Home Documentario Kina e Yuk alla scoperta del mondo: nuove clip e featurette del film narrato dalla voce di Benedetta Rossi (Al cinema dal 7 marzo)

Kina e Yuk alla scoperta del mondo: nuove clip e featurette del film narrato dalla voce di Benedetta Rossi (Al cinema dal 7 marzo)

Al cinema con Adler Entertainment il film di Guillaume Maidatchevsky, un incredibile viaggio nella natura raccontato dall’inconfondibile voce di Benedetta Rossi.

7 Marzo 2024 14:37

Dal 7 marzo 2024 nei cinema italiani con Adler Entertainment Kina e Yuk alla scoperta del mondo, un incredibile viaggio narrato dall’inconfondibile voce di Benedetta Rossi (Fatto in casa da Benedetta) e firmato da Guillaume Maidatchevsky che, dopo Ailo – Un’avventura tra i ghiacci torna a raccontare una fantastica avventura ai confini del Grande Nord. Il film segue le avventure di una coppia di volpi polari nell’estremo Nord. Separati dallo scioglimento dei ghiacci, i nostri eroi dovranno affrontare molti pericoli ed esplorare nuovi territori nella speranza di riunirsi in tempo per la nascita dei loro cuccioli.

Immagini meravigliose di una natura incontaminata e ricca di fascino fanno da sfondo alla storia di Kina e Yuk alla scoperta del mondo. Ispirato ad una storia vera, questo incredibile racconto è una emozionante e avventurosa storia che, grazie alle riprese a distanza ravvicinata con gli animali che vivono in questi fragili ecosistemi, porta sul grande schermo un’incredibile storia per famiglie nel cuore di una natura incontaminata che ha tutta la magia per deliziare grandi e piccini.

Kina e Yuk alla scoperta del mondo – La trama ufficiale

Kina e Yuk sono una coppia di volpi polari pronte a mettere su famiglia e vivono serenamente fra i banchi di ghiaccio del Canada. La temperatura, però, è anormalmente mite e il cibo scarseggia, costringendo Yuk ad avventurarsi sempre più lontano per cacciare. Quando, all’improvviso, un terribile suono causato dallo scioglimento dei ghiacci sconvolge il maestoso panorama e separa le due volpi, ognuna isolata su un pezzo di ghiaccio. Dovranno affrontare molti pericoli ed esplorare nuovi territori nella speranza di ritrovarsi in tempo per la nascita dei loro piccoli.

Kina e Yuk alla scoperta del mondo – Prima clip e video con Benedetta Rossi

Curiosità sul film

Il film è diretto da Guillaume Maidatchevsky (Ailo – Un’avventura tra i ghiacci e Mon chat et moi, la grande aventure de Rroû), autore con una lunga esperienza come documentarista e biologo, esperto conoscitore delle caratteristiche fondamentali del comportamento degli animali.

In Spagna il film è stato narrato da Jacob Petrus, zoologo, naturalista e ambientalista famoso nel paese per essere l’ideatore, regista e conduttore del programma televisivo Aquí la tierra (2014).

Intervista con il regista

Come nasce Kina e Yuk alla scoperta del mondo?

Circa cinque anni fa mentre mi trovavo in Canada, sono rimasto colpito dall’articolo di un giornale che mostrava la foto di una piccola volpe artica arenata su un pezzo di iceberg alla deriva. Alcuni pescatori raccontavano di aver trovato e recuperato l’animale tremante. Per riscaldarla l’avevano sistemata in una cassa prima di liberarla. Leggendo quel resoconto, mi sono chiesto da dove venisse quella volpe, quale fosse il suo percorso e cosa sarebbe stato di lei. Sono partito da quel fatto di cronaca per scrivere la mia storia. Per me, quell’immagine conteneva una drammaturgia molto forte ed è esattamente questo che cerco quando faccio un film.

Per quale motivo ha scelto la forma del racconto per narrare la storia di questa coppia di volpi?

La dimensione universale del racconto è importante perché le peripezie vissute dalle nostre due protagoniste potrebbero capitare a molti altri animali della terra. Il racconto è spesso una lezione di vita. Ma è soprattutto l’aspetto fantastico che mi interessa perché adoro raccontare delle storie, è quello che mi motiva maggiormente. E il fatto di lavorare con animali abituati alle macchine da presa mi permette di approfondire la riflessione attraverso la struttura drammatica pur preservando, ed è un aspetto fondamentale, la credibilità della storia. Il limite che mi impongo è di non scivolare mai nell’antropomorfismo. Grazie al mio passato di biologo, conosco il comportamento delle specie animali e quando scrivo la descrizione dei personaggi mi avvalgo sempre della collaborazione di scienziati e specialisti. Se ho la sensazione di spingermi troppo oltre, chiedo loro consigli.

Quale personalità voleva dare ai suoi due eroi, Kina e Yuk?

Un carattere da combattenti. Del resto è quello che insegno ai miei figli. Anche quando la situazione appare disperata dico loro: «non mollate». A volte basta poco per sovvertire una situazione. Il mio mestiere consiste nel seminare dei piccoli semi, adoro questo aspetto da giardiniere. E poi si vedrà se questi semi germoglieranno o meno nella testa delle persone. Bisogna dare delle direzioni e delle emozioni, poi è compito degli spettatori farle proprie. Un giorno, dopo aver visto il mio film Ailo – Un’avventura tra i ghiacci, che narra la lotta per la sopravvivenza di una piccola renna selvatica, una mamma mi ha detto: «la piccola renna Aïlo aiuterà mia figlia a crescere». Mi sono commosso fino alle lacrime.

Come ha girato con le due volpi artiche?

La gamma di comportamenti di Kina e di Yuk era molto ampia. Sul set, la troupe di cameramen forma attorno agli animali un «cerchio di fiducia», come se si creasse una sorta di balletto tra noi e gli animali. In funzione del loro atteggiamento noi possiamo entrare o uscire dal cerchio in varia misura. Se un animale è un po’ stressato, ci allontaniamo; se è tranquillo, ci avviciniamo di più. Questo significa che bisogna stare sempre molto attenti ai loro comportamenti. Quando giro, tengo un occhio incollato all’oculare per vedere cosa sto filmando e, contrariamente a quello che fa la maggior parte degli operatori, lascio l’altro occhio aperto perché voglio poter anticipare ed essere pronto a reagire. Ma malgrado questo sono spesso sorpreso perché gli animali sono spesso imprevedibili.

Peraltro, la sua troupe ha dovuto fare i conti con la realtà di luoghi che avrebbero dovuto essere innevati e che invece non lo erano a causa del surriscaldamento precoce.

L’anno scorso la calotta artica si è sciolta molto prima del solito e abbiamo avuto numerosi problemi a filmare su di essa perché era molto fragile. Per questo nel film si vede in pieno inverno un orso polare che immerge il muso in acqua mentre caccia delle foche. Se il ghiaccio si scioglie più rapidamente, avrà meno tempo per accumulare le sue scorte e rischierà di morire di fame in estate. Stesso discorso per le piccole volpi artiche che seguono gli orsi polari. È tutto collegato. Peraltro, per evitare di correre rischi e per la salvaguardia degli animali, siamo ricorsi ad alcuni effetti speciali per la scena della débâcle.

Quali stilemi del western ha utilizzato?

Ho usato i tratti distintivi del western in particolare quando Kina scende dalle sue montagne per cercare una tana in città ed è costretta a sfuggire ai lupi in una corsa di inseguimento sfrenato. Quella scena richiama un po’ IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO: il brutto è il lupo, i buoni sono Kina e Yuk e il cattivo è
notoriamente la martora, una piccola bricconcella che approfitta della situazione. E persino la musica rimanda all’Italia, non abbiamo esitato nel fare riferimento al genere western. Sono codici che parlano sia ai bambini sia agli adulti. In fin dei conti il mio film è un «Northstern»!

Nel film, scopriamo le immagini di un iceberg che viaggia alla deriva e che si stacca troppo presto dalla banchisa. Lei mostra in modo molto concreto le conseguenze del surriscaldamento climatico per suscitare una presa di coscienza attraverso il dramma che vivono Kina e Yuk, due profughi ambientali…

È una realtà. A causa del surriscaldamento, nel film vediamo una volpe rossa, che abitualmente vive in altri territori, prendere il cibo della volpe artica. La prima è più versatile, mangia di tutto. Mentre la volpe artica è molto specifica nella sua alimentazione. Quindi, se vuole salvare la pelle, deve cambiare, evolvere e migrare. Per lei si tratta di una perdita di territorio, di un vero e proprio esilio, è costretta a partire per trovare una nuova terra che l’accolga. Questa realtà si verifica in molte altre regioni del mondo. Ma io non voglio assolutamente fare il moralizzatore, quello che mi interessa è realizzare un film che susciti delle emozioni mostrando quello che queste volpi vivono. E a quel punto potremo iniziare a proteggerle perché a un tratto il pubblico proverà una profonda empatia e un affetto per questi animali. In questo senso, si tratta di uno slancio positivo verso la tutela della natura.

Peraltro, la sua troupe ha dovuto fare i conti con la realtà di luoghi che avrebbero dovuto essere innevati e che invece non lo erano a causa del surriscaldamento precoce.

L’anno scorso la calotta artica si è sciolta molto prima del solito e abbiamo avuto numerosi problemi a filmare su di essa perché era molto fragile. Per questo nel film si vede in pieno inverno un orso polare che immerge il muso in acqua mentre caccia delle foche. Se il ghiaccio si scioglie più rapidamente, avrà meno tempo per accumulare le sue scorte e rischierà di morire di fame in estate. Stesso discorso per le piccole volpi artiche che seguono gli orsi polari. È tutto collegato. Peraltro, per evitare di correre rischi e per la salvaguardia degli animali, siamo ricorsi ad alcuni effetti speciali per la scena della débâcle.

Ha girato molte riprese notturne a meno 40 gradi in città. Come si è adattata la sua troupe a queste condizioni climatiche estreme?

In primo luogo ci siamo vestiti “a cipolla”, portando con noi diversi strati di indumenti da mettere o togliere in funzione del nostro dispendio calorico. Bisogna soprattutto non sudare mai. Per filmare indossavamo sempre le muffole, il che non è particolarmente agevole. Anzi a volte è estenuante a livello fisico e psicologico. E poi è tutto rallentato: ogni movimento esige tempo quando ti trovi davanti ad animali che invece sono perfettamente a proprio agio in quell’ambiente perché sono abituati a vivere a quelle temperature. È lì che ti rendi conto che la razza umana non è affatto adatta per vivere in quel clima polare.

Quali sono state le scene più difficili da girare?

Quelle realizzate a Dawson City (chiamata Jack City nel film), perché è un ambiente che le volpi artiche non conoscono e che trovano molto inquietante e ostile. Tutta la parte delle riprese notturne in città è stata estremamente complessa perché c’erano molti stimoli per le volpi: l’odore dell’uomo, del cane, del lupo. Mentre stavamo girando un lupo è arrivato in città e vagava in cerca di cani randagi. È così che mi è venuta l’idea di inserire una scena di duello tra i lupi e i cani.

Quali sono i suoi riferimenti cinematografici?

Il mio triumvirato è: Spielberg, Miyazaki e Tim Burton. Spielberg per l’aspetto del racconto, Miyazaki per la sua rappresentazione pura della natura. E Burton per l’aspetto fantastico, un aspetto presente in Kina e Yuk alla scoperta del mondo nella scena in cui vediamo l’aurora boreale. Questi cineasti realizzano film che, ciascuno a modo suo, aiutano a crescere e io spero di riuscire a fare altrettanto. Sono persuaso che basti un’emozione, una sensazione per aiutare e fare del bene. Sarò forse molto ingenuo, ma ci credo profondamente.

Kina e Yuk alla scoperta del mondo – Trailer e spot tv in italiano

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