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Cineblog consiglia: Le invasioni barbariche

Le invasioni barbariche (Canada/Francia, 2002), regia di Denys Arcand. Con Remy Girard, Stéphane Rousseau, Dorothee Berryman, Louise Portal, Dominique Michel. Drammatico, 112′Rèmy, un cinquantenne professore di storia, divorziato, viene ricoverato in ospedale dopo aver appreso di avere un tumore. Egli ha vissuto un’esistenza piuttosto sregolata, libertina, dedicandosi ai piaceri della vita, dell’arte e della cultura,

13 Ottobre 2007 09:28

Le invasioni barbariche (Canada/Francia, 2002), regia di Denys Arcand. Con Remy Girard, Stéphane Rousseau, Dorothee Berryman, Louise Portal, Dominique Michel. Drammatico, 112′

Rèmy, un cinquantenne professore di storia, divorziato, viene ricoverato in ospedale dopo aver appreso di avere un tumore. Egli ha vissuto un’esistenza piuttosto sregolata, libertina, dedicandosi ai piaceri della vita, dell’arte e della cultura, inseguendo ideali che spesso lo hanno deluso ma che non ha mai abbandonato. Ora si trova solo e malato. L’ex moglie Louise chiama il figlio Sébastien, affermato uomo d’affari che vive a Londra, per convincerlo a tornare a casa a stare vicino al padre. Sébastien inizialmente esita, dato che rapporti con il padre sono ormai praticamente interrotti, poi decide di partire lo stesso per Montreal, dove inizia a contattare tutti quelli che potrebbero essere utili per alleviare le sofferenze del padre riunendo, intorno al letto dell’ uomo, i parenti, gli amici e le ex amanti; tutte le persone che hanno fatto parte della vita Remy riusciranno a rendergli gli ultimi giorni di vita più lieti e sopportabili…

Denis Arcand, già autore de Il declino dell’Impero americano, prosegue la sua riflessione su un mondo che cambia velocemente e lo fa mescolando commedia e dramma in una considerazione amara sui rapporti tra individuo e società. Così come le invasioni barbariche segnarono il declino dell’impero romano, allo stesso modo i “nuovi barbari” odierni, travestiti da uomini d’affari, consacrati ai soldi e alla tecnologia, conducenti una vita frenetica e omologata, stanno minando la civiltà occidentale.

Senza indugiare sul facile moralismo, il film parla di rapporti umani e sociali, di guerre, religione, soldi, droga, famiglia, amore, amicizia e morte. La vicenda si svolge intorno ad un personaggio centrale con le altre figure riunite insieme, ognuna nella propria diversità ed ognuna portatrice di un modo differente di toccare temi importanti sulla vita, la felicità, i rapporti d’amore e lo sguardo sugli altri. Si parla anche di morte (e della droga da usare per fini terapeutici): morte di un individuo e morte della società intesa come sistema senza più grandi ideologie e progetti utopici; il messaggio finale è crudo, la speranza viene meno e lascia posto ad un inesorabile declino. Cinico e diretto, il film non scade mai nella banalità raccontando la vita nelle proprie contraddizioni: sono proprio le differenze, le difficoltà, l’altalenarsi di situazioni, persone, emozioni a renderla degna di essere vissuta.

Una pellicola che pone molte domande e che fa riflettere, strutturandosi però in maniera divertente e sagace. La sceneggiatura, premiata al Festival di Cannes si avvale di dialoghi sapientemente costruiti, colti, ricchi di citazioni e richiami letterari. Per chi ha voglia di sorridere senza dimenticare di riflettere. Oscar per il miglior film straniero.

Oggi Sabato 13 ottobre, Raiuno ore 23:15