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Venezia 64: quinto giorno di Gabriele

La rivolta al Lido è verde. E la causa ha un solo nome: l’accredito cinema. Grandi lamentele per il fatto che i posti liberi nelle sale occupate dagli accrediti press e industry (in parole povere: i più fortunati) non vengano riempiti con gente col pass verde, e lamentele per orari e proiezioni di film interessanti

3 Settembre 2007 16:52

La rivolta al Lido è verde. E la causa ha un solo nome: l’accredito cinema. Grandi lamentele per il fatto che i posti liberi nelle sale occupate dagli accrediti press e industry (in parole povere: i più fortunati) non vengano riempiti con gente col pass verde, e lamentele per orari e proiezioni di film interessanti quanto meno bislacchi. Che senso ha fare una proiezione del film italiano Non pensarci in Sala Volpi, che ha “ben” 160 posti a sedere e gli accrediti sono circa… ehm, quanto mi hanno detto? 8000! Siamo qui per informarvi anche di questo, ma purtroppo non scopriamo l’acqua calda.

Veniamo ai film di ieri, una domenica full of people in cui era impossibile anche trovare posto ai tavoli. Le pluie des prunes di Frédéric Fisbach (nella sezione Giornate degli autori) è un film decisamente garbato e dolce sul rapporto tra un commediografo che deve adattare un suo testo teatrale per il Giappone, dove si trasferisce per un periodo, e sua nonna, che ha avuto un ictus e non parla più. Fisbach casca un po’ nel tranello di “rifare la Coppola” e il suo Lost in Translation, soprattutto nella difficoltà di comunicare con una lingua diversa e nel capire una civiltà diversa. Per fortuna che il rapporto tra i due protagonisti è descritto in modo sincero e delicato, con una scena finale davvero tenera e soddisfacente.

Small Gods del belga Dimitri Karakatsanis (nella sezione Settimana della critica) narra la storia di un viaggio di tre persone (due ragazze e un ragazzo) che non si conoscono e imparano a farlo lungo il viaggio. Capiremo perchè viaggiano assieme e la loro psicologia grazie al racconto di una delle due ragazze, che si confida con uno psicologo, raccontando tutto ciò che le è successo, iniziando da un incidente in macchina che è costato la vita al figlioletto. Ecco un film decisamente “drogato”. Drogato nel ritmo, tranquillo e quasi sotto l’effetto di marjuana, ma comunque interessante; drogato nelle inquadrature e nel montaggio; drogato nella fotografia (un po’ furbetta, ma fa il suo effetto). Fra alti e bassi, lungo la pellicola, in più di un’occasione ci si chiede però se il regista ci è o ci fa: inserisce qualche simil-gag comica che però lascia un po’ l’amaro, anche perchè potevano non starci, e rischia il ridicolo in una scena. Ma il finale, decisamente triste, rimette tutto a posto.

In realtà però il film più bello di oggi per il sottoscritto è stato San (Umbrella) del cinese Du Haibin, nella sezione Orizzonti Doc (che già con un film batte tutti gli Orizzonti “fiction”). Il film sembra essere nato quasi da una costola della parte più documentaristica dello scorso Leone d’Oro, il bellissimo Still Life di Jia Zhang-ke: ha il suo stesso sguardo, che lascia giudicare allo spettatore ma allo stesso tempo lo porta a farsi una ben determinata idea di ciò che sta guardando. E anche il tema ricorda Still Life: il doloroso passaggio del progresso lungo la tradizione, che ormai è mutata. Lo dimostrano tutti i giovani che si spostano dalle campagne per andare in città: lo scopo, quello di trovare un lavoro. Qualsiasi lavoro. Costruttori di ombrelli, lustrascarpe, e anche arruolarsi nell’esercito va bene piuttosto che fare una vita di stenti in campagna, dove nulla è sicuro e si potrebbe anche finire senza alcun soldo. Film dal tempo lento e non per tutti, è un’interessantissima riflessione di conseguenza anche sul futuro, e per noi occidentali una nuova occasione per continuare a scoprire una realtà lontana, ma non troppo.

Si finisce con una proiezione alle 00.30 de I tre banditi: non me lo sono goduto troppo per la stanchezza, ma vederlo al cinema, come tutti gli eventi di questa mostra, fa il suo gran effetto.

Avvistati Rupert Everett, Colin Farrell, Tinto Brass e… Patrizia Pellegrino…
Domani si ricomincia coi film in concorso da dove li avevamo lasciati, ossia con The assassination of Jesse James, e le anteprime dei nuovi Chabrol e Jia Zhang-ke.

Festival di Venezia