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La scelta di Barbara: Recensione in Anteprima

Orso d’Argento all’ultimo Festival di Berlino, La scelta di Barbara riporta il cinema tedesco a dover fare i conti con il proprio recente passato. Il passato oppressivo della DDR, già visto in sala negli ultimi anni con due titoli tanto celebri quanto differenti, ovvero Le Vite degli Altri e Good Bye, Lenin!.

pubblicato 10 Marzo 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:51

Christian Petzold, qui regista ed anche sceneggiatore, ci porta proprio nella Germania Est degli anni 80. Una Germania diversa da quella precedentemente rappresentata dai suoi colleghi registi, perché tutt’altro che cupa e depressiva, bensì solare e ariosa, ma comunque limitata dall’onnipresente controllo del Partito Comunista, che di fatto monitorò passo passo centinaia di migliaia di vite.

Un paese oppresso da contrapporre all’amore dei suoi singoli cittadini, costretti a dover quotidianamente convivere con regole ferree ed impresentabili, tanto da costringerli a fare delle ‘scelte’. Scelte esistenziali, qui rappresentate dal volto apparentemente privo di emozioni di una sempre più brava Nina Hoss, Orso d’argento al festival di Berlino come migliore attrice per Yella, titolo del 2007 dello stesso Petzold. Costruendo il film come un thriller a tinte romantiche all’ombra della Stasi, il regista pennella una storia tanto angosciante quanto piena di speranza, riportando in sala una Germania divisa, da un muro di costrizioni, passioni e tensioni.



Estate 1980. Barbara è un medico di poche parole. Capace nel suo lavoro, ma ‘colpevole’ di aver richiesto un visto di espatrio dalla Germania dell’est. Non l’avesse mai fatto. Per punizione viene trasferita da Berlino in un piccolo ospedale di campagna. Qui è lontana da tutto e tutti, ma soprattutto dal suo unico vero amore, Jorg, che vive in occidente e che sta già pianificando la sua fuga dalla Germania. Costretta ad ‘aspettare’, Barbara inizia così a vivere la propria nuova vita. In disparte, in silenzio, distante, da colleghi e vicini di casa. Se come pediatra è inappuntabile, nella vita privata Barbara si allontana da chiunque osi avvicinarsi a lei. Perché c’è un futuro con Jorg da pianificare nei minimi particolari. Peccato che il suo capo, Andre, entri a gamba tesa nella sua vita. La avvicina, le parla, dispensando consigli e sorrisi. Ed è qui, dinanzi a questa inattesa apertura ‘umana’, che le certezze di Barbara iniziano a sgretolarsi. Perché il presente della donna muta passo passo, tanto da ‘costringerla’ a fare una scelta. Clamorosa e senza ritorno…

Un thriller politico. Un giallo. Un dramma. Una storia d’amore. La scelta di Barbara è tutto questo e molto altro. Perché Christian Petzold ha avuto il merito di costruire una storia tesa, criptica e in grado di seminare verità scena dopo scena, andando così a coprire i tanti quesiti disseminati lungo il percorso. Chi è Barbara, e da cosa sta fuggendo, ma soprattutto, cosa e con chi sta complottando? Cosa vuole Andre? E la Stasi, che controlla la donna giorno dopo giorno, passo dopo passo? Quale sarà la scelta a cui Barbara dovrà per forza di cose rispondere? Attraverso una scelta stilistica ben precisa, fatta di dialoghi scarni, scenografie stranamente ‘affascinanti’, anche se appartenenti alla provincia della Germania Est degli anni 80, e una sceneggiatura portatrice sana di suspance, il regista tedesco dà vita ad un film inusuale, perché difficilmente indirizzabile verso un genere preciso.

Trascinata da una sontuosa Nina Hoss, sempre più volto del cinema tedesco, la pellicola torna a dar luce ad un’epoca storica neanche troppo lontana, fatta di intrighi e controlli, di obblighi e palesi violazioni dei diritti civili, nascondendosi dietro il velo della trama romantica per ricostruire una pagina mai del tutto dimenticata. Personaggi misteriosi, le cui figure verranno esplicitate solo con il passare dei minuti, dando così forza ad uno stato di tensione che travolge lo spettatore, volutamente costretto a porsi domande, fino al finale rivelatore intelligentemente costruito da Petzold. Se l’attenta e quasi maniacale ricostruzione storica degli interni stupisce, ne La scelta di Barbara è l’inconsueto taglio registico ad ammaliare, perché perfettamente in linea con gli ultimi anni della Germania dell’Est. Un Paese impaurito, diffidente, solitario, silenzioso, sfiduciato, represso, complottista, oppresso, costretto il più delle volte a mentire e costantemente sorvegliato, persino in amore.

Nel volto terrorizzato, misterioso, glaciale e quasi perseguitato di Nina Hoss riviviamo gli anni di un muro che divise un Paese, incredibilmente privato anche dei sentimenti, se posizionati su due fronti opposti. Una realtà storica qui rivisitata con bravura dal talentuoso Petzold, riuscito nell’impresa di costruire una apparentemente ‘semplice’ storia d’amore all’interno di un’epoca cupa e dolorosa, fatta di perquisizioni e restrizioni. Fino alla scelta finale, folle ma umanamente quasi obbligata, a cui Barbara saprà finalmente rispondere con un sorriso. Il primo dell’intera pellicola, perché sincero, in grado di mutare un futuro che si pensava già scritto, e totalmente inaspettato.

Voto di Federico: 7+

La scelta di Barbara (Barbara, drammatico, thriller, romantico, Germania) di Christian Petzold; con Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Jasna Fritzi Bauer, Mark Waschke, Rainer Bock, Rosa Enskat, Peter Benedict, Peter Weiss, Christina Hecke, Claudia Geisler, Deniz Petzold, Carolin Haupt, Peer-Uwe, Teska, Elisabeth Lehmann, Thomas Neumann, Anette Daugardt, Thomas Bading, Susanne Bormann – uscita giovedì 14 marzo 2013. Qui il trailer italiano

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