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Stasera in tv: “Storia di mia moglie” su Rai 3

Rai 3 stasera propone “Storia di mia moglie”, dramma del 2021 di Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca.

9 Maggio 2024 10:40

Storia di mia moglie, su Rai 3 il dramma della regista ungherese Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca, tratto dall’omonimo romanzo di Milán Füst.

Storia di mia moglie – Cast e doppiatori

Su Rai 3 "Storia di mia moglie", il dramma della regista ungherese Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca dall’omonimo romanzo di Milán Füst.

Léa Seydoux: Lizzy
Gijs Naber: Jakob Störr
Louis Garrel: Dedin
Sergio Rubini: Kodor
Jasmine Trinca: Viola
Luna Wedler: Grete
Nayef Rashed: Habib
Josef Hader: Herr Blume
Ulrich Matthes: Herr Lange
Udo Samel: Herr Voss
Sandor Funtek: Tommy
Romane Bohringer: Madame Lagrange

Doppiatori italiani

Domitilla D’Amico: Lizzy
Simone D’Andrea: Jakob Störr
Massimiliano Manfredi: Dedin
Sergio Rubini: Kodor
Jasmine Trinca: Viola
Margherita De Risi: Grete
Marco Mete: Habib
Franco Mannella: Herr Blume
Edoardo Stoppacciaro: Herr Lange
Carlo Valli: Herr Voss
Manuel Meli: Tommy
Franca D’Amato: Madame Lagrange
Luca Biagini: Mister De Vries

Storia di mia moglie – Trama e trailer

Su Rai 3 "Storia di mia moglie", il dramma della regista ungherese Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca dall’omonimo romanzo di Milán Füst.

Anni Venti. Störr (Gijs Naber) è un instancabile capitano di mare, dedito al proprio lavoro e rispettato da tutti. Un giorno, mentre si trova in un bar con un amico, scommette con lui di sposare la prima donna che entrerà nella caffetteria. È così che Jakob conosce LizzyL (Léa Seydoux), sua futura moglie. Una semplice scommessa, fatta quasi per gioco, cambierà per sempre la vita semplice e disciplinata del capitano Störr. Dai ponti di comando, si ritrova improvvisamente assieme a Lizzy in un bell’appartamento a Parigi, nonostante non sappia molto della sua misteriosa consorte. La nuova vita matrimoniale, però, si dimostra più complessa del previsto. La tranquillità del capitano Störr viene sconvolta dalla ricerca sempre più ossessiva di comprendere una donna sfuggevole, che non si fa dire da nessuno come vivere.

Curiosità sul film

  • Il film è una coproduzione Ungheria / Germania / Francia / Italia
  • Il film è stato presentato in Concorso al 74º Festival di Cannes
  • Il cast tecnico: Fotografia di Marcell Rév / Montaggio di Károly Szalay / Scenografia di Imola Láng / Costumi di Andrea Flesch
  • Le musiche originali di “Storia di mia moglie” sono del compositore ungherese Ádám Balázs (Mózes – Il pesce e la colomba, Spiral, Cream, Afterlife). Balázs e la regista Ildikó Enyedi hanno collaborato anche per il lungometraggio Corpo e anima e e per la serie tv Terapia, la versione ungherese di “In Treatment”.

Lea Seydoux – Note biografiche

Su Rai 3 "Storia di mia moglie", il dramma della regista ungherese Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca dall’omonimo romanzo di Milán Füst.

Raggiunta la popolarità con Le belle personne di Christophe Honoré nel 2008, Lea Seydoux è diventata una delle attrici più richieste della sua generazione in Francia e nel mondo. Pluripremiata, in particolare la Palma d’oro per Blue is the Warmest Colour (La Vita di Adele) di Abdellatif Kechiche al Festival di Cannes 2013, alterna con successo film d’autore e mainstream. L’abbiamo vista in Dear Prudence e Grand Central di Rebecca Zlotowski, in Farewell, My Queen e Diary of a Chambermaid di Benoît, in Saint Laurent di Bertrand Bonello e in Spectre di Sam Mendes come nuova Bond Girl. Ha recitato in The Lobster di Yorgos Lanthimos nel 2015 e in It’s Only the End of the World (È solo la fine del mondo) di Xavier Dolan nel 2016, entrambi selezionati in concorso al Festival di Cannes. Nel 2019 recita per la prima volta con Arnaud Desplechin in Roubaix, une lumière, in concorso al Festival di Cannes. Torna a Cannes con The story of my wife (Storia di mia moglie), The French dispatch di Wes Anderson e Deception di Arnaud Desplechin. Nel 2021 ha recitato in No Time To Die di Cary Fukunaga.

Gijs Naber – Note biografiche

Su Rai 3 "Storia di mia moglie", il dramma della regista ungherese Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca dall’omonimo romanzo di Milán Füst.

Tra gli attori più richiesti in Olanda, Gijs Naber ha ricevuto due volte il Golden Calf Award come ‘Miglior attore’ per il lungometraggio The Peter Pan man (2014), di Michiel ten Horn, e per la serie TV Judas (2019) in cui ha interpretato il ruolo principale. Acclamata dalla critica, la serie TV JUDAS è basata sull’autobiografia dell’avvocato Astrid Holleeder e sulla sua lotta per mettere dietro le sbarre suo fratello, il criminale olandese Willem Holleeder. Ha interpretato il ruolo principale nel film Redbad (2018) di Roel Reiné e ha recitato nel film My foolish heart (2018) di Rolf van Eijk, sull’ultimo giorno di Chet Baker. Ha interpretato il ruolo principale in Tulipani, love honour and a bike (2017), diretto dal premio Oscar Mike van Diem, che ha debuttato al Toronto International Film Festival (TIFF) ed è stato il film di apertura del Netherlands Film Festival. All’inizio della sua carriera, Gijs ha interpretato il ruolo del rapitore Cor in The Haineken Kidnapping (2011) sul rapimento del magnate della birra Freddy Heineken. Nel 2008 ha recitato in un ruolo secondario in Black Book (2008) di Paul Verhoeven. Oltre ad aver vinto per due volte il Golden Calf Award come ‘Miglior Attore’, ha ricevuto il prestigioso premio teatrale olandese The Arlecchino (2012) e il Musical Award for Best supporting actor in a Small Musical (2014).

Note di regia

Su Rai 3 "Storia di mia moglie", il dramma della regista ungherese Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca dall’omonimo romanzo di Milán Füst.

Finora ho scritto le sceneggiature di tutti i miei film basandole su mie idee originali. Per la prima volta mi cimento con l’adattamento di un romanzo, con l’intenzione di servire i pensieri e la mente di uno scrittore che ammiro profondamente fin dalla mia adolescenza. Ma, di sicuro, posso farlo solo a modo mio. Milán Füst ci offre una storia: una bella trama ricca di colpi di scena, sorprese, un giro sulle montagne russe delle emozioni. Ci guida attraverso l’indagine emotiva di Jakob Störr con la suspense di un buon racconto poliziesco. Il mio intento primario è di raccontare bene questa storia. Non voglio che il mio ego ostacoli l’incontro del pubblico con questo racconto squisito e gentile. Voglio trascinare lo spettatore nelle profondità del mondo di Jakob Störr, l’affascinante capitano di vascello naufragato sulla terraferma. Poiché il cinema lavora sulla mente e sull’anima in modo assai diverso dalla letteratura, ho dovuto apportare grandi cambiamenti, lasciare fuori personaggi importanti, crearne di completamente nuovi, aggiungere eventi drammatici e, soprattutto, progettare uno stile narrativo profondamente diverso. Ma lo scopo di tutti questi cambiamenti è quello di servire la complessità della fonte letteraria originale. Questo film perciò non è ‘ispirato’ al romanzo, ma è un suo adattamento realizzato da una regista mossa da un profondo rispetto per l’autore. La trama apparentemente – ma solo apparentemente – classica, servirà ad aprire l’animo degli spettatori, a prepararli ad accogliere gli strati nascosti dentro questa storia di gelosia coniugale. Ho usato questo strumento in molti dei miei film. Il mio XX secolo, ad esempio, il mio primo lungometraggio, usa lo schema classico della commedia degli equivoci che si serve di gemelle intercambiabili. Nel caso di Storia di mia moglie, la particolarità del mio sguardo risiede nei dettagli. Anche in questo caso non intendo apportare innovazioni dirette, mi astengo dall’uso di gesti apertamente cinematografici tipici del film d’autore. Il tocco personale è nascosto nei dettagli. Il film dovrebbe nascere nella mente e nell’anima di ogni singolo spettatore, nella propria immaginazione. Anche se per me si tratta di un film profondamente personale, la somma totale degli elementi che sento come importanti da raccontare sarà compresa unicamente attraverso questo gigante goffo dal cuore grande che è Jakob Störr. Jakob Störr sono io. [Ildikó Enyedi]

Il romanzo originale

Milán Füst è nato nel 1888. Suo padre era un funzionario pubblico. Si laureò in giurisprudenza e poi insegnò a Budapest. A causa del suo coinvolgimento nella rivoluzione del 1918, fu messo in pensione. Ha viaggiato molto in tutta Europa. Nel 1947 divenne professore associato di estetica a Budapest. Sebbene abbia scritto romanzi e opere teatrali, è noto soprattutto come poeta e saggista. Fu associato all’influente rivista ungherese Nyugat (Ovest) dalla sua fondazione nel 1908 fino alla sua scomparsa nel 1941. Morì nel 1967. Il suo romanzo più famoso, La storia di mia moglie (A feleségem története), è stato pubblicato nel 1942. Passò quasi inosservato fino al 1958 quando venne pubblicato in Francia da Gallimard per poi essere tradotto successivamente in una dozzina di lingue. Il romanzo valse all’autore la candidatura al Premio Nobel nel 1965, poco prima della sua morte.

Lui è grande e grosso, una sorta di Orson Welles impacciato e maldestro. Lei è minuta, graziosa, civettuola. Lui è chiuso, solitario, brusco, diffidente. Lei è espansiva, gentile, capricciosa, arrendevole. Lui non ride mai. Lei ride sempre. Eppure, l’unione tra il capitano di lungo corso Jacques Stör e sua moglie Lizzy non è fondato sull’attrazione tra due opposti temperamenti: nasce invece dall’incontro di due anime irrequiete e disilluse, “che procedono in parallelo verso il nulla” in un crescendo di rancori e malintesi, scenate furibonde e riconciliazioni provvisorie, rimanendo sempre profondamente estranee l’una all’altra. Ciò nonostante la loro è la storia di un amore che vive al di là della morte.

Il romanzo “La storia di mia moglie” è disponibile su Amazon.

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