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Sotto Assedio – White House Down: recensione in anteprima

Con Sotto Assedio – White House Down, Roland Emmerich gira quasi il suo Die Hard. Un omaggio agli action anni 80 e un curioso buddy movie che ha per protagonisti un agente di polizia e… il Presidente degli Stati Uniti! Ma è tutto oro quel che luccica? Magari.

pubblicato 20 Settembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 09:26

L’inizio di Sotto Assedio – White House Down è da peggior film della Storia del cinema. Diciamo che tutta la prima mezz’ora bisogna “capirla”, perché non ci si può credere. C’è Channing Tatum che parla agli scoiattoli, e c’è una bambina che si sveglia nel cuore della notte per ammirare con occhi sognanti e patriottici gli elicotteri del Presidente degli Stati Uniti che praticamente le volano sopra il tetto di casa.

Loro sono padre e figlia. Siamo a Washington: Tatum interpreta l’agente di polizia John Cale, che sogna di entrare nei Servizi Segreti per la protezione del Presidente. A fargli il colloquio c’è Finnerty (Maggie Gyllenhaal), che lo conosce bene e ne legge il curriculum non proprio brillante, dalla sua avventura in guerra (dove fu ferito) fino alle note disciplinari non proprio esaltanti dei suoi capi.

Ad aspettarlo fuori dalla stanza del colloquio alla Casa Bianca c’è Emily, la figlia che all’inizio del film guardava gli elicotteri volare in cielo. Ha 11 anni ed una passione per la politica talmente allucinante che non puoi pensare che tra qualche annetto sarà una patriottarda da prendere a schiaffi. Solo che la vuoi prendere a schiaffi per tutta la durata del film (colpa non solo del personaggio fastidioso e dell’attrice Joey King, ma anche del doppiaggio italiano).

Perso il lavoro, John porta Emily a fare un tour per la Casa Bianca: spera così di potersi ingraziare un po’ la figlioletta, che lo chiama per nome perché lo odia. John infatti è separato dalla moglie e perciò non riesce quasi mai a vedere Emily, visto anche che si scorda degli appuntamenti che ha con lei e dei suoi saggi. Durante il tour fa la sua entrata in scena James Sawyer, aka Jamie Foxx, aka Barack Obama, che al telefono parla anche con la first lady.

Dopo averla distrutta con gli alieni in Indipendence Day (simpaticamente citato in Sotto Assedio) e con una portaerei in 2012, Roland Emmerich torna sul luogo del delitto per la terza volta e sfida direttamente un altro film sullo stesso tema uscito da pochissimo: Attacco al Potere – Olympus has Fallen. Qui fa entrare in scena un gruppo armato paramilitare che tiene sotto scacco l’intero complesso: in un modo o nell’altro starà a Cale salvare il Presidente, la figlia e il paese…

Emmerich gira il suo Die Hard e il suo buddy movie, in questo omaggio palese e dichiarato agli action anni 80. Se la struttura, la trama e l’azione vengono dritti da quel tipo di cinema, Emmerich sa che gli anni 80 sono passati: perciò non si limita a fare un’operazione-nostalgia, bensì prova ad andare oltre. Prendendo quindi il modello di riferimento, tenta di sovvertirlo e adattarlo al contemporaneo.


Se gli action anni 80 più destrorsi e reazionari portavano in giro i valori reaganiani, incarnati nell’eroe di turno, in Sotto Assedio non c’è più bisogno di incarnare un bel niente in nessuno: si prende direttamente il Presidente degli Stati Uniti in carica e lo si fa combattere sul campo a fianco del manzone di turno. Così abbiamo anche il buddy movie con Obama: che, di per sé, è una definizione che sembra anche prendere in giro un po’ proprio quegli action anni 80.

Guardando il film si pensa che il regista effettivamente voglia fare un’operazione che sta a metà strada tra omaggio e parodia. Emmerich se ne frega di tutto e tutti, e segue la sceneggiatura “impazzita” di James Vanderbilt divertendosi come un pazzo, abbracciando senza problemi l’assurdo e il trash. Si libera da ogni sovrastruttura per regalare solo puro spettacolo: ma, francamente, è tutta apparenza, tutta fuffa.

Perché se è vero che Emmerich un po’ prende in giro gli action ani 80 che cammuffavano le loro intenzioni reazionarie portando in alto il potere, forse fa la stessa identica cosa: il potere lo “pettina”. Sotto Assedio è come Rambo II, solo che dall’altra parte della barricata. Obama… ops, Sawyer viene costantemente dipinto come colui che cerca la pace ovunque, ad iniziare dal Medio Oriente, bersaglio del gruppo armato, vuole l’equilibrio all’interno della sua squadra di lavoro e usa la non-violenza.

Poi, quando si trova costretto a dover uccidere, resta ovviamente “shockato”. Ci pensa però Cale a rassicurarlo: non poteva fare altrimenti, sennò il “cattivo” avrebbe ucciso lui. Tanto poi il Presidente ci mette trenta secondi a dimenticarsi di aver ucciso. Però lo spettatore non ha tempo per accorgersene, visto che l’ironia rozza ha già “normalizzato” il Presidente. Non è che però almeno gli obamiani più convinti annuseranno un po’ di puzza di forzatura e di fastidioso schematismo?

La CGI tradisce in più di una scena e non può ridare la stessa genuinità dei modelli di riferimento, e il film è troppo lungo per riuscire ad intrattenere costantemente fino in fondo. Il divertimento, poi, è costruito tutto a tavolino, compresi i rimandi, gli inside jokes, le battute, i dialoghi: tutto è finto, pre-confezionato, mai genuino. Sotto Assedio è un film di plastica: plastica disegnata in CGI, ovviamente. Infine: che qualcuno faccia scomparire Joey King dal cinema per un po’, aiuto!

Voto di Gabriele: 4

Sotto assedio – White House Down (White House Down, USA 2013, azione 137′) di Roland Emmerich; con Channing Tatum, Jamie Foxx, Maggie Gyllenhaal, Jason Clarke, James Woods, Richard Jenkins, Rachelle Lefevre, Joey King, Lance Reddick, Garcelle Beauvais. Qui il trailer italiano. Uscita in sala il 26 settembre 2013.