Home Festa del Cinema di Roma Roma 2016, Lion – la Lunga strada verso Casa: Recensione in Anteprima

Roma 2016, Lion – la Lunga strada verso Casa: Recensione in Anteprima

Dopo 25 anni di lontananza ritrova la propria famiglia naturale grazie a Google Earth. Sbarca in sala l’incredibile storia vera di Saroo Brierley.

pubblicato 22 Ottobre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 04:42

Una storia vera talmente incredibile da non poter passare inosservata agli occhi del grande schermo. Saroo ha cinqua anni appena, vive in una capanna in un piccolo paesino indiano insieme alla madre, al fratello maggiore e alla sorella più piccola. Sono poveri, poverissimi, eppure non perdono mai il sorriso ne’ la gioia di vivere. Tutto cambia quando il bimbo, per errore, si ritrova su un treno che lo porta a 1400 km da casa. A Calcutta, dove parlano persino un’altra lingua. Lui non conosce il vero nome del proprio villaggio, non può e non sa tornare a casa, finisce in un orfanotrofio/lager ed infine viene adottato da una coppia di australiani, con cui vive per 1/4 di secolo in Tasmania. 25 anni che vedono Saroo rimuovere volutamente il proprio passato, per non ferire gli amorevoli genitori adottivi, fino a quando questo non torna in superficie, diventando quasi un’ossesione. Grazie a Google Earth il ragazzo inizia una ricerca apparentemente impossibile, ovvero rintracciare il proprio villaggio natio per riabbracciare la propria famiglia d’origine, facendo così sapere loro che non sono mai stati dimenticati.

Adattamento cinematografico del romanzo autobiografico “A Long Way Home”, scritto dallo stesso Saroo Brierley ed edito in Italia nel mese di novembre, Lion – la Lunga strada verso Casa segna l’esodio alla regia di Garth Davis, regista australiano visto all’opera con alcuni episodi della miniserie televisiva Top of the Lake – Il mistero del lago di Jane Campion. Un’opera emotivamente dirompente, quella interpretata da Dev Patel, volto di The Millionaire, e da un’intensa Nicole Kidman, qui figlio (adottivo) e madre (combattuta) alla ricerca di una pace interiore di stampo ‘famigliare’.

Seguendo una narrazione temporale lineare, Davis da’ il meglio di se’ in quei primi 40 minuti di film in cui osserva da vicino la vita difficile del piccolo Saroo, interpretato da un gigantesco Sunny Pawar. Il dolce volto di questo attore di 5 anni colpisce al cuore, così come la regia ansiogena che accompagna lo spettatore nel corso di questo affannoso nonché impossibile ritorno a casa. Una volta adottato e finito in Tasmania, il piccolo si ‘trasforma’ in Dev Patel, ed è qui, di fronte al 25enne che improvvisamente sente l’esigenza di riabbracciare la propria famiglia d’origine, che Lion perde quota. Colpa di un desiderio che diventa ‘ossessione’ al cospetto di un tipico dolcetto indiano, tramutando l’intera pellicola in un potente spottone a Google Earth.

Davis ci mostra un protagonista che per anni non riesce a pensare ad altro se non al ritrovamento del proprio villaggio, soffermandosi esageratamente sulle sognanti visioni di un Pavel che noncurante delle difficoltà oggettive dell’impresa prosegue, giorno dopo giorno, ricerca dopo ricerca, ad alimentarla, a costo di isolarsi dal mondo esterno e dagli affetti più cari. Storia incredibilmente vera, l’epopea vissuta da Saroo fa presa dal punto di vista prettamente emozionale, ampliando la propria visione di reunion materna al beneveolo mondo delle adozioni, ben rappresentato dall’amore incondizionato indossato da una Kidman convincente e commovente, anche se ancora una volta limitatasi ad un ruolo secondario.

Lasciati esageratamente ai margini alcuni personaggi prima introdotti e poi abbandonati al loro destino (il fratello adottivo di Saroo, in particolar modo, per non parlare della sorella reale, da lui quasi dimenticata), Davis, che abbonda con i flashback per far tornare a galla i dimenticati ricordi passati del protagonista, evita il patetismo spinto che il film avrebbe potuto pericolosamente incrociare, sfruttando appieno la naturale propensione al drammatico esistenziale di una certa parte di India, ancora oggi spaventosamente povera. Storia clamorosamente cinematografica, è innegabile, con inevitabile lieto fine (a metà) che stimolerà ulteriormente le già debilitate ghiandole lacrimali dello spettatore medio.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”5″ layout=”left”]

Lion – la Lunga strada verso Casa (drammatico, Usa, 2016) di Garth Davis; con Nicole Kidman, Dev Patel, Rooney Mara, David Wenham, Divian Ladwa, Priyanka Bose, Pallavi Sharda – dal 22 dicembre in sala.

Festa del Cinema di Roma