Home Curiosità Marilyn sarà sempre amata: la baciano ancora… e non è un film

Marilyn sarà sempre amata: la baciano ancora… e non è un film

1º giugno 1926 – 5 agosto 1962: Marilyn è ancora e sempre nei nostri cuori. Oggi Italo Moscati la omaggia così.

pubblicato 5 Agosto 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 23:25


La nostra troupe si sta preparando; ne avrà ancora per un po’ con cineprese e carico sul camioncino. Mi faccio accompagnare a Westwood Nord, in mezzo ai grattacieli di Los Angeles per un sopralluogo. Li aspetterò là. Il posto è immerso nel verde. Entro in punta di piedi, suoni di clacson e sirene lontani.

Attraverso i vialetti delle aiuole del giardino vigilato da alti muri di cemento e finestre, un uomo pulisce il suolo pulito, si china a raccogliere petali dei fiori volati via, spazzolati dal vento. Si chiama Westwood Cemetery City, il luogo di loculi allineati in file parallele le une sopra le altre. Uno spettacolo ordinato, monotono. I bisbigli delle persone in visita. Il volo di un aereo. Il rintocco di una campana. Gli schizzi nervosi dei becchi delle innaffiatrici seminati nella terra.

Eccola, l’ho vista. La lapide. La scritta su sfondo rosso è semplice: Marilyn Monroe, 1926- 1962. Cinquant’anni fa, una ragazza di 36 anni salutò tutti. Aveva la stessa età di Greta Garbo quando la protagonista di “Anna Karenina” e “Ninotchka” decise di smettere con il cinema e i suoi seducenti veleni.

Marilyn sarà sempre amata
Marilyn sarà sempre amata
Marilyn sarà sempre amata
Marilyn sarà sempre amata
Marilyn sarà sempre amata
Marilyn sarà sempre amata
Marilyn sarà sempre amata

La lapide è costellata di rossetti. Baci disputano lo spazio ridotto tra fori e biglietti infilati in ogni interstizio. Baci che vengono sostituiti. La lapide viene ripulita. Ma i baci subito scrosciano come una cascata. Kiss è la canzone del primo film da protagonista di Marilyn, Niagara, 1953. Bionda, i capelli biondi mossi dal vento che viene dalla cascata, il vestito stretto, il seno e il ventre prominenti, esce dalla sua stanza; ha in mano un disco. Nel giardino i ragazzi ballano. Marilyn aspetta che la canzone sul giradischi finisca. Colloca sul piatto il suo disco. Parte “Kiss”. Un coretto di maschi lievita dolce, carezzevole.

“Baciami, baciami
tienimi vicino a te
fra le tue braccia
prendimi
rendi la mia vita una perfezione
amore, amore, stasera proteggimi”.

Lei ascolta con lo sguardo lontano. I ragazzi la guardano, femmine e maschi. Le lunghe ciglia di Marilyn vibrano, le sua bocca mormora i versi della canzone. “Baciami, baciami”.

E’ senza visitatori la lapide, è ancora presto. I turisti dei “kisses” arriveranno tra poco. Il guardiano termina la pulizia del già pulito, toglie qualche petalo caduto sotto la tomba. Arriva una ragazza con un mazzetto di fiori. Il guardiano l’aiuta a collocarlo nel poco spazio che c’è, e se ne va. La ragazza è una donna sui trent’anni, mi pare. Molto bella. Il volto fiero, deciso. Alta, con una chioma bruna. In jeans e in maglietta. Appoggia la mano sinistra al muro, e si piega verso la scritta del nome di Marylin. Misteriosa. In silenzio. Il tempo che passa non sembra interessarla. La osservo meglio. Al collo e al dito nessun anello, vedo solo una piccola spilla sul cuore, nessun gioiello.

“I francesi sono felici di morire per amore
si dilettano nel combattere duelli.
Ma io preferisco un uomo che vive
e dà gioielli costosi
un bacio può essere grande
ma non paga l’affitto
i diamanti sono i migliori amici di una ragazza”.

La canzone è nell’aria, esce dai ricordi che ritornano mentre la ragazza continua ad appoggiarsi a pochi centimetri dalla lapide: “Diamond Are A Girl Best Friend”. La scena è di quelle che non si dimenticano. Vestita da urlo, rossa di fuoco, circondata fa boys che le offrono gioielli, Marilyn gioca con i diamanti del cinema, spicchi di vetro. Il film è Gli uomini preferiscono le bionde. Marilyn è già una diva, famosa e ricca. I diamons, se vuole, se li compra da sé. Adesso cerca qualcosa di nuovo e uomini diversi, dopo i matrimoni falliti.

Incontra Arthur Miller, uno scrittore, un intellettuale. Nove anni di più. Miller la conquista con parole appropriate e mostra grande interesse per le poesie che Marilyn scrive in segreto; dirà che la donna di cui si è innamorato se si fosse fermata ad un angolo di strada per far ascoltare i suoi versi ,i passanti si sarebbero fermati esclusivamente, scioccamente per guardarla; ignorando i suoi versi più preziosi dei diamonds. L’amore con Arthur segna una svolta. Marilyn progetta di fare del teatro con lui, recitando i suoi testi già famosi.

Il nuovo marito apre le porte dei salotti culturali e crea relazioni che, grazie ai successi della diva, enfatizzano, creano inedite prospettive. Lei gli sta accanto quando Arthur subirà torturanti inchieste processuali, sotto accusa per attività antiamericane: essere un ebreo comunista. Il matrimonio agevola altri progetti, tra cui un film con Laurence Olivier, il più grande attore scespiriano, un interprete e un regista a cui niente è impossibile; ne sarà produttrice e protagonista.

Il film è Il principe e la ballerina, 1957, ambientato nel 1911, a Londra, una commedia brillante. Per l’incoronazione di Giorgio V, arriva il reggente di un paese inventato, il personaggio interpretato da Laurence Olivier. Il reggente non può resistere a un’intraprendente ballerina americana, il ruolo di Marilyn; lei lo conquista e riuscirà anche a risolvere le beghe interne della Carpazia. Il film non piacque alla critica che salvò Marilyn: “le morbidezze della Monroe sono imperdibili”. Andare a Londra, essere ricevuta dalla regina Elisabetta, imparare l’inchino, presentare il marito illustre, sempre circondata da un’attenzione clamorosa mai ricevuta da nessun’altra attrice, è una vittoria sul passato, un passo verso il futuro.

Arhur è accanto a lei, sempre più sbalordito: “Quattrocento giornalisti, inviati stranieri, i lampi dei flash formarono come un solido muro di luce bianca che mi sembrò durare per mezzo minuto buono, una vera e propria aureola. Non ricordo una parola. Tutti erano stupefatti di avere Marilyn lì con loro come una dea. Sorridevano quando lei sorrideva, si accigliavano quando lei si accigliava, se Marilyn aveva un risolino loro scoppiavano in risa di piacere. Un atteggiamento di adorazione senza alcun disdegno puritano; quali che fossero i problemi sessuali di quei giornalisti, nessuno si prendeva la briga di nascondere che sarebbe stato disposto a farsi rinchiudere in una segreta per tutta la vita pur di godere i favori di lei, o ad andare a cogliere una rosa per Marilyn anche sulla parete a strapiombo in fondo al quale bruciano i fuochi dell’Inferno”. Ma sulla tomba di Marilyn non c’è il bacio di Arthur, c’è quello di Joe Di Maggio, il campione italoamericano di baseball, il primo marito. Lui e Marilyn furono sposati soltanto per nove mesi, ma Joe seguì la bara della diva con gli occhi bassi, ancora innamorato.

Ecco, queste sono le righe che voglio dedicare a Marilyn, a cinquant’anni dalla morte. Sono una breve anticipazione del libro “Così amavano (così ameremo?)” che uscirà a fine 2012. Marilyn imparò a inchinarsi davanti alla regina Elisabetta, noi che consideriamo il cinema nostro sovrano c’inchiniamo al suo ricordo.