai film visti durante la rassegna, con un breve commento per i titoli non recensiti.


I voti e i commenti dei film

Antiviral – Brandon Cronenberg
Voto: 5 – Recensione

Baikonur – Veit Helmer
“Un film ambientato nelle tribù nomadi del deserto attorno al cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. Si tratta del primo film nel quale si può vedere questo spazio ad oggi inedito al grande schermo. Una fiaba (d’essai) in cui si sogna con le stelle e il cielo, ma ad avere fascino è la “realtà””.
Voto: 7

The Butterfly Room – Jonathan Zaratonello
“Così meccanico e vintage da fare quasi tenerezza. Casting di vecchie glorie del cinema di genere da infarto per un appassionato: Barbara Steele (sì, sono anni che non la vedevamo: ed è ancora suprema), Heather Langenkamp, Ray Wise, Adrienne King, P.J. Soles, e un cameo di Joe Dante. Ma la bellezza sta tutta qua”.
Voto: 4

Cockneys vs. Zombies – Matthias Hoene
“Zombie comedy. L’ennesima vendetta dell’East End di Londra, con un gruppo di ragazzi che si trova a fare una rapina in banca per aiutare la clinica dov’è in cura il nonno… e poi deve affrontare un’orda di zombie. Tutto già visto? Sì: ma anche tutto fatto con la consueta professionalità inglese. Si ride di gusto”.
Voto: 7

The Divide – Xavier Gens
“Nascita di una dittatura in un interno (post-apocalittico). Sono convinto che Gens non sia un grande autore. Però l’accoglienza riservata a questo film negli States non mi torna. Sarà che non ci sono eroi ed è bello crudo? Alcuni comportamenti dei personaggi lascian perplessi, ma certe cose sono un pugno nello stomaco. Michael Eklund e Milo Ventimiglia da paura. Sottovalutato”.
Voto: 6

Doomsday Book – Yim Pil-Sung e Kim Jee-woon
“Antologia apocalittica coreana formata da tre episodi a sé stanti. Zombie, un robot che potrebbe essere Buddha, ed una palla da biliardo che si sta per schiantare sulla Terra. Risaputo ma onesto il primo episodio (Yim), pesante ma inaspettatamente profondo il secondo (Kim), simpatico il terzo (Yim, che sostituisce il regista “prescelto”). Alla fine ti chiedi però l'”utilità” del progetto”.
Voto: 6

Errors of the Human Body – Eron Sheean
“Amatissimo ovunque, anche qui al festival, dov’era il vincitore annunciato: e ci si chiede il perché. Certo, il percorso del protagonista, che affronta la ricerca e la bioetica per scovare il rimedio per la malattia che gli ha portato via il figlio, “prende”. Ma lo stile scricchiola, e l’insieme è un po’ piatto. La parte finale scimmiotta poi il Cronenberg degli anni 80. Dirige lo sceneggiatore di The Divide“.
Voto: 6

The Fourth Dimension – Harmony Korine, Aleksei Fedorchenko e Jan Kwiecinski
“Tre corti per parlare della quarta dimensione. Harmony Korine: che delusione. Capisco la coerenza della poetica e dello stile, ma paradossalmente il suo cinema funziona meglio con il lungometraggio. Il suo corto non dice nulla. Gli altri due hanno qualcosa di buono, soprattutto a livello stilistico. Ma l’operazione ha un sapore inutilissimo”.
Voto: 5

Grabbers – Jon Wright
“Irish monster comedy. Due poliziotti, in servizio su un’isola per 15 giorni, devono affrontare la minaccia di terribili mostri alieni tentacolari venuti dallo spazio. Scoprono il loro punto debole: l’alcol. Risultato? Tutti ubriachi! Ottimo ritmo, citazioni a go-go (Lo squalo, Tremors, Jurassic Park, forse anche Monsters), risultato adorabile. Premio del pubblico scontato ma non immeritato”.
Voto: 7

Holy Motors – Leos Carax
Voto: 10 – Recensione

John Dies at the End – Don Coscarelli
Voto: 6 – Recensione

Kiss of the Damned – Xan Cassavetes
“Djuna, vampira che vive in “isolamento” nella campagna del Connecticut, s’innamora di Paulo. La sorella di Djuna, Mimi, rompe le uova nel paniere. Opera prima di una delle figlie di John, vista a Venezia nella Settimana della Critica. Patina anni 70, spaventi zero, una spruzzata d’erotismo. A suo modo “curioso”, ma tediosetto. Per completisti.”
Voto: 5

Looper – Rian Johnson
Voto: 7 – Recensione

Rec 3 – La Genesi – Paco Plaza
Voto: 2 – Recensione

Resolution – Justin Benson e Aaron Moorhead
“The Cabin in the (Indian) Woods. Michael tenta di disintossicare l’amico Chris, quindi lo costringe a restare “imprigionato” nel capanno dove vive. Ne succedono di tutti i colori. La sorpresa del festival: commedia, horror, metacinema, mumblecore. E con due ottimi attori. Cinema indipendente americano che gioca con i generi, lo spettatore e le sue aspettative. Spiazzante e non incasellabile”.
Voto: 8