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La notte dei morti viventi: l’evoluzione dello zombie al cinema

La notte dei morti viventi torna al cinema per celebrare Halloween e Blogo vi propone uno speciale zombie.

pubblicato 31 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:56

Oggi 31 ottobre per celebrare halloween il cult La notte dei morti viventi di George A. Romero torna al cinema per un unico evento (la lista delle sale) e Blogo ha deciso di proporvi uno speciale sugli zombie tra cinema, mito e folklore.

Gli zombie nell’accezione comune del termine sono defunti riportati in vita attraverso riti che provengono dalla tradizione africana che affonda le proprie credenze in una sorta di commistione di magia e religione conosciuta come Voodoo, nella tradizione questi cadaveri o presunti tali vengono rianimati tramite pozioni create da una sorta di sacerdoti che poi utilizzano questi “ritornanti” a proprio piacimento come una sorta di schiavi.

Il cinema non ha ritratto spesso gli zombie nella loro veste Voodoo, ma ricordiamo Wes Craven con il suo Il serpente e l’arcobaleno (1988) e Lucio Fulci con Zombi 2 (1979) che sono tornati alle origini di questa figura per raccontarci di misteriosi riti e strane cerimonie, ma non è questa l’immagine odierna dei cosiddetti “morti viventi”.

Il regista George A. Romero ha definitivamente dato allo zombie la connotazione apocalittico-politica che oggi è diventata punto di riferimento per le nuove generazioni di cineasti, ma lo è stata anche negli scorsi decenni per molti registi che hanno visitato e in pochissimi casi stravolto l’archetipo romeriano.

Dopo che nel 1964 l’italiano Ubaldo Ragona aveva trasposto sullo schermo il romanzo di Richard Matheson “Io sono leggenda” in L’ultimo uomo sulla terra, nel quale seguivamo Vincent Price alle prese con dei vampiri/zombie che infestavano la terra devastata da un virus, nel 1968 arriva la svolta con l’uscita del cult La notte dei morti viventi; partito in sordina il film di Romero deflagrò con tutta la sua potenza visiva e il suo carico ansiogeno e si conquistò, da piccolo film indipendente qual’era, un posto nella storia del cinema horror e non solo.

L’Apocalisse romeriana piomba nell’immaginario degli anni ’60 con tutte le paure e l’evoluzione tecnologica del caso, la sensazione di insicurezza latente dell’uomo medio americano viene filtrata dal genio creativo di Romero che veicola fobia per il diverso, ansiogeni scenari da Guerra fredda e un’apocalisse dove l’istinto di sopravvivenza divora la razionalità e l’umanità diventa la portata principale di un’ultimo catartico pasto a base di efferata violenza e istinti primordiali.

La notte dei morti viventi ci accompagnerà durante l’intero arco di una lunga nottata d’assedio all’interno di una casa i cui occupanti lotteranno con se stessi, i loro istinti più bassi e la necessità di sopravvivere agli eventi e ad un esercito di cadaveri ambulanti splendidamente fotografati in un livido bianco e nero e forti di un make-up speciale talmente realistico che all’epoca, parliamo del 1968, suscitò più di qualche polemica.

Romero ha proseguito negli anni il suo discorso politico realizzando oltre la trilogia originale altri tre ideali sequel, La terra dei morti viventi (2005), Le cronache dei morti viventi (2007) e Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (2009), pellicole senza dubbio meno efficaci della trilogia originale, ma comunque opere mai banali e sempre provocatorie e disturbanti come solo il cinema di Romero riesce ad essere.

Diversi i registi italiani che si sono cimentati nel genere, la maggior parte al solo scopo di far cassa sull’onda emotiva scatenata dal cult di Romero, vedi Bruno Mattei con Virus – L’inferno dei morti viventi (1980) o Marino Girolami e il suo Zombi Holocaust (1980), altri per esplorarne le palesi potenzialità narrative come Pupi Avati con il suo Zeder (1983) ed altri ancora, vedi Lucio Fulci, per miscelare il lato commerciale e quello autorale sfornando piccole e disturbanti opere imperfette, ma molto suggestive come il citato Zombi 2 o Paura nella città dei morti viventi (1980).

Zombie e Splatter sono fratelli separati alla nascita, che negli anni ’80 si riuniranno per sfornare una sequela di disturbanti e irriverenti pellicole dal sapore anarcoide e surreale: Il ritorno dei morti viventi (1985) miscela rock, ironia e smembramenti ad opera di Dan O’Bannon sceneggiatore di Alien; Re-animator (1985) è un cult splatter che insieme all’Evil Dead di Sam Raimi mette in scena un tripudio di scioccanti e volutamente eccessivi effetti speciali, per arrivare negli anni ’90 con Splatters – Gli schizzacervelli (1992), pellicola visivamente anarcoide diretta da Peter Jackson, il futuro regista della “Trilogia dell’Anello” assale e provoca lo spettatore con immagini violente e dissacranti in cui il “cattivo gusto” diventa il pennello e la figura dello zombie la tela su cui travalicare i confini dell’immaginario “gore” e tornare idealmente al precedente decennio che lo aveva visto creativamente nascere nel brodo primordiale dello “splatter”.

Gli zombie diventati solida icona horror però non si limitano al loro genere, ma sconfinano spesso e volentieri nella commedia demenziale sempre condita comunque da una poderosa dose di effettacci gore che contribuiscono a rendere lo humour macabro al punto giusto, come accade puntualmente nei cult L’alba dei morti dementi (2004) e Benvenuti a Zombieland (2009), nel surreale Dellamorte Dellamore (1994), negli spassosi Cockneys vs. Zombies (2012) e Fido (2006), nell’originale Zombie Honeymoon (2004) dove la frase di rito “finché morte non vi separi” assume un sorprendente e inaspettato significato, nel cult norvegese con zombie nazisti Dead Snow (2009) e infine in Warm Bodies (2013), pellicola quest’ultima troppo indecisa, che finisce per sconfinare nel teen-movie diventando uno strambo e insapore ibrido all’insegna del modaiolo “Young Adult”.

Gli ultimi anni sono stati molto prolifici per il genere, lo zombie è rimasto nella sua connotazione più classica con qualche piccola digressione di poco conto popolando videogames, fumetti e invadendo il piccolo schermo con gioielli splatter come le serie tv The Walking Dead e Z Nation, visivamente impensabili per il formato fino a qualche tempo fa. Di conseguenza anche tutta la produzione cinematografica ha proseguito nel cannibalizzarne icone e cliché, adattandole di volta in volta al mondo hi-tech della serie action-horror Resident evil, a quello autorale e pandemico di 28 giorni dopo fino a quello attualizzato e stilisticamente iperrealistico del cult iberico REC, senza dimenticare il recente World War Z, un ottimo thriller sci-fi a sfondo apocalittico che rivisita i morti viventi amplificandone la dinamicità vista negli infetti di 28 giorni dopo e negli zombie de L’alba dei morti viventi, elemento che trasforma le orde di zombie in veri e propri sciami con una capacità distruttiva al pari di quella di voraci cavallette.

Naturalmente nel nostro veloce excursus non possiamo non citare i remake all’insegna del “a volte ritornano” con il rispettoso La notte dei moti viventi (1990) di Tom Savini; l’ipercinetico L’alba dei morti viventi (2004) con zombie centometristi che stravolgono la lenta e mortifera carcassa dei protagonisti dell’originale di Romero; i compiaciuti omaggi come il fumettoso Planet terror (2007) di Robert Rodriguez e i fanta-zombi del divertente Undead (2003), senza dimenticare anche qualche riuscito sequel come 28 settimane dopo (2007), La città verrà distrutta all’alba (2010) e il demenziale Cacciatori di zombi (2006).

Comunque li si voglia definire: zombie, morti viventi, ambulanti, ritornanti o più semplicemente “Z” è stupefacente l’impatto emotivo e viscerale che questi esseri privi di qualsivoglia intelligenza, anche se qualcosa nelle putrefatte testoline di questi mostri sembra stia evolvendo nella mitologia romeriana, hanno sull’immaginario più profondo dello spettatore; paura della morte, il terribile dubbio su un eventuale “Aldilà”, disfacimento della carne, istinto animale e cannibalismo, la cosa indubbia è che queste semplici macchine naturalmente programmate per divorarci pare abbiano molto da raccontare su l’uomo, la sua traballante umanità e sull’oscurità latente della società odierna: “George A. Romero docet”.

A compendio della filmografia citata aggiungiamo: Ho camminato con uno zombi (1943), La città verrà distrutta all’alba (1973), Incubo sulla città contaminata (1980), Demoni (1985), Cimitero vivente (1993), Plaga zombie: Zona mutante (2001), Mutants (2009), The Horde (2010), Eaters (2011), The Returned (2013).

Se volete approfondire ulteriormente vi segnaliamo un’interessante infografica dal sito Halloweencostume.com che ripercorre l’evoluzione del genere zombie (cliccate sull’immagine per ingrandire).