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Berlino 2013 – The Grandmaster: la recensione del film di Wong Kar-wai su Ip Man

La Berlinale, il festival del cinema d’inverno nella capitale tedesca, ha aperto oggi le danze con la proiezione in anteprima europea di The Grandmaster, l’annunciato nuovo film del regista di Hong Kong, Wong Kar-Wai, che viene presentato fuori competizione ma nella sezione ufficiale, visto che lo stesso Wong è direttore della giuria internazionale che assegnerà gli Orsi, i tradizionali premi della competizione.

pubblicato 7 Febbraio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 17:47

Wong Kar-Wai è diventato celebre in Italia, ma un po’ in tutto il mondo occidentale, per i suoi film a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, con titoli come Fallen Angels (1995), Hong Kong Express (1994), In the Mood for Love (2000) e più recentemente con My Blueberry Nights (2007), con un cast hollywoodiano che include Natalie Portmann.

Sono film in cui il dialogo prevale sull’azione e in generale le emozioni e i toni, sui movimenti. The Grandmaster si inserisce però in un altro filone tematico del regista, e si rifà più a film come il primissimo As Tears Go by (1988) o ancora Ashes of time (1994), un film basato sul romanzo di arti marziali di Jin-Yong.

Così come annunciato dal titolo dunque, The Grandmaster è un film di arti marziali, che si presenta come un mix esplosivo di grandi scene coreografiche, senza tralasciare i temi classici di questo autore dell’amore e della perdita. È un film potente e imprendibile per gli amanti del genere ma in cui il risultato finale appare più come una somma di momenti straordinari che un vero tutt’uno concluso, e in cui alcuni personaggi mancano della profondità necessaria.

Il film, annunciato in una conferenza stampa dallo stesso regista già nel lontano 2002, era stato concepito come bio-pic del maestro Ip Man, esponente di spicco dell’arte di combattimento wing-chun, che annovera studenti tanto illustri come Bruce Lee.

Ip, interpretato dall’attore Tony Leung Chiu Wai, si presenta all’inizio della storia come la figura centrale più o meno secondo le aspettative. Presto però emerge chiaramente che un’altra figura è centrale nello svolgimento della storia, si tratta di Gong Er (Zhang Ziyi), figlia e erede del maestro di arti marziali Gong Yutian, esponente di una corrente di arti di combattimento del nord e avversa a quella di Ip.

Nel Golden Pavillon, un bordello di lusso frequentato da esponenti di spicco delle due correnti di arti marziali, la storia di Ip Man si incrocia prima con quella di Gong padre e successivamente con quella della figlia. Una delle scene più spettacolari si svolge all’interno di questo scenario ed è un duello tra Ip Man e Gong Er. L’intreccio include inoltre un omicidio d’onore, una promessa di vendetta e un’attrazione proibita. È una trama fin troppo densa per un film di Wong, però la storia è diluita in molti anni e i personaggi con le loro sofferenze e sentimenti rimangono in primo piano.

È evidente che dietro a quello che si vede c’è molto più di un film e tra i giornalisti alla Berlinale già girano voci di un sequel. Il taglio originale di Wong per questo film era stato di quattro ore. Ciononostante la produzione aveva già imposto al regista di sfrondare significativamente. Il montaggio è stato un lungo travaglio e l’anteprima cinese è stata rimandata più volte, in alcune occasioni anche di pochi giorni. Alla fine il film è uscito con una durata di 130 minuti, considerati troppi dal mercato occidentale che ha imposto un ulteriore taglio di 15 minuti per il festival berlinese.

I tagli si traducono in personaggi non totalmente riusciti, anche se non sono quelli centrali, e la sensazione di troppi spunti che si perdono nel nulla, scene che sembrano anticipare trame che non avverranno mai. Non in questo primo film, almeno. Chi vi scrive ha lasciato il cinema con troppe fila ancora da tirare e troppi possibili finali da vedere. I momenti degni di nota sono tanti. Come per esempio l’impeccabile fotografia di un funerale che si svolge nella neve, ma come detto all’inizio il film nel suo complesso non è che la somma di alcuni momenti formidabili, senza arrivare ad essere un prodotto completo.

Recensione e Voto di Laura Lucchini: 7 e mezzo
Profilo Twitter: @NenaDarling

Voto di Gabriele: 8

The Grandmaster (Yi dai zong shi – Hong Kong/Cina 2012 – Biopic) di Wong Kar-wai conTony Leung Chiu-Wai, Zhang Ziyi, Chen Chang. Ecco il trailer.

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