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Vandal: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2013

Torino Film Festival 2013: esordio imperfetto quello di Hélier Cisterne, ma con una bella storia, una regia dagli spunti interessanti ed una musica da applausi. Ecco Vandal: tra coming-of-age, dramma sociale e noir. In concorso.

pubblicato 29 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:47

Non è privo di imperfezioni l’esordio alla regia di Hélier Cisterne, parigino classe 1981. Il suo Vandal qualche pecca ce l’ha, ma ha anche molti punti a favore che fanno alzare il sopracciglio. Il film innanzitutto ha varie anime al suo interno: il coming-of-age, il dramma sociale e addirittura il noir.

Figlio di genitori separati – madre francese e padre magrebino – e con un pessimo rapporto con la prima, il quindicenne Chérif viene mandato a vivere con gli zii nella città del padre, con cui il ragazzo non ha contatti dal divorzio, avvenuto ormai 4 anni fa. La speranza è che, cambiando ambiente, il ragazzo possa mettere la testa a posto.

Dagli zii la vita è in effetti piuttosto tranquilla e il cugino è il classico bravo ragazzo, timido e introverso. O almeno questo è ciò che sembra, fino alla sera in cui il ragazzo porta Chérif nel suo vero ambiente, rivelandogli un nuovo mondo: quello della sua banda clandestina di graffittari chiamata Ork.

Uno degli scopi della banda, che ha pure un nascondiglio segreto, è quello di rintracciare e scoprire l’identità del celebre Vandal, un graffittaro solitario che da solo riesce in imprese pazzesche. Vandal ha segnato praticamente anche le mura più difficili e alte della città con la sua arte e la sua firma, ma gli Ork non vogliono essere da meno.


Il regista, anche co-sceneggiatore assieme a Gilles Taurand e Katell Quillévéré, riesce a rendere credibile ogni aspetto del percorso di Chérif (interpretato dal bravissimo Zinedine Benchenine, alla sua prima prova da attore). Da una parte abbiamo un lato da coming-of-age con tanto di storia d’amore con una ragazzina, l’amica di scuola che prova a insegnare al protagonista a studiare. Dall’altra parte abbiamo addirittura un noir, con tanto di missioni, “colpi” e tanto altro.

Erano poi vere le voci secondo le quali stilisticamente ci fosse qualcosa alla Michael Mann in Vandal. Si veda ad esempio il gusto con cui Cisterne riprende le scene notturne: c’è qualcosa che sembra uscito fuori da Heat o Collateral, pur con tutte le ovvie e dovute differenze, certo… C’è pure una certa energia in questo Vandal, anche se bisogna ammettere che nella seconda metà gira inspiegabilmente un po’ a vuoto.

Ma Cisterne ha davvero gusto, e basterebbe la scena in cui il protagonista assiste per la prima volta alla “creazione” di un graffito di gruppo a testimoniarlo. Se il buongiorno si vede dal mattino potrebbe essere un nome su cui puntare in futuro. Chi ad esempio oggi sceglierebbe per un film del genere la musica di Ulysse Klotz (autore delle sonorità ipnotiche dell’ottimo L’âge atomique, diretto dalla sorella), che sta tra Vangelis e l’elettronica contemporanea?

C’è poi un altro aspetto in cui Vandal trova un suo interesse, ed è quello del dramma sociale, che entra ovviamente a gamba tesa nella vita e nelle esperienze di Chérif. Questa bella storia di formazione è infatti più che altro un percorso di presa di coscienza della propria identità sociale, che corrisponde poi al proprio posto nel mondo. Il modo in cui alla fine Chérif capisce qual è il suo “ruolo” (e non è per forza un ruolo da “buono”…) è a suo modo commovente.

Voto di Gabriele: 7

Vandal (Francia 2013, drammatico 84′) di Hélier Cisterne; con Zinedine Benchemine, Chloé Lecerf, Emile Berling, Jean-Marc Barr, Brigitte Sy, Kévin Azaïs, Ramzy Bedia, Marina Foïs, Corinne Masiero, Isabelle Sadoyan, Sophie Cattani, Sava Lolov. Qui il trailer.

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