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Roma 2010: ufficializzata la data d’uscita e primi 20 minuti in anteprima mondiale per Dylan Dog – ecco il resoconto

Trick-or-Treat? Halloween particolarmente atteso al Festival Internazionale del Film di Roma, con una mezzanotte scandita dall’anteprima mondiale di Dylan Dog. 20 minuti di film, in realtà, che non hanno fatto altro se non aumentare le perplessità nei confronti della temuta trasposizione cinematografica made in Hollywood del celebre fumetto ideato nel 1986 da Tiziano Sclavi. Un

pubblicato 1 Novembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 18:46

Trick-or-Treat? Halloween particolarmente atteso al Festival Internazionale del Film di Roma, con una mezzanotte scandita dall’anteprima mondiale di Dylan Dog. 20 minuti di film, in realtà, che non hanno fatto altro se non aumentare le perplessità nei confronti della temuta trasposizione cinematografica made in Hollywood del celebre fumetto ideato nel 1986 da Tiziano Sclavi. Un dolce scherzetto? No, purtroppo una dura realtà.

Presentata dal “capo” Moviemax Guglielmo Marchetti, che ancor prima di iniziare ha voluto sottolineare l’esordio al box office americano di Saw 3D (made in Moviemax per il mercato italiano), etichettando i 25 milioni di dollari incassati come “da record” (ma record de che), l’anteprima mondiale dei primi 20 minuti di Dylan Dog è stata anticipata da una chicca inattesa, ovvero l’ufficializzazione dell’uscita italiana. Quando vedremo Dylan Dog al cinema? Il 18 marzo del 2011, ovvero prima di tutti gli altri (perché ci mancava solo che da noi uscisse in ritardo rispetto al resto del mondo) . Concluse le doverose ‘marchette’ del Marchetti, le luci in sala si sono spente, mostrando agli eccitati presenti ciò che per 24 anni milioni di fan hanno atteso …


L’inizio, va subito detto, è avvilente. Ciò che balza immediatamente agli occhi è la palese inadeguatezza di Kevin Munroe, visto in sala con il cartoon delle Tartarughe Ninja ed ora piombato nel maggiolone (nero) del nostro amato Investigatore dell’incubo. Munroe sta a Dylan Dog come i Vanzina stanno a Bowling a Colombine.

Siamo in una cucina tipicamente americana, una bella e giovane bionda affetta dei pomodori, delle carote, delle zucchine, cucinando per colui che solo dopo scopriremo essere suo padre. Il montaggio è frenetico, una canzone rock accompagna il passaggio da inquadratura ad inquadratura, per quello che sembra l’incipit della parodia di Scream. Una goccia di sangue cade infatti dal soffitto nel piatto vuoto poggiato a pochi centimetri dalla ragazza, per poi colpire anche la sua guancia. Terrorizzata, e pensierosa, la bella bionda alza gli occhi al cielo, scoprendo così un’enorme chiazza di sangue che sgocciola pesantemente sul pavimento. Un urlo le esce con forza dalla gola, il piatto cade in terra, frantumandosi in mille pezzi, portandola di corsa al piano di sorpa, salendo le scale al grido “dad, dad!”, per poi trovarlo morto, in una pozza di sangue, con una misteriosa ed enorme bestia che fugge dalla finestra, fratumandola e spaventando la bella figliuola. Stacco, voce fuori campo, clarinetto, foto con Groucho Marx, carrellata di oggetti personali, divano con seduto sopra modello palestrato con canotta grigia e capello impomatato che si presenta. E’ lui a parlare in terza persona, è lui a ‘raccontare’ la storia, è lui. E’ Dylan Dog.

Scoperto l’aiutante di Dylan, neanche lontanamente paragonabile a Groucho Marx, assente per una questione di diritti, il film procede svelando a noi spettatori la curiosa evoluzione del suo lavoro, passato dall’essere ‘investigatore dell’incubo’ a ‘investigatore da quattro soldi’, pedinando amanti, mogli e mariti sotto lauta ricompensa. Qualcosa, o qualcuno, ha infatti ‘costretto’ Dylan a cambiare, a dire addio al passato e alla sua vecchia professione. Fino all’arrivo in città di un misterioso mostro, una besta alta tre metri, completamente ricoperta di peli, che inizia a seminare il terrore, toccando personalmente anche lo stesso Dylan. Il suo celebre biglietto da visita, “niente battito? Nessun problema!”, torna così ad essere d’aiuto. Via le canotte, via le camicie hawaiane, si ritorna alla vecchia giacca nera e alle amate camicie rosse. Per combattere chi? Sicuramente vampiri e licantropi, con possibili sorprese, ed altri mostri, dietro l’angolo…

Che diamine ch’azzecca il muscoloso e affascinante bamboccione ex Clark Kent Brandon Routh con Dylan Dog? Nulla, ma questo lo sapevamo già. E New Orleans con Londra? Non ne parliamo proprio, vista la scomparsa delle atmosfere cupe ed inquietanti della city, a vantaggio del sole e del caldo della patria del jazz. Cosa ne rimane quindi del personaggio ideato da Sclavi? Il nome, il clarinetto, la pistola, il taglio di capelli, lo ‘scheletro’ della storia e davvero poco altro. Se è impossibile poter giudicare un film dai suoi primi 20 minuti, va anche detto che è possibile carpirne la strada intrapresa. E quella scelta da Kevin Munroe purtroppo puzza di ‘teen movie’, con vampiri alla Buffy e licantropi di quart’ordine che ricordano il Bigfoot di William Dear. Probabilmente si tratta di un giudizio affrettato, figlio di un’attesa covata per anni, da fan d’annata del fumetto otiginale quale sono, tanto da farmi prendere una cantonata epocale, con il resto del film che virerà di 180°, stupendo e lasciando basiti per la fedeltà giurata al capolavoro di Sclavi. Ma considerando le premesse, ovvero il pressbook ufficiale disseminato in sala stampa che etichetta il film come un “thriller“, possiamo davvero iniziare a preoccuparci.

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