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The Judge: Recensione in Anteprima

Un ritratto familiare fa da sfondo ad un thriller giudiziario misto a commedia. Esperimento di David Dobkin, The Judge si affida quasi in toto a Robert Downey Jr. e Robert Duvall, rispettivamente mattatore e spalla sui generis di questo dramma da provincia americana

pubblicato 14 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:24

Storia generazionale, di colpe dei padri che, in un mo(n)do o nell’altro ricadono sui figli, The Judge mescola più elementi sì da tirarne fuori un pittoresco thriller giudiziario essenzialmente imperniato sulle performance dei suoi attori. Meglio chiarirlo subito che Robert Downey Jr., com’era lecito supporre, sia il protagonista e al contempo il mattatore di quest’ibrido di David Dobkin. Prodotto figlio di Hollywood, la cui paternità in questo film è indiscussa non solo per via del cast (Robert Duvall tra gli altri), The Judge ripercorre non una bensì più vite. Tutte legate alla famiglia Palmer, che è rimasta in un paesino dell’Indiana mentre Hank, il secondo di tre figli, è scappato a Chicago per imporsi.

È così è stato: Hank (Downey Jr.) è un avvocato di successo, oltremodo spietato, famoso per scagionare dalle accuse più scabrose i più improbabili personaggi; purché paghino, e salato pure. Ma queste sono le prime avvisaglie, perché, come in tutte le storie a sfondo giudiziario che rispettino, è in un’aula di tribunale che si consuma il prologo (così come l’epilogo). La madre di Hank muore improvvisamente, al che il figlio è tenuto malvolentieri a tornare a casa, da un padre con cui ha un pessimo rapporto, un fratello ritardato ed un altro, il maggiore, messo non tanto meglio.

Qui parte il film perché a questo punto si comincia a capire dove The Judge voglia andare a parare, ovvero in questo burrascoso rapporto tra un padre e un figlio che non si tollerano eppure non possono fare a meno di amarsi. L’occasione per mettere i celeberrimi puntini sulle i è un tragico avvenimento che vede il giudice Palmer, ovvero il padre di Hank, principale indagato per un omicidio. La vittima è un ex-condannato proprio da una sentenza dell’attempato giudice; inoltre le prove, solide, sono decisamente a sfavore di Palmer senior.

Dobkin segue la vicenda su questo doppio binario, uno inerente al processo, mentre dall’altra parte si consumano quei conflitti personali che per troppo tempo si sono protratti senza alcuna risoluzione. L’approccio è di quelli che tendono ad alleggerire un contesto contraddistinto da avvocati diavoli e omicidi, con il personaggio di Downey Jr. sulla falsa riga del ben più noto Tony Stark: brillante, sempre con la battuta pronta; insomma, una sorta di Iron Man in completo Armani al posto dell’armatura. Un carico da commedia a dire il vero discretamente dosato, perché The Judge non manca di colpire assestando colpi estemporanei, come nella scena in cui Hank aiuta il padre in seria difficoltà mentre si trova in bagno.

Due linee che si sviluppano influenzandosi reciprocamente, quasi a voler evidenziare l’impossibilità di pensare ai due uomini protagonisti avulsi dalle rispettive professioni, che per entrambi rappresentano molto più che una mera fonte di guadagno. Sebbene senza strafare, ha comunque un suo perché assistere al percorso compiuto da padre e figlio Palmer, tra reiterati conflitti ed avvicinamenti che si alternano per buona parte del film. Dove, come già detto, brilla la stella di Downey Jr., ma anche i vari Duvall, D’Onofrio e il redivivo Billy Bob Thorton si muovono con discreta disinvoltura nell’ambito di un progetto che segue le orme del thriller classico, condendolo però con questa mistura di ingredienti tratti da più generi.

Ne viene dunque fuori un’opera che dura almeno una ventina di minuti di troppo, perché l’impressione è che in meno tempo potevamo ugualmente essere edotti circa le vicende e la crescita che riguardano i vari personaggi protagonisti. Tutti appartenenti ad un’America che è quella delle province, periferica e dunque intrigante perché in fin dei conti mondo a sé. In tal senso The Judge si mostra alquanto parsimonioso, dato che lo sfondo è tale dall’inizio alla fine, ed oltre a vaghi accenni (come quello a Reagan quale modello) per lasciare intendere il ritardo culturale che domina certe zone non si va.

E a dispetto delle buone prove d’attore, questa parabola familiare rimane a metà strada tra il prodotto tendente all’emozione “facile” e l’opera leggermente più seria, che non a caso deve ricorrere più volte a certe battute estemporanee per amore di stemperare l’atmosfera. Chi volesse sperimentare siffatto ibrido si accomodi, conscio però di una durata non esattamente “economica” ed un ritratto che intrattiene senza però dire nulla di nuovo. Né sui suoi personaggi, né tanto meno sulle dinamiche che li riguardano. Dove però vincono certe scene, come quella in cui Hank si profonde in un pestaggio puramente verbale all’interno di un bar ai danni di un energumeno poco raccomandabile che ha alzato la cresta, nonché quella in tribunale quando tocca scegliere i membri della giuria, a suo modo decisamente efficace.

Voto di Antonio: 6

The Judge (USA, 2014) di David Dobkin. Con Robert Downey Jr., Robert Duvall, Vera Farmiga, Billy Bob Thornton, Vincent D’Onofrio, Jeremy Strong, Dax Shepard, Leighton Meester, Sarah Lancaster, David Krumholtz, Balthazar Getty, Emma Tremblay, Ian Nelson, Grace Zabriskie e Ken Howard. Nelle nostre sale da giovedì 23 ottobre.