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Il colore della libertà: nuovi spot tv in italiano del film prodotto da Spike Lee

Tutto quello che c’è da sapere su “Il colore della libertà”, una storia vera prodotta da Spike Lee in arrivo nei cinema dal 2 dicembre.

2 Dicembre 2021 21:06

Il 2 dicembre Notorious Pictures porta nei cinema Il colore della libertà (Son of the South), una coinvolgente storia vera sul movimento per i diritti civili degli anni ’60 diretta dal candidato all’Oscar Barry Alexander Brown con la produzione esecutiva del Premio Oscar Spike Lee.

Ambientato negli anni ’60, la pellicola offre un ritratto reale e coraggioso del giovane Bob Zellner, nipote di un membro della setta razzista (interpretato dal talentuoso Lucas Till) che si ritrova, suo malgrado, a dover scegliere ad un certo punto della sua vita da che parte della storia voler stare.

Trama e cast

La trama ufficiale: Tratto dall’autobiografia di Bob Zellner, “Il Colore Della Libertà” racconta la storia di un nativo dell’Alabama e nipote di un membro del Ku Klux Klan che s’inserisce nel centro per il movimento dei diritti umani e civili nel 1961. Ispirato da Martin Luther King Jr., da Rosa Park e dagli studenti di una scuola superiore locale che marciavano per protestare contro l’omicidio del contadino Herbert Lee.

Il cast de “Il colore della libertà” include Lucas Till (Bob Zellner), Sharonne Lanier (Rosa Parks), Lucy Hale, Cedric the Entertainer, Brian Dennehy, Julia Ormond, Jim Klock, Michael Sirow, Jake Abel, Cian Genaro, Mike Manning, Nicole Ansari-Cox, Brendon Fuller, Gina Cielo, Joey Thurmond, Greg Thornton e Ludi Lin.

Il colore della libertà – trailer e video

Trailer italiano ufficiale pubblicato il 4 novembre 2021

Due spot tv in italiano pubblicati il 25 novembre 2021

Due spot tv in italiano pubblicati il 2 dicembre 2021

Curiosità

  • Il regista Barry Alexander Brown è cresciuto nel profondo sud e ha frequentato il liceo nella stessa città in cui la vera storia de Il Colore della libertà ha avuto luogo solo una manciata di anni prima in Montgomery, Alabama. Nel 1979 esordisce alla regia con The War At Home, un documentario sull’ascesa del movimento contro la guerra del Vietnam, con cui viene nominato agli Oscar. Il film è stato ripubblicato nel 2019 ed è stato utilizzato anche come “road-map” dal movimento Black Lives Matter. Dopo l’esordio alla regia, incontra l’allora sconosciuto regista Spike Lee con cui stringe un solido e proficuo sodalizio artistico e umano, divenendo il suo montatore. Con Spike Lee, infatti, lavora a film come: Fa’ la cosa giusta, 1989; Malcolm X, 1993; Crooklyn, 1994; He Got Game, 1998; La 25a ora, 2002; Inside Man, 2006. Nel 2018, Blackkklansman corona il loro sodalizio con un Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e cinque nomination agli Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Montaggio.
  • Chaka Forman nel film interpreta suo padre, James Forman Sr., un importante leader afroamericano nel movimento americano per i diritti civili negli anni ’60. Come segretario esecutivo del Comitato di coordinamento nonviolento studentesco per gran parte degli anni ’60, ha svolto un ruolo essenziale in molti degli eventi seminali del movimento per i diritti civili, tra cui le marce per la libertà, il movimento di Birmingham e le marce da Selma a Montgomery. La madre di Chaka Forman, Constancia “Dinky” Romilly, una donna bianca, era una figlia di Jessica Mitford (una delle aristocratiche sorelle Mitford, molte delle quali divennero famose – o famigerate – nella loro nativa Inghilterra per le loro divergenti lealtà politiche). A differenza delle sue sorelle Diana e Unity (che hanno dichiarato la loro lealtà al nazismo) Jessica era una devota sinistra che un tempo era un membro del Partito Comunista. Era anche amica intima di Virginia e Clifford Durr (interpretato in questo film da Julia Ormond e Greg Thornton) e infatti viveva con i Durr quando diede alla luce Constancia; L’autobiografia di Virginia Durr, “Outside the Magic Circle: The Autobiography of Virginia Foster Durr”, contiene una fotografia della madre di Chaka Forman, Constancia, da bambina seduta sulle ginocchia di sua madre, Jessica.

Il libro originale

“Il colore della libertà” è tratto dal celebre libro di memorie “The Wrong Side of Murder Creek: A White Southerner in the Freedom Movement” di Bob Zellner e Constance Curry, il film ripercorre alcuni degli anni più bui della storia degli Stati Uniti, quelli della ferocia del Ku Klux Klan e delle battaglie fondamentali per la fine della segregazione razziale.

La sinossi ufficiale del libro: Anche quarant’anni dopo il movimento per i diritti civili, il passaggio da figlio e nipote di Klansmen a segretario di campo della SNCC sembra un bel viaggio. All’inizio degli anni ’60, quando i professori e i compagni di classe di Bob Zellner in una piccola scuola parrocchiale in Alabama pensavano che fosse pazzo anche solo per voler fare ricerche sui diritti civili, era a dir poco straordinario. Ora, nelle sue memorie tanto attese, Zellner racconta come un bianco dell’Alabama si unì ai ranghi degli studenti neri che facevano sit in, marciavano, combattevano e talvolta morivano dalla voglia di sfidare lo “stile di vita” meridionale in cui era stato cresciuto ma che aveva respinto. Decenni dopo, sta ancora protestando a favore del cambiamento sociale e della parità di diritti. Fortunatamente si è preso il tempo, con la co-autrice Constance Curry, per scrivere i suoi ricordi e le sue riflessioni. Era in tutte le campagne ed era vicino a tutte le figure più importanti. Fu picchiato, arrestato e insultato da alcuni, ma ammirato e riverito da altri. The Wrong Side of Murder Creek, vincitore del Lillian Smith Book Award 2009, è la storia più grande della vita di Bob Zellner, e valeva la pena aspettare.

La storia di Bob Zellner

Nativo del Sud, nato in una famiglia del Ku Klux Klan, Bob Zellner ha dedicato la sua vita alla lotta per l’uguaglianza razziale nel Movimento per i diritti civili. Cercando di spostare la mentalità distruttiva del razzismo, Zellner ancora oggi continua a lavorare, tra gli altri, con: il Reverendo Dr. William J. Barber II, la NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), i gruppi per i diritti di voto, e a sostegno del movimento Black Lives Matter. Famoso per le battaglie contro i linciaggi segregazionisti, la polizia violenta e il KKK, Zellner è stato anche il fondatore (assieme ad Anne Braden e Dottie Zellner e ad altri) del GROW Project (Grass Roots Organizing Work aka Get Rid of Wallace), una celebre organizzazione di lavoratori in cui è riuscito a riunire lavoratori bianchi e neri del Sud, compresi alcuni membri del Ku Klux Klan. Nel 2014, Zellner è stato scelto dal TIME come una delle “17 leggende viventi” del Movimento per i diritti civili per commemorare il 50° anniversario della Marcia su Washington. È stato il primo sudista bianco a servire come segretario di campo per il Comitato di coordinamento nonviolento degli studenti; ha lavorato con figure storiche come: John Lewis, Martin Luther King Jr., Rosa Parks, Ella Baker e Anne Braden. Il suo lavoro ha fornito al Movimento per i diritti civili delle risorse estremamente significative, come il potere della solidarietà multirazziale e dell’organizzazione di base. Le conferenze di Zellner sono piene di resoconti che sfidano la morte, con tratti anche umoristici, che ripercorrono momenti critici e cruciali della storia. Zellner riesce a far rivivere gli strazi e le vittorie dell’era dei diritti civili in un modo che rafforza e istruisce il movimento moderno. Il libro di memorie “The Wrong Side of Murder Creek; A white Southerner in the Freedom Movement”, scritto dallo stesso Bob Zellner con Constance Curry e pubblicato dalla New South Books, racconta la storia di come è cresciuto nel sud dell’Alabama.

A seguire alcune dichiarazioni rilasciate da Bob Zellner:

La prima volta che ho incontrato Barry Alexander Brown è stato a New York City, quando stavamo entrambi lavorando su diversi tipi di film. Io lavoravo con un direttore della fotografia, Judy Irola, e stavamo facendo film in giro per il mondo, avevamo iniziato proprio facendo film sui diritti civili nel Sud. Ho incontrato Barry attraverso Judy Irola e lei mi ha detto che era di Montgomery. Appena ho incontrato Barry, ho capito tutta la sua storia…

Spero che arrivi che questo è un film per i giovani. Riguarda loro, soprattutto la forza e il potere delle donne, non solo nel movimento per i diritti civili, ma anche nella nostra nazione e nel mondo intero. Penso che questo sia il vero messaggio del film. È la prima volta che penso che qualcuno realizza una pellicola su un giovane organizzatore di diritti civili, specialmente un organizzatore bianco del Sud, che decide di andare contro tutta la sua vita e le sue tradizioni per prendere parte ad uno dei movimenti storici più importanti di sempre. Spero soprattutto che ai giovani e alle donne che si impegnano e si battono per la democrazia e per un mondo migliore arrivi il messaggio di speranza che si può davvero fare, possiamo davvero cambiarlo questo mondo. Lo abbiamo fatto 50 anni fa. Abbiamo riunito le persone superando ogni tipo di barriera e ostacolo che sembravano insormontabili, possiamo farlo ancora. Spero che questo sia il risultato…

A volte quando raccontiamo questa storia, in realtà tendiamo ad alleggerire la ferocia che c’era. Quando abbiamo raggiunto la stazione degli autobus, la folla aveva già massacrato la stampa. Avevano distrutto tutte le telecamere. La strada era coperta di sangue e vetri rotti. John Seigenthaler era stato picchiato in testa con un tubo e l’avevano buttato sotto un’auto per ucciderlo. Era una scena infernale. Quello che mi passava per la testa era la somiglianza dei miei compagni bianchi del sud che si comportavano come nazisti, avevano rotto tutte le valigie degli studenti e gettavano i loro libri nel fuoco. Mi ha ricordato moltissimo la Germania nazista. Come potevi non prendere una decisione a quel punto? Mi sono detto che qualsiasi cosa sarebbe stato necessario fare, l’avrei fatta. E questa convinzione divenne ancora più forte quando andai in ospedale a vedere James Zwerg e gli dissi: “Il tuo Freedom Ride è finito”. E lui mi rispose: “Oh no, quando saremo in grado, torneremo sull’autobus”. E io dissi: “Ti uccideranno in Mississippi”. E lui: “Lo so, abbiamo scritto i nostri testamenti”. È stato incredibile. Come si può non essere coinvolti in questo?

Note di regia

“Il colore della libertà” è un film che tratta una storia universale, non riguarda solo l’America e gli Stati del Sud. È la storia di una comunità che lotta per i propri diritti, diritti fondamentali che ancora oggi non sono davvero riconosciuti a tutti. Penso che questo film sia una vera e propria ‘chiamata all’azione’. È un’opera che vuole dire: ‘fate qualcosa, non rimanete seduti in disparte’. Rimanere indifferenti vuol dire schierarsi con gli oppressori. Tutti noi dobbiamo fare qualcosa. Proprio come quando Rosa Parks dice a Bob nel film: “un giorno succederà qualcosa di veramente brutto, proprio davanti a te, e tu dovrai scegliere da che parte stare, e non scegliere è una scelta”. Questo è un film che vuole spronare all’azione, attraverso la storia di tutti quegli eroi del movimento per i diritti civili. Non solo Bob Zellner. Ce ne sono tantissimi che non vengono celebrati ma a cui dobbiamo davvero tutto. Perché è grazie a loro e all’eredità che ci hanno lasciato che sono nati tanti altri movimenti indispensabili per l’umanità. Penso, per esempio, al movimento contro la guerra in Vietnam, che nasce proprio da lì. Ma anche movimenti contemporanei come Black Lives Matter o Warriors in the Garden, sono tutti figli di quegli anni di lotte e vittorie. Credo molto nel valore del cinema, nel fare film capaci di fare la differenza. Con il mio amico Spike Lee, una delle cose che ci ha davvero unito come giovani registi a New York, 35, 40 anni fa, era proprio quest’idea di fare film che avessero un messaggio sociale, film che fossero divertenti certo, che avessero un alto valore di intrattenimento ma che fossero soprattutto capaci di dire qualcosa. Penso sia fondamentale fare un cinema che sia in grado di dire qualcosa sul mondo di oggi, sulla società nella quale viviamo perché i film hanno un potere straordinario di influenzare e far riflettere le persone… (Barry Alexander Brown)

La colonna sonora

  • Le musiche originali de “Il colore della libertà” sono del compositore Steven Argila (Ricomincio da me, Alive and Kicking, Basmati Blues, Lazy Eye).
  • La colonna sonora include anche i brani: “Southbound” di George Stanford e “Upbeat Positive Twist” di Bad Girl.

TRACK LISTINGS:

1. It Won’t Be Long ‘Till We’re Married 1:06
2. Not Choosin’ Is A Choice 0:54
3. I’ll Try Anything 3 Times 0:35
4. You’re On The Front Page 1:39
5. You’ll Have A Helluva Story To Tell When You Get There 1:48
6. Find Out Where They Buried Freedom 0:44
7. Knockin’ 2:28
8. Why Are You Really Down Here? 1:34
9. I’ll Get You Close 1:24
10. We Gotta Skedaddle 0:46
11. Traveling Down Freedom’s Main Line 1:29
12. Chicken Feathers 2:34
13. Hold On To This For Me 1:00
14. I Wanna Get On That Bus 0:43
15. The Fight For Freedom 3:28
16. Passing The Time 3:35
17. I’ll Tell Daddy You Said Hi 0:47
18. One Of The Most Beautiful Sounds I’d Ever Heard 1:02
19. Should We Be Doing This? 0:52
20. They Killed Herbert Lee 0:46
21. They Didn’t Even Arrest Him 0:43
22. Just Like A White Cat To Feel Comfortable In A Sheet 0:41
23. You Gotta Suffer For The Cause 0:46
24. The Principal Caved 1:43
25. Head Of The Class 0:39
26. Get Him Back In The Car 0:52
27. Cut The Goddamn Rope 0:54
28. Well Don’t Think Too Long 1:19
29. End Credits Score Suite 3:56

La colonna sonora de “Il colore della libertà” è disponibile su Amazon.

Foto e poster