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Captain America: Civil War è il miglior cinecomic di sempre?

Dopo recensioni entusiastiche e fan in visibilio vediamo a bocce ferme i difetti del blockbuster “Captain America: Civil War”.

pubblicato 15 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:40

 

Captain America: Civil War è un grande esempio di intrattenimento “generalista” capace di attirare un target molto ampio di spettatori che va ben oltre i fan dei fumetti. La dimostrazione di ciò è il fatto che il plauso al film ha unito pubblico e critica e in qualche caso si è sorvolato su evidenti mancanze trascinati forse da un entusiasmo che possiamo comprendere appieno, ma come ci si è impegnati più del solito a fare le pulci al cinecomic Batman v Superman: Dawn of Justice coraggioso nel proporre una visione alternativa dell’universo cinematografico dei fumetti, ma colmo di mancanze e frettoloso nel suo mettere troppa carne al fuoco, ci sembra anche il caso di far notare che Captain America: Civil War non è un film perfetto e se visto con maggiore obiettività, e senza cercare il pelo nell’uovo come in altri ambiti, lo si può analizzare con una certa distanza e trarne alcune conclusioni.

Iniziamo col dire che era impossibile portare su grande schermo nella sua interezza quel capolavoro che è il fumetto originale di Mark Millar e Steve McNiven poichè al suo interno vi è contrapposto un vero esercito di supereroi che includono team come i Fantastici 4 e gli X-Men fino ai cosiddetti supereroi di strada come The Punisher e Daredevil, un’operazione titanica e improba che ci avrebbe regalato in quel caso forse il cinecomic definitivo, ma che non sarebbe mai stato all’altezza del materiale orginale. Lode quindi ai registi Anthony e Joe Russo per aver saputo cogliere alcuni elementi del fumetto divenuto mero spunto e averli inseriti in un contesto come quello di un film su Captain America, poiché alla fine è ciò che Marvel intendeva realmente portare su schermo, un Captain America 3 e in questo caso l’operazione può dirsi pienamente riuscita.

Una trama poco sfruttata

L’Atto di registrazione dei Superumani divenuto nel film gli Accordi di Sokovia è il cuore del fumetto originale di Mark Millar su cui si scatena una battaglia di proporzioni epiche che purtroppo sul grande schermo si limita ad una schermaglia tra Steve Rogers e Tony Stark, conflitto che si diluisce di minuto in minuto diventando alla fine una questione meramente “personale” con Captain America intento a difendere l’amico Bucky Barnes / Soldato d’Inverno in un finale che non rende assolutamente giustizia alle potenzialità del racconto, tutto sacrificato a didascaliche rappresentazioni del senso di colpa (Tony Stark e Scarlet Witch) e della pericolosità di un controllo da parte del governo degli Avengers che potrebbero diventare il grilletto di un’arma da premere su richiesta, pericolo che Captain America percepisce a tal punto da “disertare” e diventare un ricercato.

 

Un’antagonista non all’altezza

Anche se Zemo rappresenta in definitiva un cercare di radicare nella realtà la trama togliendo un qualsivoglia “supercattivo” che avrebbe potuto catalizzare l’attenzione rispetto allo scontro intestino tra supereroi, il piano del deludente Zemo oltre ad essere oltremodo contorto potrebbe essere qualcosa ordito da una mente come quella di Lex Luthor, ma purtroppo Zemo non ha lo spessore necessario da rendere ciò che fa in qualche modo credibile e coinvolgente e ciò non è necessariamente colpa dell’attore Daniel Brühl anche se questa scelta di casting non ci ha proprio convinto. Questo però è un problema che possiamo ritrovare in ogni film Marvel, se ci pensiamo bene a parte il memorabile Loki di Tom Hiddleston, pochissimi film Marvel sono riusciti a fornire al pubblico un “cattivo” degno di confrontarsi alla pari con le loro controparti supereroiche.

 

Black Panther e Spider-Man due “comparse” in parte superflue

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Ecco qualcosa che Batman v Superman ci ha regalato e in cui invece Captain america 3 ha mancato di darci, l’introduzione di “nuovi” personaggi in grado di stupirci per carisma, naturalmente parliamo del folgorante debutto di Wonder Woman rispetto all’esordio non così travolgente di Spider-Man e Black Panther. Comprendiamo il bisogno di presentare al pubblico la new entry di Wakanda e il nuovo “Bimbo Ragno” che per il sottoscritto hanno ancora tutto da dimostrare, ma avremmo preferito vederli introdotti in due scene dopo i titoli di coda per poi conoscerli a fondo nei due rispettivi film in solitaria annunciati, piuttosto che buttarli letteralemente in mezzo alla baraonda togliendo spazio magari allo Scott Lang di Paul Rudd che avrebbe meritato di più e naturalmente ci riferiamo al suo ruolo senza costume. In questo caso lo studio è sembrato un po’ più interessato a informare i fan sui futuri film piuttosto che a concentrarsi sulla storia attuale. Non stiamo dicendo naturalmente che Captain America: Civil War non sia un grande film, ma inserire personaggi tanto per farli conoscere, trattando un film come una sorta di trailer di due ore per nuovi film non ancora usciti, danneggia nel complesso la narrazione creando inserti che rubano spazio e tempo.

 

Nessun caduto in una brutale guerra fratricida

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Una delle cose che hanno fatto del “Civil War” di Mark Millar un fumetto di culto e un capolavoro è stato avere il buon senso di uccidere alcuni personaggi al fine di rendere brutalmente credibile la trama. Capiamo che uccidere personaggi amati dal pubblico è una decisione difficile da prendere, ma se ci sono riusciti sul piccolo schermo, vedi la serie tv Arrow e il regista Joss Whedon lo ha fatto con l’eroica dipartita di Quicksilver in Age Of ultron,  non possiamo non criticare la svolta narrativa accomodante e poco credibile di un Vision che colpisce War Machine con quest’ultimo che sopravvive dopo un’impatto a dir poco devastante. E’ evidente che il personaggio di Don Cheadle ha idealmente preso il posto di Golia caduto in battaglia nel fumetto originale e la cui morte acuisce l’asprezza dello scontro tra supereroi portandolo a picchi di brutalità di grande impatto emotivo, ma i fratelli Russo in questo caso hanno palesemente mancato di coraggio risparmiando la vita a War Machine e sfruttando come innesco emotivo la morte dei genitori di Tony Stark quasi in cerca di un effetto “tranquillizzante”. Parliamo dello stesso effetto che si è scelto nel rendere quasi asettico il contesto “distruttivo” dell’operato degli Avengers, vedi la “innocua” battaglia all’aeroporto senza ulteriori danni collaterali consistenti, rispetto al fumetto in cui l’opinione pubblica insorge di fronte alla morte di 60 bambini. Su schermo tutto si riduce così ad un “firma o non firma” e ad un documento che non ha il medesimo impatto divisorio che ha nel fumetto, quando si legge il lavoro di Millar non si riesce a schierarsi poichè ognuno dal proprio lato commette errori e ha la sua parte di colpa, questo ammorbidire, smussare e semplificare a livello elementare lo scontro potrebbe rivelarsi deleterio a lungo termine, anche se la direzione “generalista” intrapresa in questo caso da Marvel paga a livello di critica, di incassi e naturalmente di fruizione.

 

Una colonna sonora latitante

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Questo è un fattore meramente tecnico, ma per chi conosce l’importanza delle musiche in un film, anche a livello di narrazione e nel delineare i personaggi, si sarà reso conto che la colonna sonora di Henry Jackman non è assolutamente in grado di restituire emotivamente l’epicità della battaglia che si svolge su schermo. Attenzione non stiamo dicendo che un compositore del calibro di Jackman di punto in bianco non sappia più fare il suo lavoro, ma è palese che musicalmente del film rimanga impresso davvero ben poco. Per fare un raffronto basta ricordare la scena della battaglia di New York in The Avengers con il tema composto da Alan Silvestri che accompagnava l’evolversi dello scontro finale, in un crescendo che il regista Joss Whedon ha abilmente sottolineato con l’ormai celebre inquadratura dei Vendicatori schierati uno di fianco all’altro mentre sono circondati dal nemico.

 

Conclusioni

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Nessun film risulta perfetto se guardato con la giusta obiettività, naturalmente Captain America: Civil War resta un grande film e su questo non si può obiettare, ma se lo togliamo dal suo contesto e lo guardiamo senza il supporto narrativo dell’intero Universo Cinematografico in cui si colloca non si può non notarne una certa debolezza di fondo. Quindi non siamo d’accordo con chi afferma che Captain America 3 sia il miglior cinecomic di sempre e rimanendo nel contesto Captain America, il sottoscritto preferisce di gran lunga “The Winter Soldier” a “Civil War”; se poi vogliamo ampliare all’intero Universo Cinematografico Marvel, il titolo se lo giocano The Avengers e Guardiani della galassia. Infine per chi volesse ancora lanciarsi in un azzardato confronto “Marvel vs. DC”, ci sembra oltremodo fuori luogo paragonare “Civil War” che ha un background di ben 12 film con un Batman v Superman che con un solo film alle spalle, L’uomo d’acciaio, ha dovuto creare in un unico crossover un reboot di Batman e introdurre ben 4 nuovi personaggi, oltre naturalmente a fornire le basi di un intero nuovo universo cinematografico per la Justice League, tutto questo senza avere gli 8 anni di preambolo avuti da Marvel (e ci siamo limitati a contare solo dal primo “Iron Man”), senza dubbio il regista Zack Snyder e Warner Bros. hanno voluto bruciare le tappe in un eccesso di competitività, ma ciò non toglie che ogni paragone tra i due “universi” sia almeno per il momento un tantino prematuro, ne riparleremo a Justice League formata.