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The Gray Man, recensione: un Jason Bourne da fumetto e sotto steroidi per i Fratelli Russo

Leggi la recensione di Blogo dell’adrenalinico thriller d’azione “The Gray Man” con Ryan Gosling e Chris Evans, già disponibile su Netflix.

23 Luglio 2022 14:52

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I Fratelli Anthony e Joe Russo tornano a fare squadra per il loro terzo film concepito al di fuori dall’Universo Cinematografico Marvel, stavolta si tratta di un adattamento di The Gray Man, basato su una serie di romanzi bestseller dello scrittore Mark Greaney, che non solo ha già pubblicato ben undici libri della serie, con un dodicesimo dal titolo “Burner” in uscita nel 2023, ma ha anche collaborato con Tom Clancy per la serie Jack Ryan proseguendo il lavoro di Clancy sulla serie dopo la morte dello scrittore.

“The Gray Man” è stato annunciato per la prima volta nel 2011, con il regista James Gray (Civiltà perduta) che avrebbe diretto Brad Pitt, e successivamente ne venne annunciata una versione al femminile diretta da Christopher McQuarrie (Jack Reacher) con Charlize Theron protagonista. Anche se nessuna di queste due versioni è mai stata realizzata, Gray dirigerà successivamente Brad Pitt nel dramma fantascientifico Ad Astra e Charlize Theron interpreterà una letale spia nell’Atomica bionda di David Leitch. “The Gray Man” finisce quindi bloccato in una lunga fase di sviluppo fino al 2020, quando i fratelli Russo si mettono al timone e dirigono da una sceneggiatura scritta insieme al duo Christopher Markus e Stephen McFeely, già collaboratori dei Russo per tutti i film dell’UCM e autori delle sceneggiature della trilogia Le cronache di Narnia e del Pain & Gain – Muscoli e denaro di Michael Bay.

Netflix e i Russo investono ben 200 milioni di dollari in “The Gray Man” fiduciosi che, visto il prolifico autore dei romanzi originali, si possa creare un solido franchise alla “Jason Bourne” tanto per intenderci, ma i Russo decidono di semplificare la parte spionistica del materiale originale per puntare ad una storia di fondo ridotta all’osso e che include dirigenti corrotti della CIA, un team segreto di ex detenuti trasformati in assassini, una risorsa (il Sierra Six di Ryan Gosling) che mette mano su file compromettenti e viene braccato dall’Agenzia per tutta l’Europa. Naturalmente non poteva mancare un cattivo a tutto tondo, in questo caso un divertente Chris Evans con baffetti d’ordinanza che dopo aver abbandonato il ruolo di Captain America prova a scrollarsi di dosso l’etichetta di bravo ragazzo interpretando un assassino psicopatico senza freni inibitori.

Come abbiamo premesso nel titolo, il Sierra Six di Gosling è un Jason Bourne sotto steroidi che, letteralmente torturato da un padre violento durante l’infanzia, diventa una macchina per uccidere praticamente inarrestabile, e da il suo meglio durante i frenetici scontri corpo a corpo che ricordano le coreografie di John Wick. I Russo spingono sull’acceleratore e rendono l’intero film un vero e proprio giro sulle montagne russe con sparatorie da antologia, quella che si svolge a Praga è a dir poco memorabile, condite da qualche eccesso, vedi l’intro a Bangkok e il lancio dall’aereo che risultano sequenze un po’ troppo cariche a livello  visivo e sonoro, che finiscono per diventare confusionarie. Detto ciò, con movimenti di macchina ipercinetici, strizzatine d’occhio a John Woo e una colonna sonora dagli echi “bondiani” ad opera di Henry Jackman (Kingsman, Jack Reacher, Tyler Rake), su schermo si consuma una trama senza fronzoli o colpi di scena, al totale servizio di un intrattenimento duro e puro di cui i Fratelli Russo si dimostrano maestri.

Chi pensava a “The Gray Man” come ad un mix di Jason Bourne e Jack Ryan potrebbe andare incontro ad una delusione, il film dei Russo è più un mix di The Kingsman e Mission: Impossible con un pizzico del Bond più moderno (la presenza di Ana de Armas non è un mero caso). A fare le spese del testosteronico carisma dei due protagonisti è tutto il resto del cast, che passa sullo schermo senza lasciare troppa traccia di sé, parliamo di attori del calibro di Billy Bob Thornton e Alfre Woodard, ma questo è il prezzo da pagare per un giro di giostra da 200 milioni di dollari, e bisogna ammettere che noi un altro giro sulla giostra dei Russo lo faremmo davvero volentieri.

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