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Prey: recensione e curiosità del prequel Predator 5

Leggi recensione e curiosità di Prey, il prequel Predator 5 di Dan Trachtenberg disponibile su Disney Plus dal 5 agosto.

9 Agosto 2022 14:57

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Prey ha debuttato su Disney Plus e finalmente il franchise di Predator ha potuto avere un sequel degno di questo nome. Il regista Dan Trachtenberg dello spin-off 10 Cloverfield Lane e del corto Portal: No Escape ispirato all’omonimo videogioco ci ha riportato alle origini del franchise con un prequel brutale e coinvolgente che, alla stregua della saga di Alien, presenta per al prima volta una combattiva e carismatica eroina che ha le sembianze di Naru, una ragazza Comanche interpretata da una particolarmente credibile ed efficace Amber Midthunder (L’uomo dei ghiacci – The Ice Road).

Un franchise dall’alterna fortuna

Il franchise di “Predator” non è stato molto fortunato nel suo percorso dal suo debutto nel 1987 con il “Predator” di John McTiernan con protagonista l’icona action Arnold Schwarzenegger. Dopo la giungla metropolitana del Predator 2 con Danny Glover del 1990, si è dovuto attendere ben 14 anni per rivedere l’iconico Predator sullo schermo, stavolta in un adattamento ispirato al fumetto crossover Alien vs. Predator di Randy Stradley pubblicato dalla Dark Horse Comics alla fine degli anni 80, trama poi proseguita nel videogioco Aliens versus Predator del 1999. Nonostante due icone di questo calibro ad affrontarsi sullo schermo, l’Alien vs. Predator di Paul WS Anderson (Punto di non ritorno, Resident Evil) non è stato accolto bene, idem per il suo sequel, Aliens vs. Predator 2 diretto dai Fratelli Strause del risibile Skyline. Gli Strause puntano ancora su un’ambientazione “cittadina” nonostante le precedenti stroncature di “Predator 2”, che aveva comunque dalla sua un grande Danny Glover come protagonista, e il film pur incassando bene viene stroncato dalla critica e si becca anche due candidature ai Razzie Awards (Peggior prequel o sequel e Peggior pretesto per un film horror). Tre anni dopo, siamo nel 2010, arriva l’immancabile episodio nello spazio e dopo i Critters, anche Predator torna nello spazio da cui proviene, e più precisamente su un remoto pianeta allestito dagli Yautja come vera e propria riserva di caccia. In Predators aka Predator 3 dell’ungherese Nimród Antal (Vacancy, Blindato), un gruppo di famigerati mercenari e assassini si ritrova rapito e trasportato nella giungla di un pianeta alieno dove devono imparare a lavorare insieme per combattere una banda di Super Predator e altre creature aliene che li braccano. Il film prodotto da Robert Rodriguez e interpretato dai premi Oscar Adrien Brody e Mahershala Ali affiancati da Alice Braga, Topher Grace e Danny “Machete” Trejo, incassa bene, non viene stroncato dalla critica e da un po’ di respiro al franchise. Dovremo però attendere altri otto anni per tornare sul grande schermo con il sequel The Predator aka Predator 4, che fruisce ancora di un’ambientazione cittadina e vede al timone Shane Black, regista di Iron Man 3, e attore che nel “Predator” originale interpretava il soldato Rick Hawkins, membro del team di militari guidato dal Dutch di Schwarzenegger. Black scrive anche la sceneggiatura di “The Predator” in collaborazione con Fred Dekker (Dimensione terrore, Scuola di Mostri, Robocop 3). Dopo lo schianto di un’astronave Predator sulla Terra, il Ranger dell’esercito americano Quinn McKenna (Boyd Holbrook) e una squadra di soldati affetti da disturbo da stress post-traumatico devono unirsi per abbattere un paio di Predator, incluso un nuovo Predator geneticamente potenziato, al fine di prevenire un’invasione del pianeta. Black cerca di infondere un po’ di umorismo alla trama e crea anche un finale per rilanciare il franchise, il risultato è un film divertente, violento al punto giusto ma incapace di regalare momenti davvero memorabili ai fan, nonostante i tanti ammiccamenti alla saga, a cui si aggiunge un finale a dir poco caotico che di certo non aiuta. Il film incassa 160 milioni di dollari nel mondo, di cui 51 milioni a livello nazionale, da un budget di 88 milioni, e diventa così il quarto film del franchise con il maggior incasso nazionale dietro “Predators”, l’originale “Predator” e “Alien vs. Predator”.

Un brutale e riuscito ritorno alle origini

Dopo tanto girovagare il franchise Predator torna alle sue origini e ci porta nel passato fino al 1719; siamo nelle Grandi Pianure, dove incontriamo Naru (Amber Midthunder) una giovane donna Comanche destinata a diventare una guaritrice come molte donne prima di lei. La giovane ragazza dal cuore impavido però ha altri piani, e al contempo si addestra per diventare una cacciatrice come il fratello maggiore Taabe (Dakota Beavers). Naru si dice pronta ad affrontare il rito d’iniziazione noto come “kuthtaamia”, il rituale Comanche della grande caccia che segna anche il passaggio all’età adulta, per diventare una guerriera, ma per farlo come le spiega il fratello, Naru dovrebbe cacciare qualcosa che nel frattempo dia la caccia a lei. E’ così che Naru troverà il suo avversario, inconsapevole che sarà qualcosa di alieno che proviene dallo spazio, una letale creatura parte di un clan di cacciatori che da tempo immemore cercano e cacciano prede per farne trofei.

“Prey” riconsegna il Predator alla natura selvaggia e alla sua connotazione di cacciatore che nelle sue precedenti versioni metropolitane avevano assunto una connotazione più da killer seriale. Il regista Dan Thachteberg mette in scena una battuta di caccia memorabile, dove all’inizio sembra esserci un vincitore scontato, vista la tecnologia e la capacità mimetica sfoggiate dal Predator, ma poi con l’evolversi della schermaglia, dalla parte di Naru e di suo fratello ci saranno l’astuzia e la conoscenza del terreno dello scontro ad equilibrare le differenze, e poi come afferma Taabe: “Se sanguina…possiamo ucciderlo”.

“Prey” però non si limita solo a ritrarre un feroce e sanguinoso scontro tra guerrieri di due clan, ma racconta anche il desiderio di una ragazza di farsi valere in un mondo di uomini in cui gli sconfinamenti non sono ben visti, e i ruoli sono più che definiti. Quando però Naru dopo tanta difficoltà e dolore riuscirà nella sua impresa, il solo sguardo pieno di ammirazione rivoltole da una ragazzina del villaggio farà comprendere a Naru di aver raggiunto il suo obiettivo, di aver aperto una strada che da quel momento anche altre donne, se vorranno, saranno libere di percorrere.

“Prey”con i suoi scontri con arco, frecce e lance, le ingegnose trappole e le pozze di fango ci riporta a piè pari nella giungla del Predator originale; a quel finale in cui il Dutch di Schwarzenegger sfida apertamente il Predator a combattere faccia a faccia, a dimostrare una volta per tutte chi è la preda e chi il cacciatore, ruoli che in “Prey” si alternano a più riprese rendendo la narrazione varia e la suspense mai latitante. Trachtenberg ripropone così, con ossequioso rispetto e anche un po’ di giusto timore reverenziale, le atmosfere che hanno fatto la fortuna del film originale, e che fanno di “Prey” il miglior film del franchise subito dopo il cult anni ottanta di John McTiernan.

Curiosità di “Prey”

  • La biomaschera del Predator del film, noto come “Feral Predator”, è composta dal teschio di un River Ghost del film “Predators” (2010). I River Ghost sono una specie senziente che, come gli umani, è stata cacciata dai Super Predator sul pianeta (Planet Game Preserve) utilizzato per le battute di caccia dal clan dei Predator.
  • Sebbene sia ancora avanzata, la tecnologia utilizzata da “Feral Predator” è molto più semplice rispetto ai film precedenti, ad esempio le sezioni mimetiche sono più grandi, meno corazzate e l’HUD (le informazioni costantemente visibili in sovrimpressione durante la caccia) è molto snello e semplicistico.
  • Questo film è stato distribuito con dialoghi doppiati in lingua Comanche. C’è anche una versione in lingua inglese e una versione con sottotitoli Comanche.
  • Durante un’intervista il regista Dan Trachtenberg ha menzionato che il team creativo del film ha lottato con quella che ha definito la “cosa alla Caccia a Ottobre Rosso”, in cui i personaggi parlano russo prima di passare all’inglese. Ha detto che non hanno mai trovato un modo per farla funzionare, quindi il film è stato girato in inglese e Comanche. “Si parlano entrambe le lingue, ma quando si sente l’inglese è come se fosse Comanche. In un’altra intervista Trachtenberg a questo proposito ha detto: “C’è una corrispondenza labiale (scegliere le parole per abbinare il più fedelmente possibile i movimenti della bocca dell’attore) che utilizziamo ora. Non sarà come guardare vecchi film di kung fu”.
  • Il co-produttore John Davis ha affermato di ritenere che l’originale Predator (1987) “fosse un film meraviglioso e interessante e so cosa ha funzionato al riguardo”. Ha aggiunto: “Mi sento come se non fossimo mai più tornati lì. Siamo finiti in posti diversi. Penso che questo sia un degno complemento del primo. Sarà altrettanto buono”.
  • 20th Century Studios (ora di proprietà della Disney) ha annunciato nel novembre 2020 di aver ingaggiato il regista di “10 Cloverfield Lane” Dan Trachtenberg per dirigere un quinto episodio della serie Predator con una sceneggiatura di Patrick Aison, i cui crediti di produttore e sceneggiatore includono la serie tv Kingdom, Jack Ryan e Treadstone (2019). Trachtenberg è rimasto deluso dal fatto che la notizia del film sia trapelata e al riguardo ha twittato: “Questa doveva essere una sorpresa. Ci sto lavorando da quasi quattro anni. Sono molto triste che quello che avevamo in serbo per portare a scoprire questo film non accadrà più. È un peccato. Ma anche…YAY!”
  • Il regista Dan Trachtenberg ha detto che questa era una storia alla “Davide e Golia”.
  • Quando la trama e poi la locandina del film sono state pubblicate, molte persone hanno sottolineato le somiglianze tra questo e il corto fan-film del 2019 Warrior: Predator del regista Chris R. Notarize su una ragazza nativa americana del XVI secolo che combatte i Predator.
  • Dal 7 agosto 2022 “Prey” è il film di Predator con il punteggio più alto su Rotten Tomatoes dell’intero franchise.
  • Sebbene Taabe (Dakota Beavers) sia il fratello maggiore di Naru (Amber Midthunder), nella vita reale, Dakota Beavers ha in realtà tre anni meno di Amber Midthunder.
  • “Prey” è uscito 35 anni dopo l’originale Predator (1987).
  • “Prey” è il primo film indipendente di Predator con una protagonista femminile. Anche Alien vs. Predator (2004) ha avuto una protagonista femminile.
  • Primo film di Predator ad essere distribuito come esclusiva in streaming.
  • La lingua Comanche è una lingua numica della famiglia indigena uto-azteca.
  • Questa è la settima puntata del franchise di Predator contando i due film di Alien vs. Predator.
  • Dane DiLiegro, che interpreta Predator, è alto 2,06 m, cioé 14 cm più basso di Kevin Peter Hall, che interpretava il Predator originale. Hall era alto 2,2 m.
  • La seconda storia di Predator che coinvolge una tribù Comanche, la prima è stata “May Blood Pave My Way Home”, racconto breve di Weston Ochse incluso nell’antologia “Predator: If It Bleeds” del 2017.
  • La pistola a pietra focaia del 1715 con inciso il nome Raphael Adolini è la stessa che fu data al tenente Mike Harrigan (Danny Glover) alla fine di Predator 2 (1990) da un Predator anziano.
  • Taabe (Dakota Beavers) dice del Predator dopo averlo ferito: “Se sanguina… possiamo ucciderlo”. Si tratta di un omaggio al primo Predator (1987), dove quelle stesse parole furono pronunciate da Alan “Dutch” Schaefer (Arnold Schwarzenegger).
  • Il primo film di Predator in cui il Predator non utilizza il suo caratteristico cannone al plasma montato sulla spalla.
  • Il Predator si fa tagliare il braccio con la propria arma come in Predator 2 (1990).