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Nata per te: trailer e trama del film di Fabio Mollo con Barbora Bobulova (Al cinema dal 5 ottobre)

Tutto quello che c’è da sapere su “Nata per te”, il film di Fabio Mollo con Pierluigi Gigante, Teresa Saponangelo, Iaia Forte e Barbora Bobulova al cinema dal 5 ottobre con Vision Distribution.

5 Ottobre 2023 10:07

Dal 5 ottobre nei cinema d’Italia con Vision Distribution Nata per te, il dramma di Fabio Mollo (Il padre d’Italia) con Pierluigi Gigante, Teresa Saponangelo, Iaia Forte  e Barbora Bobulova.

Nata per te – Trama e cast

Nella foto Pierluigi Gigante e Iaia Forte (Foto di Gianni Fiorito)

La trama ufficiale: “Nata per te” è la storia di Luca (Pierluigi Gigante) e Alba: un uomo e una bambina che hanno disperatamente bisogno l’uno dell’altra, anche se il mondo intorno a loro non sembra ancora pronto a vederli insieme. Il tribunale di Napoli è alla ricerca di una famiglia per Alba, che ha la sindrome di down e, appena nata, è stata abbandonata in ospedale. Luca, single, omosessuale, cattolico, da sempre mosso da un forte desiderio di paternità, lotta per ottenere l’affidamento di Alba. Quante famiglie “tradizionali” devono dire di no prima che Luca possa essere preso in considerazione? Può una bambina rifiutata dal mondo diventare il premio di una vita?

Il cast include anche Teresa Saponangelo, Alessandro Piavani, Antonia Truppo, Iaia Forte, Giuseppe Pirozzi, Silvio Minichiello e Barbora Bobulova nel ruolo della giudice Livia Gianfelici.

Nata per te – Trailer e video

Curiosità sul film

Nella foto Pierluigi Gigante, Antonio Truppo e Viola Carbone (Foto di Gianni Fiorito)

  • Fabio Mollo dirige da una sua sceneggiatura scritta con Giulia Calenda e Furio Andreotti, basata sul libro omonimo di Luca Mercadante e Luca Trapanese edita da Giulio Einaudi Editore.
  • Il cast tecnico: Fotografia di Claudio Cofrancesco / Montaggio di Filippo Maria Montemurro / Scenografia di Ivana Gargiulo / Costumi di Marta Passarini.
  • Le musiche originali del film sono di Giorgio Giampà (La profezia dell’armadillo, Il mio nome è vendetta, La stanza , Due piccoli italiani). Giampà è alla terza collaborazione con il regista Fabio Mollo dopo aver musicato Il sud è niente, Il padre d’Italia e il documentario Semidei.
  • Il film è una produzione Cattleya e Bartlebyfilm, in collaborazione con Vision Distribution, Ministero della Cultura, Direzione Generale Cinema Audiovisivo, in collaborazione con Sky, con il contributo di Regione Campania e Film Commission Regione Campania

Alba ha la sindrome di Down e appena nata è stata lasciata in ospedale. Trenta famiglie l’hanno rifiutata prima che il tribunale decidesse di affidarla a Luca Trapanese. Gay, cattolico praticante, impegnato nel sociale: con lui è stato inaugurato il registro degli affidi previsti dalla legge per i single. Ma Luca non è spaventato. Di battaglie ne ha combattute tante, conosce il dolore e ha imparato a trasformarlo, abbattendo muri e costruendo spazi di solidarietà. Il suo non è un gesto caritatevole: vuole semplicemente una famiglia. E per difenderla consegna la sua storia a un altro padre, che ha la sua età e il suo stesso nome, ma non potrebbe essere piú diverso. Luca Mercadante è ateo e favorevole all’interruzione di gravidanza. Ed è convinto che la paternità passi per il sangue prima che per l’accudimento. Cosa resta del padre quando è privato anche di qualcuno che possa raccogliere la sua eredità intellettuale? Dal racconto della vicenda di Alba, tra difficoltà pratiche, momenti di sconforto e molta gioia, affiorano inattese le ragioni di una scelta importante e fortissima. «Qualche minuto prima che il sole sorga, Luca prende Alba e la porta alla finestra per farle vedere l’inizio della vita. Spalanca le persiane, l’aria nuova ripulisce la stanza dalle paure della notte. Il primo raggio di luce si arrampica sulla vetta della montagna e a Luca viene in mente la storia di un gigante scalatore che vuole arrivare al cielo. Pensa che dovrebbe scriverla per raccontarla al suo nuovo amore; per il momento si accontenta di bisbigliarle una canzone all’orecchio mentre la culla».

Il libro “Nata per te – Storia di Alba raccontata fra noi” è disponibile su Amazon.

Note di regia

Nella foto Pierluigi Gigante (Foto di Gianni Fiorito)

Mia sorella è mia sorella grazie a un’adozione.
Il giorno in cui siamo andati a prenderla in Istituto è stato il più bello della mia infanzia.
Ricordo il primo abbraccio, il pallore della sua pelle, lo sguardo duro, quasi arrabbiato.
Aveva già due anni.
Si trattava di un affido temporaneo, limitato solo alle vacanze di Natale. Ho diviso la mia
cameretta con lei, le ho insegnato a dire “techilimando” per indicare quell’oggetto nero pieno
di pulsanti che serve per guardare i cartoni e a dire “mio ratello” per indicare quel bambino di
nove anni con i capelli ricci che divideva la camera con lei. Siamo stati alle giostre, a casa di
nonna, alla messa di Natale.
Le ho insegnato a lavarsi le mani prima di andare a tavola e le ho cantato le canzoni della
chiesa per farle fare il riposino dopo pranzo. Un giorno, quando mamma non c’era, abbiamo
preso l’autobus da soli per andare sul corso a vedere le vetrine.
Alla fine delle vacanze, l’abbiamo dovuta riportare in Istituto e io ho pianto tanto in
ascensore. Ho sentito che c’era una forza più grande di me che mi impediva di essere suo
fratello.
Per fortuna i miei genitori non si sono arresi e, nonostante tante difficoltà, sono riusciti ad
ottenere altri affidi temporanei, che dopo dieci anni si sono trasformati in adozione.
Quello che i miei genitori hanno fatto per mia sorella è per me l’essenza di cosa vuol dire
essere genitore. Se fosse stato possibile avrei fatto lo stesso, quando con il mio compagno
abbiamo deciso di creare una famiglia. Purtroppo, c’è una forza più grande di me che mi
impedisce di farlo. È la legge del Paese in cui vivo.
Quando ho letto la storia di Luca Trapanese ho gioito per lui e per sua figlia. È un racconto di
amore, di paternità e di famiglia. Ma è anche la storia di un’eccezione ad una legge ingiusta
e obsoleta.
Quando mi è stato proposto di farne un film, ho sentito una profonda gioia e, allo stesso
tempo, una profonda responsabilità. “Nata per te” è la storia di un uomo che vede il mondo
con occhi diversi, che trasforma la disabilità in bellezza e l’impossibilità in realtà.
È il trionfo dell’amore e della vita sulla follia di un sistema che invece di aiutare e sostenere i
cittadini che vogliono fortemente costruire una famiglia attraverso l’adozione, li umilia.
– Fabio Mollo –

Note di sceneggiatura

Nella foto Fabio Mollo con Pierluigi Gigante e Liliana Bottone (Foto di Gianni Fiorito)

La prima volta in cui ci siamo imbattuti nella storia di Alba e Luca ci siamo innamorati subito
di loro. Siamo corsi a comprare il libro e il nostro amore per loro è diventato una vera e
propria urgenza narrativa di portare sullo schermo la loro vicenda, un’urgenza che non ci
capitava da anni.
Siamo corsi dai nostri produttori e in un attimo anche loro sono stati travolti dal nostro stesso
entusiasmo: dovevamo raccontare quella storia e farlo subito, al meglio, insieme.
Conoscere dal vivo Luca e Alba e passare del tempo con loro è stato il passo successivo,
vederli nei loro spazi, nella loro routine, immersi nel mondo famigliare caldo e accogliente
che hanno creato. Luca ci ha conquistato per la sua schiettezza: un uomo giovane che
aveva già tante vite alle spalle e che fin da subito ha voluto condividerle con noi senza
paletti, segreti, né omissioni.
La storia di Luca e Alba è tante cose. È la storia di una battaglia legale, certo, e infatti il
nostro primo obiettivo è stato quello di orientarci in maniera chiara e precisa nei meandri
della complicata legislazione che regola l’affidamento in Italia. È il coming of age di un uomo
fuori dal comune, è il racconto di una comunità, di una bambina rifiutata dal mondo, ma
prima di tutto è e rimane una grande storia d’amore tra un padre e una figlia e della famiglia
che hanno creato insieme.
Ma che cos’è una famiglia?
Da un certo punto in poi è stata questa la domanda che ci ha guidato nella scrittura.
Una famiglia è dove c’è amore. E l’amore non conosce né generi, né contratti, né bandiere.
L’amore è amore e basta.
Alba è nata per Luca e Luca è nato per Alba: per noi è stato chiaro dal primo momento che li
abbiamo visti, eppure per metterli insieme c’è voluta una battaglia legale lunga e perigliosa.
Questa è la loro storia.
– Furio Andreotti e Giulia Calenda –

Fabio Mollo – Note biografiche

Nella foto Fabio Mollo (Foto di Gianni Fiorito)

Nato a Reggio Calabria nel 1980, nel 2002 si laurea presso la University of East London, per poi diplomarsi in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, realizzando diversi cortometraggi, tra cui Al buio (62° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) e Giganti (in Concorso al 58° Festival di Berlino, Miglior Cortometraggio al Torino Film Festival).

Esordisce nel 2013 con Il Sud è Niente, selezionato in concorso al 64° Festival di Berlino – Generation, al 38° Toronto International Film Festival e all’8° Festival Internazionale del Film di Roma – Alice nella Città, vincendo il Premio Taodue “Camera d’Oro”. Ottiene infine la candidatura come Miglior Regista Esordiente ai Nastri d’Argento e ai Globi d’Oro.

Nel 2015 esce Vincenzo da Crosia, il suo primo lungometraggio documentario, premiato al Torino Film Festival e finalista ai Nastri d’Argento. Tra il 2015 e il 2016 segue il regista Paolo Sorrentino durante le riprese della serie TV The Young Pope, realizzando per HBO e SKY un documentario dal titolo The Young Pope – a Tale of Filmmaking.

Nel 2017 esce il suo secondo lungometraggio, Il Padre d’Italia. Il film vince con Isabella Ragonese il Globo d’Oro per la migliore attrice, e riceve quattro candidature ai Nastri d’Argento e il premio come miglior attore a Luca Marinelli al Bif&st. Tra il 2018 e il 2020 dirige serie tv per Rai (Tutto Può Succedere 3), per Mediaset (Masantonio e Renata Fonte) e per Discovery (Come Quando Fuori Piove).

Nel 2020 dirige per Netflix la serie originale Curon, prodotta da Indiana. Nel 2021 è regista di Anni da Cane, primo film Amazon Studios prodotto in Italia, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma – Alice nella Città.

Nel 2022 dirige My Soul Summer, film musicale, selezionato al Festival Internazionale del Film di Roma – Alice nella Città. Nel 2023 realizza il documentario Semidei, selezionato alla 80° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori.

Intervista a cast e regista

Nella foto Fabio Mollo e Barbora Bobulova (Foto di Gianni Fiorito)

Che cosa ti ha spinto ad avvicinarti a questa storia e che cosa ti stava a cuore raccontare?

FABIO MOLLO: Il momento più bello della mia infanzia è stata l’adozione di mia sorella. La sua storia era simile a quella di Alba. Da adulto avrei voluto anche io diventare genitore attraverso l’adozione, ma in Italia, in quanto persona omosessuale, non è possibile. La storia di Luca e Alba è per me una meravigliosa e preziosa eccezione. Una risposta di amore e di forza contro le discriminazioni.

Che tipo di collaborazione, di confidenza e di complicità si è creata nel tempo con Luca Trapanese?

FM: Appena ho iniziato a lavorare al film, sono andato a Napoli per conoscere Luca, Alba e la loro famiglia allargata. Ma anche i centri e le strutture per disabili che Luca ha messo in piedi a Napoli e provincia, come ad esempio quello di Ameglio in cui abbiamo girato. Ho passato molto tempo con tutti loro, avevo bisogno di capire fino in fondo la forza e la bellezza del mondo che Luca ha creato, il suo sguardo sulla disabilità, sulla paternità, sulla fede. Lui dal primo istante mi ha accolto come un fratello, e mi ha permesso non solo di conoscerlo e di
comprenderlo.

Siete stati fedeli al libro? Su quale ulteriore documentazione avete lavorato e che tipo di collaborazione è nata con gli sceneggiatori?

FM: Abbiamo lavorato unendo al materiale del libro gli approfondimenti fatti con Luca sulla sua vita e sul suo lavoro con le persone disabili, e abbiamo creato il personaggio di Teresa, l’avvocata attivista, e quello della giudice Gianfelici per raccontare di questa adozione non solo l’importanza dal punto di vista legale, ma anche la sua complessità. Viviamo in un paese dove l’adozione per i single o per le coppie omosessuali è illegale, non potevamo
tralasciare questo aspetto.

Avete potuto contare sul supporto di istituzioni, di associazioni o di singole persone per raccontare nel modo più realistico possibile la vostra storia?

FM: Ci siamo documentati a lungo sul tema con la consulenza legale dello studio Gay Lex, che da anni lavora per la tutela giudiziaria di famiglie non tradizionali come quella di Luca e Alba. Abbiamo passato tanto tempo anche in uno dei centri per persone disabili creato da Luca, non solo in fase di scrittura, ma anche in fase di preparazione, anche assieme a Pierluigi Gigante. Girare con loro alcune scene del film è stata una delle cose a cui ho tenuto di più. È rimasto con loro un grande legame. Mentre scrivo queste risposte mi preparo per raggiungerli ad Ameglio e passare assieme la giornata della raccolta del miele, proprio come in una delle scene del film.

Come e perché hai scelto i tuoi attori a partire da Pierluigi Gigante, che cosa hai cercato e trovato in loro perché aderissero ai vari ruoli come volevi?

FM: Un giorno è arrivato a fare il provino un ragazzone alto, grosso, con la barba lunga e con la voce profonda, un attore che non avevo mai incontrato prima. Si è seduto, ha fatto il provino e noi nella stanza siamo rimasti folgorati non solo dalla sua bravura attoriale, ma anche dalla sua grande umanità. Abbiamo capito subito che avrebbe dato al personaggio la giusta forza, innocenza e verità. Quell’attore era Pierluigi Gigante. Teresa ha trovato una chiave bellissima per il suo personaggio, una donna che affronta tutte le difficoltà della sua vita e della sua carriera con il sorriso, con il suo sguardo da idealista e il suo slancio vitale, ma allo stesso tempo combattiva e mai arrendevole. Quando le ho chiesto di lavorare assieme ancora non avevamo finito di scrivere la sceneggiatura, ma ho sentito una grande connessione e una grande fiducia da parte sua nei miei confronti. Barbora ha un ruolo molto complesso: un personaggio che deve prendere una decisione molto difficile e deve farlo senza essere minimamente coinvolta dalle emozioni, perché questo è quello che viene richiesto ad un giudice del tribunale dei minori. Impossibile non essere coinvolta emotivamente dalla storia di Alba. Era tanto tempo che desideravo lavorare assieme; affrontare con lei la difficoltà di questo personaggio mi ha dato sicurezza.

Come me tante persone vivono la discriminazione sulla loro pelle ogni giorno, non solo a scuola, a lavoro, per strada, ma purtroppo in parlamento e da parte delle istituzioni. Per troppo tempo anche al cinema non si sono potute dire certe cose, o raccontare certe storie.

FM: Io credo che oggi le cose nella vita di tutti i giorni stiano cambiando, e ce ne stiamo rendendo conto. E la storia di Luca ed Alba, e l’amore che ricevono quotidianamente da tante persone ne sono la prova. Sta alle istituzioni ora agire di conseguenza. Per il periodo storico, politico e cinematografico in cui viviamo, riuscire a fare questo film è stato per me un grandissimo privilegio, un atto di resistenza e di coraggio. L’idea che ora esca al cinema e che possa raggiungere il pubblico credo sia una piccola grande rivoluzione. Per questo ringrazio profondamente Riccardo Tozzi, tutta la squadra di Cattleya, di Bartleby Film e di Vision Distribution. E a tutto il cast artistico e tecnico.

Come e quando sei stato coinvolto in questo progetto?

PIERLUIGI GIGANTE: I primi provini si sono svolti due mesi prima delle riprese, diciamo da inizio giugno. Poi Fabio Mollo, insieme a Francesca Coticoni e Chiara Polizzi, mi hanno fatto una sorpresa: ci siamo visti per un aperitivo e mi hanno fatto trovare un biglietto con scritto “Sei tu Luca”. Lo porto sempre con me.

Che tipo di collaborazione è nata con Fabio Mollo prima e durante le riprese?

PG: Una collaborazione straordinaria e un’amicizia viscerale e autentica. È diventata una delle persone a me più care. Ci siamo divertiti, emozionati, abbiamo gioito e sofferto insieme. Ed è stata fondamentale per me la sua direzione per quest’avventura.

Ti sei documentato oltre che sulla sceneggiatura anche attraverso il libro di Trapanese o altre ricerche sull’argomento?

PG: Già al momento dei provini ho iniziato a documentarmi riguardo la storia di Luca e Alba, che purtroppo non conoscevo. Ovviamente leggere il libro è stato fondamentale.

Quanto ti sentito vicino al personaggio di Luca e che idea ti sei fatto da cittadino dell’Italia di oggi della vicenda che avete raccontato?

PG: Inizialmente non è stato facile, avevo il timore di risultare poco credibile su tanti aspetti, poi l’immensa umanità e l’amore di questo personaggio mi hanno folgorato ed è stato un viaggio indimenticabile per la mia anima. Spero che questo film possa essere un incentivo ad un eventuale svolta riguardante il tema dell’adozione in Italia. Indipendentemente dallo stato coniugale, dalla natura sessuale e dalla burocrazia che a volte rallenta ogni processo.

Ricordi qualche momento della lavorazione più emozionante e coinvolgente di altri?

PG: Sicuramente ogni scena con “Alba” è stata molto emozionante, nel bene e nel male data anche la mia inesperienza con i neonati. Sono molto legato anche ai ragazzi disabili del centro di Ameglio. Con cui abbiamo girato tante scene. Anche lì ho vissuto emozioni molto intense e momenti bellissimi.

Come ti sei rapportato in scena con i vari altri attori, che tipo di confidenza e di fiducia si è creata tra voi?

PG: Ho avuto l’immensa fortuna di lavorare con colleghi meravigliosi, con un grande cuore ed un estrema generosità. Si è creato un legame di forte amicizia con tutti.

Nata per te – Foto e poster