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Duri si diventa: Recensione in Anteprima

Will Ferrell pronto a tutto pur di non diventare la ‘puttanella’ del carcere, tanto da chiedere consigli di sopravvivenza a Kevin Hart. Folle script per Duri si diventa

pubblicato 1 Luglio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 14:38

Uscito a fine marzo negli States, arriva solo ora in Italia Get Hard, diventato Duri si Diventa per il mercato tricolore. Sboccata commedia Warner costata 40 milioni di dollari, la pellicola ne ha incassati ben 90 solo in patria, confermando l’amore degli americani nei confronti di Will Ferrell, comico nel Bel Paese tendenzialmente poco apprezzato. Al fianco del 47enne attore ‘nato’ al Saturday Night Live, Kevin Hart, 35enne di 163 cm lo scorso anno ancor più esplosivo in sala con Ride Along. Debutto in cabina di regia, invece, per il 40enne Etan Cohen, ovviamente da non confondere con il pluri-premio Oscar Ethan Coen, fratello di Joel.

Anche perché neanche sotto LSD, probabilmente, i veri Coen avrebbero potuto realizzare un film tanto gratuitamente offensivo, banale e stupido come questo. Ferrell è James King, manager bonaccione e milionario che gestisce fondi di investimento. La sua vita è meravigliosa, vive in una villa faraonica e sta per sposare la bellissima figlia del suo capo. Tutto cambia quando viene accusato di frode e condannato a 10 anni di carcere. E non in una galera qualsiasi, bensì nella temibile San Quentin. Prima di finire dietro le sbarre, però, James ha 30 giorni di tempo per provare ad abituarsi ad una così complicata situazione. In che modo? Chiedendo a colui che gli lavava l’auto, ovvero il pacifico Darnell Lewis, di ‘insegnargli’ a sopravvivere in galera. Essendo ‘nero’, strano a dirsi, Darnell avrà quasi certamente passato del tempo al fresco. O almeno questo è quel che crede l’ingenuo James, pronto a sganciare 30.000 euro per diventare ‘duro’. E resistere allo stupro carcerario.

Get Hard, e qui arriviamo al nocciolo della questione, è stato infatti costruito ruotando attorno ad un unico e incredibile obiettivo: evitare al docile Farrell di diventare la ‘puttanella’ di San Quintino. Fine dei giochi. Sinossi di poche parole. Assistiamo quindi al countdown che ci porterà al fatidico giorno in cui Will sarà condotto in galera, mentre Hart lo istruisce a come difendersi dai tanti ‘membri’ che prenderà una volta carcerato. Sfacciatamente omofobo, il film di Cohen raggiunge l’apice dell’assurdo in una scena in cui Kevin porterà Will in un locale glbtq, in modo da condurlo al primo ‘sesso orale’ della sua vita. ‘Perché se chiedi un pompino ad un gay‘, testuale, ‘non potrai mai ricevere alcun rifiuto‘. Toccato il suo primo uccello con le labbra, però, uno schifato Ferrell troverà la forza necessaria per tramutarsi in vero ‘duro’. Perché tutto diventa possibile quando stai per mettere in bocca un simile pezzo di carne.

Osceno tanto nella becera comicità per 100 minuti cavalcata quanto nella quasi totale incapacità di far ridere anche solo per sbaglio, Get Hard è uno di quei titoli scorretti non tanto dal punto di vista ‘politico’ quanto prettamente cinematografico. Perché gli sceneggiatori Adam McKay, Jay Martel e Ian Roberts hanno messo insieme una serie infinita di cliché sconcertanti non solo sul mondo omosessuale quanto sul mondo carcerario, costruendo una trama priva di gag anche solo lontanamente divertenti e condita da ovvie ‘svolte’ di scrittura che condurranno l’intero progetto nell’unico posto in cui poteva finire. Inutile, poi, il polemico punto di vista sul mondo della finanza, vista ne’ più ne’ meno come una banda di gangster da strada. Siamo alla critica sociale terra terra. Ferrell, a lungo andare insopportabile nel suo essere stupidamente ‘femminuccia’, paga pegno dinanzi ad una sceneggiatura indifendibile e ad una regia sonoramente piatta, mentre Hart, dal basso dei suoi 30 cm di meno rispetto al ‘collega’, prova a ricalcare quella comicità black che nei due decenni passati ha fatto la fortuna di Eddie Murphy, Chris Tucker e Chris Rock, senza però mai lasciare il segno.

Fortemente criticato negli States dalle associazioni glbtq, Duri si Diventa è un prodotto anacronistico, figlio di una Hollywood che si pensava archiviata, nato e pensato per strappare inesistenti risate deridendo una minoranza, tra doppi sensi e continue allusioni sessuali che neanche al più ‘duro’ dei leghisti, probabilmente, susciterebbero sana ilarità.

[rating title=”Voto di Federico ” value=”2″ layout=”left”]

Duri si Diventa (commedia, Get Hard, 2015) di Etan Cohen; con Will Ferrell, Kevin Hart, Alison Brie, T.I., Craig T. Nelson, Edwina Findley, Dan Bakkedahl, Mariana Paola Vicente, Christopher Heskey, Paul Ben-Victor, Christopher Berry, Candi Brooks – uscita mercoledì 1 luglio 2015.