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Quel che sapeva Maisie: Recensione in Anteprima

Julianne Moore terrificante madre rocker in Quel che sapeva Maisie

pubblicato 5 Giugno 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:06

Ci sono voluti ‘solo’ due anni (premiare al Toronto International Film Festival nel settembre del 2012) ma alla fine i cinema d’Italia potranno a breve ammirare Quel che sapeva Maisie, trasposizione cinematografica del celebre ed omonimo romanzo di Henry James pubblicato a fine ‘800. Un adattamento ‘aggiornato’ che ha ambientato l’intera storia ai giorni nostri, diretta con eleganza e maestria da Scott McGehee e David Siegel, 20 anni fa acclamati a Cannes con Suture, noir di debutto presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival.

Protagonista di questo film meravigliosamente e dichiaratamente indipendente la Maisie del titolo, interpretata da un’incantevole bimba di sei anni, qui al suo esordio cinematografico: Onata Aprile. Sarà attraverso i suoi occhioni malinconici e in cerca di amore che potremo vedere il mondo da un’altezza differente rispetto al solito. Ad altezza ‘bimbo’, per l’appunto, perché McGehee e Siegel a lei si sono interessati, tanto da non andare oltre il suo sguardo. Lo sguardo di questa figlia contesa da due genitori in guerra tra loro. Kramer vs. Kramer nel nuovo millennio. Da una parte una mamma rocker, egocentrica, emotiva ed isterica, dall’altra un uomo d’affari, incapace di interagire con la figlia senza ritrovarsi a trattarla come una neonata di pochi mesi. A vestire i panni di questi due ‘mostri’ contemporanei Julianne Moore, da poco trionfatrice sulla Croisette grazie alla mastodontica prova d’attrice in Maps to the Stars di Cronenberg, e Steve Coogan, che il pubblico italiano ricorderà in un ruolo decisamente differente nel recente Philomena.

Marito e moglie che si odiano, si detestano, si gridano contro, e si lasciano. A finirci in mezzo, neanche a dirlo, l’affidamento della piccola Maisie, scricciolo di una dolcezza infinita, educata e silenziosa, dallo sguardo triste e una passione cocente per gli animali. Come se lo zoo in cui è costretta a vivere ogni giorno, tra genitori bestiali e urla preistoriche, non le bastasse. Digerita la separazione di mamma e papà, Maisie deve sopportare anche due nuovi matrimoni. Quello del babbo con la sua tata più giovane, Margo, e quello della madre con un aitante, affascinante, muscoloso e sexy barman, Lincoln. Famiglie inedite che non carburano e non funzionano, con i due ‘nuovi’ genitori in grado di dare alla piccola quel po’ di amore che i ‘reali’ genitori non le avevano mai dato. Finendo inevitabilmente per innamorarsi….

Il terrificante Pianeta degli adulti visto attraverso gli occhi di una bimba innocente, personaggi che si incrociano e si scoprono solo e soltanto grazie all’interazione che hanno con la stessa piccola, spedita come un pacco postale da una casa all’altra, da un taxi ad un bar, dal letto di una sconosciuta alla triste e solitaria panca di una scuola. Una prospettiva innocente che Scott McGehee e David Siegel hanno saputo rendere in modo straordinario, realizzando un piccolo grande film fatto di delicatezza, di mani che si incrociano e di abbracci che si negano, di occhi che trattengono le lacrime ed altri che si nascondono per non mostrarle. Senza mai scendere in facili sentimentalismi, i due registi hanno saputo condurre in porto i propri personaggi, tanto coerenti dall’inizio alla fine da spiazzare nel mostruoso finale, in realtà al tempo stesso così ricco di speranza e ottimismo da trasmettere sensazioni contrastanti, che vanno dalla malinconia alla gioia. Merito di una sceneggiatura che raramente eccede, evitando facili ‘exploit’ che avrebbero potuto portare l’intera opera su altri binari, rimasti ben saldi al terreno tra delicata colonna sonora, una solare fotografia riuscita ad inquadrare una scintillante New York e una tenerezza di fondo che si incolla allo spettatore senza mai lasciarlo andare.

A trascinare il film, oltre ad un’ipnotica Onata Aprile che mai abbandona lo schermo, una Moore sempre più madre spaventosa, fuori di testa, inaffidabile e platealmente consapevole di esserlo, affiancata da un inedito e inatteso Alexander Skarsgård, bello come al suo solito ma ‘dinoccolato’ nella postura, goffo e terribilmente dolce, e da un indifendibile Coogan, padre che fugge dalla figlia per fare carriera dall’altra parte dell’Oceano. Attori centrati all’interno di una pellicola che ha saputo con coraggio affrontare un classico della letteratura americana aggiornandolo e mutandolo, andando così a toccare un tema tanto triste ed attuale. Quello dei figli contesi e dei genitori incoscienti, talmente accecati dall’odio nei confronti dell’ex consorte da non rendersi conto del ‘terzo incomodo’, l’unico veramente innocente che andrebbe difeso, protetto e sostenuto. Ma che il più delle volte viene abbattuto da scelte egoistiche e rapporti dilaniati da rancore e ignoranza.

Mostruosità concrete che McGehee e Siegel hanno con coraggio portato avanti fino in fondo attraverso gli agghiaccianti personaggi della Moore e di Coogan, per poi regalarci un unico sorriso atteso per 95 minuti di pellicola. Quello della meravigliosa Maisie, riuscita finalmente a scoprire cosa sia la felicità.

Voto di Federico: 7.5

Quel che sapeva Maisie (Usa, 2012, What Maisie Knew) di Scott McGehee, David Siegel; con Julianne Moore, Alexander Skarsgård, Onata Aprile, Joanna Vanderham, Steve Coogan, Emma Holzer, Diana Garcia, Stephen Mailer, Samantha Buck, Joel Garland, Trevor Long, James Colby, Gil O’Brien, Mario Moise Fontaine, Kevin Cannon, Owen Shipman, Zachary Unger, Robert C. Kirk, Malachi Weir – uscita giovedì 26 giugno 2014.