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Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1: Recensione in Anteprima

Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1 (Harry Potter and the Deathly Hallows Part 1, Gran Bretagna/USA 2010) di David Yates con Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Alan Rickman, Helena Bonham Carter, Robbie Coltrane, Tom Felton, Ralph Fiennes, Bonnie Wright, Michael Gambon, John Hurt, Miranda Richardson, Timothy Spall, Imelda Staunton e Rhys

pubblicato 17 Novembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 18:08

Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1 (Harry Potter and the Deathly Hallows Part 1, Gran Bretagna/USA 2010) di David Yates con Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Alan Rickman, Helena Bonham Carter, Robbie Coltrane, Tom Felton, Ralph Fiennes, Bonnie Wright, Michael Gambon, John Hurt, Miranda Richardson, Timothy Spall, Imelda Staunton e Rhys Ifans, Bill Nighy.

Chissà quanti dei nostri lettori si rendano conto di quanto sia difficile redigere una simile recensione. I motivi sono molteplici. Da un lato, trattasi di una serie giunta oramai alla sua settima incarnazione, che ha riscosso consensi in ogni dove ed ha istituito una nuova icona come il piccolo mago di Hogwarts. Dall’altro, la natura di questo ennesimo capitolo, ossia la divisione in due parti, rende ancora più complessa un’analisi che resta senza dubbio sospesa alla visione del secondo ed ultimo atto.

Quest’ultima considerazione rappresenta una discriminante fondamentale ai fini del corretto inquadramento della nostra trattazione. Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 è prodromo imprescindibile, e al tempo stesso indissolubile, della Parte 2, in cui l’intera saga troverà un epilogo. Sembrano affermazioni scontate le nostre, ma ci preme sottolinearlo per correttezza nei confronti di chi ci legge, oltre che per facilitarci il compito al fine di rendere l’idea circa il nostro punto di vista.

Ciò che emerge sin dalle prime battute è il carattere certamente più adulto di questa pellicola. Harry e i suoi amici stanno attraversando un periodo delicato della loro vita, e non solo alla luce dei nefasti eventi nei quali le loro esistenze si sono imbattute. E’ un passaggio generazionale quello descrittoci ne I Doni della Morte, che conduce i nostri tre protagonisti verso l’età adulta, scrollandosi di dosso, volente o nolente, il periodo in cui potevano essere giustamente definiti ragazzini.

Tutto ci parla di questo passaggio, dal dipanarsi della trama agli ambienti, da alcuni episodi isolati ad altrettante uscite dei diretti interessati. Emblematica è la totale assenza di Hogwarts, che per la prima volta non compare affatto. E’ questo, a nostro modo di vedere, un chiaro sintomo di ciò che abbiamo poco sopra rilevato. I tre amici non possono più contare su di una “protezione” che precedentemente, seppur unita alla loro forza di volontà, non era mai mancata. Adesso sono soli, in balia degli eventi, e devono cavarsela da soli, per sé e per gli altri.


Non a caso il film, per buona parte, si sofferma su questo viaggio intrapreso da Harry, Ron ed Hermione, quasi a voler ancora una volta evidenziare il loro travagliato periodo di transizione. In tale viaggio, inizialmente intrapreso senza alcuno scopo apparente se non quello di fuggire, non mancherà qualche opaco colpo di scena, in parte realistico e quindi difficilmente banale. Perché realistico? Ma perché i nostri protagonisti, in fin dei conti, altro non sono che dei ragazzini pronti a spiccare il volo verso una nuova fase della loro vita. E destino ha voluto che tale periodo coincidesse con la battaglia epocale contro Lord Voldemort, il temuto Signore Oscuro.

Accennavo poco sopra agli ambienti, in parte già visti ne Il Principe Mezzosangue, ossia una Londra metropolitana e che poco ha di “fantastico”. Anche questo un chiaro segno del leit motiv di cui abbiamo parlato sino ad ora? A nostro parere sì, visto che Hogwarts, pur con tutte le insidie e i segreti che può celare, è pur sempre un luogo accogliente rispetto a quello “reale”, dove la vita scorre in maniera ben diversa.

Ed in questo continuo smarrimento indotto da più fronti, Harry e i suoi amici trovano comunque una pista: reperire e successivamente distruggere gli Horcrux in cui Voldemort ha racchiuso i pezzi della propria anima. E’ il solo modo per ucciderlo! Ma questo non sarà che l’inizio del viaggio, perché dopo la consapevolezza viene un passo ulteriore: quello dell’azione.


Il ritmo, ahinoi, è piuttosto altalenante. Si nota in maniera abbastanza nitida che questa prima parte funga ampiamente da apripista alla seconda, fornendoci comunque un quadro coerente dello scenario che va configurandosi. Ciò però incide, come appena accennato, sul ritmo della narrazione, a tratti lenta, che in alcuni casi dà l’impressione di soffermarsi un attimino più del dovuto su taluni aspetti. Ma è chiaro che questa possa essere stata una nostra impressione, che andrà certamente riesaminata in sede di visione della Parte 2.

Tuttavia, riteniamo si possa affermare senza remore di smentita che i veri protagonisti di questa prima parte non sono i Doni della Morte, bensì i personaggi stessi, i loro profili e i loro sentimenti in seguito a questa loro presa di coscienza – mai scontata e abbastanza “dolorosa”. E ciò sembra non riguardare i soli Harry, Ron ed Hermione.


In una specifica sequenza, Draco Malfoy potrebbe impedire al suo acerrimo rivale, Harry, di scappare, eppure tentenna, roso dal dubbio e dall’incertezza. Quello che un tempo era l’arrogante e lo sbruffone Draco si trova anch’egli in bilico tra due vite: quella costruita per lui dal padre Lucius e quella, molto meno chiara, che desidererebbe condurre da sé. O lo stesso Severus Piton, la cui magistrale ambiguità lo pone ancora una volta tra gli interpreti più interessanti dell’intero cast – ed appare in appena qualche sequenza!

Menzione d’onore a parte, che poco ha a che vedere con ciò di cui abbiamo appena discusso, va a Bill Nighy. Ammetto che esista una stima di fondo verso quest’attore, ma nei pochi minuti in cui timbra il proprio “gettone di presenza”, si dimostra decisamente all’altezza, come sempre. Non è un caso se il regista stesso lo ha fortemente voluto per il ruolo del Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour.


Per il resto troverete il solito Harry Potter, ossia quello a cui ci ha abituato, per l’appunto, l’ottimo David Yates. Tra momenti di puro humor ed altri più seriosi, la trama procede a rilento, ma comunque uniformandosi al ben consolidato tenore dei predecessori. In più abbiamo qualche scorcio mozzafiato, le cui riprese in campo lungo ci danno una dimensione piuttosto concreta riguardo ciò che stanno attraversando i personaggi.

E proprio quando sembra che il film abbia mostrato tutto ciò che intendeva mostrare, ecco spuntare i Doni della Morte, la loro genesi, la loro funzione. Ma oramai è troppo tardi, ed il loro svelamento altro non è che l’incipit in vista dell’atto veramente conclusivo di ogni cosa.


Insomma, sotto la dominante lotta tra Bene e Male, si celano storie, sentimenti, emozioni e quant’altro, che costituiscono diramazioni difficilmente non apprezzabili. E’ un episodio un po’ più “riflessivo” questo, in cui allo spettatore viene consegnato un ritratto più introspettivo rispetto al passato. Solo a seguito dell’integrazione della Parte 2, però, potremo realmente capire dove chi di dovere vuole andare a parare. Per ora si tratta di un buon “inizio della fine“, sul quale anche coloro che hanno seguito questa saga con meno trasporto non potranno certo glissare.

Il film approderà nelle sale dopodomani, venerdì 19 Novembre. A voi il trailer ufficiale italiano.

Voto Antonio: 7,5
Voto Simona: 8
Voto Federico: 7 +
Voto Gabriele: 6