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The Giver – Il mondo di Jonas: recensione

Il classico distopico di Lois Lowry approda al cinema in un adattamento “Young Adult” visivamente intrigante, ma poco coraggioso.

pubblicato 15 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 22:12

Vent’anni ci sono voluti affinché uno dei capisaldi del genere distopico scritto da Lois Lowry arrivasse su grande schermo e The Giver – Il mondo di Jonas non sarebbe divenuto realtà se non ci fosse stato il successo globale di altri due adattamenti “Young Adult” come l’Hunger Games di Suzanne Collins e il recente Divergent di Veronica Roth, entrambe opere sulla carta debitrici del classico della Lowry e che invece, cinematograficamente parlando, diventa esso stesso debitore di un format ben rodato con un protagonista che diventa il “divergente” del caso in una società utopistica che si rivelerà fallace e totalitarista.

La trama di The Giver – Il mondo di Jonas ci porta in una grigia e omologante comunità post-apocalittica dove si è deciso di costruire un’utopistica società sulle rovine di un genere umano schiavo dei propri istinti.

In questa comunità la diversità è al bando ed emozioni come dolore e amore sono state estirpate grazie ad un farmaco somministrato quotidianamente, ed è compito di una figura nota come Donatore (Jeff Bridges) custodire le memorie dell’umanità tenendole lontane dalla comunità e al momento giusto passare il compito ad un nuovo giovane custode chiamato “Raccoglitore”, il cui compito sarà prendere su di sé l’enorme fardello.

Tutto sembra scorrere pacifico nella comunità, almeno fino a quando la scelta del giovane Jonas (Brenton Thwaites) come nuovo “Raccoglitore di memorie” non porterà ad una ribellione di quest’ultimo che, di nuovo dotato di sentimenti ed emozioni, scoprirà che l’idealizzata comunità in cui vive è in realtà una società totalitarista in cui ogni diversità viene estirpata senza pietà, società che presto dovrà fare i conti con le proprie terrificanti azioni, messe in atto in nome di un folle tentativo di cancellare ogni traccia dell’anima, cuore pulsante dell’essere umano.

The Giver – Il mondo di Jonas soffre di una certa inadeguatezza rispetto alla potenzialità del materiale originale, durante la visione del film si percepisce l’enorme forza del messaggio intrinseco alla trama che va oltre libro e film e si poggia sul concetto di libertà individuale e sulla scelta di essere diversi in una società che tenta di codificare anche le emozioni, come peraltro accade nella realtà odierna in cui anche il bisogno di distinguersi ad ogni costo viene inesorabilmente influenzato, finendo spesso per trasformarsi in un ulteriore moto di omologazione.

Allestito visivamente in maniera egregia, grazie anche ad un passaggio cromatico dal bianco e nero al colore che segue evoluzione emotiva e consapevolezza del protagonista, il film di Philppe Noyce prova a imbrigliare in immagini un concetto dirompente che purtroppo non trova la giusta dimensione filmica se non quando tenta, attraverso i flashback del protagonista, di raccontarci i ricordi di un’umanità che fluiscono su schermo come un mix di immagini di indubbio impatto emotivo, ma che nella loro controparte oscura, quella del dolore rispetto all’amore, avrebbero dovuto essere più schiette e meno accomodanti, ma questo è un altro elemento sacrificato nel processo di trasposizione che punta ad omologare un prodotto onde renderlo fruibile ad un preciso target di pubblico e allora ci chiediamo, può un film narrare di una lotta contro l’omologazione quando egli stesso ne rappresenta un esempio?

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The Giver – Il mondo di Jonas quindi si rivela una contraddizione in termini, da una parte non riesce a distaccarsi da un format quello degli adattamenti “Young Adult” che ne tarpa inevitabilmente le ali, dall’altra quella innegabile percezione di un film che avrebbe potuto regalare tanto se solo fosse stato approcciato in maniera più coraggiosa, evitando di banalizzarne l’anima cercando di trasformarlo in qualcosa d’altro e qui la totale mancanza di elementi “action” posti al centro di adattamenti come Divergent e Hunger Games non fa che impoverire il corpo del film di Noyce rendendolo godibile, ma non incisivo come avrebbe potuto e dovuto essere.

Letto in questo modo analitico The Giver – Il mondo di Jonas risulta un’opera figlia del compromesso, ma è anche vero che al suo interno vi sono elementi concepiti per arrivare allo spettatore più sensibile e ricettivo, e qui entra in gioco la parte emotiva dell’opera che purtroppo spesso quando si stilano recensioni diventa un orpello da evitare.

Vogliamo quindi chiudere la nostra recensione con ciò che ci ha colpito a livello meramente emotivo, vedi la capacità di alcune immagini di amplificare e veicolare emozioni e messaggi importanti e di trasmetterli con semplicità allo spettatore. Ci riferiamo a sensazioni che esulano dal didattismo cinefilo o dal consueto cinismo ad oltranza che affligge la nostra epoca, immagini che mostrandoci la gioia di un bambino piuttosto che l’amore di un genitore raggiungono il loro culmine nel finale del film, quando l’onda dei ricordi e delle emozioni si materializza in un catartico tsunami di gioia, tristezza e ritrovata consapevolezza, una parte del film in cui si percepiscono reminiscenze del pensiero alla base del romanzo originale che abbiamo fruito con particolare partecipazione e che ci hanno indiscutibilmente lasciato qualcosa.

Voto di Pietro: 6

The Giver – Il mondo di Jonas (dramma – fantascienza / USA 2014). Un film di Phillip Noyce. Con Meryl Streep, Jeff Bridges, Brenton Thwaites, Alexander Skarsgård, Katie Holmes. Odeya Rush, Cameron Monaghan, Taylor Swift, Emma Tremblay. Al cinema dall’11 settembre 2014.

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