Home Curiosità Pulp Fiction, cosa conteneva davvero la valigetta di Jules e Vincent? La verità che lascia increduli gli appassionati dopo anni dall’uscita del film

Pulp Fiction, cosa conteneva davvero la valigetta di Jules e Vincent? La verità che lascia increduli gli appassionati dopo anni dall’uscita del film

Di fronte alla luce dorata che si sprigiona ogni volta che viene aperta, la valigetta trasportata da Jules e Vincent in Pulp Fiction è diventata uno dei più grandi enigmi del cinema moderno. Ma cosa conteneva davvero?Nel 1994 Quentin Tarantino rivoluzionava il cinema con Pulp Fiction, un mosaico narrativo di violenza, ironia e dialoghi taglienti.

25 Aprile 2025 11:46

Di fronte alla luce dorata che si sprigiona ogni volta che viene aperta, la valigetta trasportata da Jules e Vincent in Pulp Fiction è diventata uno dei più grandi enigmi del cinema moderno. Ma cosa conteneva davvero?

Nel 1994 Quentin Tarantino rivoluzionava il cinema con Pulp Fiction, un mosaico narrativo di violenza, ironia e dialoghi taglienti. Ma tra le scene memorabili, i personaggi iconici e le citazioni entrate nell’immaginario collettivo, un dettaglio in particolare ha scatenato teorie, analisi e discussioni per decenni: il contenuto della valigetta.

Questa misteriosa valigetta compare più volte nel corso del film, senza che venga mai esplicitato ciò che contiene. Quando Jules (Samuel L. Jackson) e Vincent (John Travolta) la aprono, tutto ciò che vediamo è un bagliore dorato, riflesso sui loro volti meravigliati. Lo spettatore, come loro, rimane a bocca aperta. Ma non per ciò che vede: per ciò che non vedrà mai.

L’effetto “MacGuffin”

Prima di entrare nel campo delle speculazioni, è utile ricordare un concetto chiave del cinema: il MacGuffin. Coniato da Alfred Hitchcock, questo termine indica un oggetto o un obiettivo narrativo che muove la trama, ma il cui contenuto o significato reale è irrilevante. Serve unicamente a far progredire la storia.

La valigetta potrebbe essere, molto semplicemente, il MacGuffin perfetto. Tarantino stesso ha più volte dichiarato che non importa cosa ci sia dentro, bensì cosa rappresenta per i personaggi: desiderio, potere, salvezza, redenzione.

Eppure, questo alone di mistero ha dato origine a una serie di teorie che hanno fatto discutere il pubblico di tutto il mondo, affascinato da questo capolavoro di Tarantino. Alcune di queste teorie troverebbero valore fondato mentre altre sono mere supposizioni o “visioni” collaterali al film che gli spettatori hanno voluto esprimere.

Cosa c’era dentro la valigetta (le principali teorie)

Pulp Fiction
Cosa c’era davvero nella valigetta di Pulp Fiction? (Instagram)

1. L’anima di Marsellus Wallace

La teoria più celebre – e anche la più affascinante – è che nella valigetta si trovi l’anima del gangster Marsellus Wallace. A supporto di questa ipotesi:

  • Il codice per aprire la valigetta è 666, numero associato al diavolo.

  • Wallace ha un cerotto sulla nuca: secondo una leggenda metropolitana, il diavolo estrarrebbe l’anima dal corpo attraverso quella parte.

  • Jules e Vincent agiscono quasi come angeli custodi, incaricati di recuperare ciò che è sacro.

Questa teoria, pur essendo suggestiva e profondamente simbolica, è stata smentita dal produttore Roger Avary, co-autore della sceneggiatura. “È solo una valigetta con qualcosa di brillante dentro”, disse in un’intervista, smontando con un sorriso ogni pretesa mistica.

2. Lingotti d’oro

La spiegazione più pragmatica è che il contenuto sia semplicemente oro. Questo spiegherebbe il bagliore dorato e la reazione ammirata di chi la apre. Inoltre, l’oro è un oggetto sufficientemente prezioso da giustificare il pericolo che Jules e Vincent affrontano per recuperarlo.

3. La sceneggiatura del film

Una teoria più metacinematografica sostiene che la valigetta contenga la sceneggiatura stessa di Pulp Fiction, come se Tarantino volesse giocare con lo spettatore, facendogli desiderare qualcosa che non potrà mai leggere, perché è già parte della sua esperienza di visione.

4. Una lampada

Infine, un’ipotesi tecnica ma realistica: la valigetta non contiene nulla, e il bagliore è stato ottenuto inserendo una luce al suo interno. L’effetto visivo era ciò che contava. Nessuna risposta, nessun significato, solo simbolismo visivo.

Il significato dietro l’assenza di significato

Il fatto che Tarantino non abbia mai chiarito ufficialmente il contenuto della valigetta è, in fondo, parte del gioco. La sua potenza simbolica sta proprio nel non sapere. Rende lo spettatore partecipe, lo costringe a interpretare, a riflettere, a proiettare i propri desideri su quell’oggetto misterioso.

In un mondo narrativo dove spesso tutto viene spiegato e chiarito, Pulp Fiction si permette il lusso del non detto. E in questo silenzio, la valigetta diventa specchio delle nostre aspettative: può essere sacra o materiale, divina o triviale, reale o metaforica.

Il mistero della valigetta è una delle tante trovate geniali che rendono Pulp Fiction un’opera destinata a durare nel tempo. Non è importante cosa contiene, ma cosa rappresenta: il desiderio, la redenzione, la violenza e il potere. Forse anche la stessa essenza del cinema di Tarantino: brillante, ironica, volutamente ambigua.

E così, ogni volta che qualcuno guarda quel bagliore dorato riflesso sul volto di Jules, torna a chiedersi: “Cosa ci sarà là dentro?”
Ma la risposta, come spesso accade nei grandi film, non è nella valigetta. È nello sguardo di chi la guarda.