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Kill Me Please: Recensione in Anteprima

Kill Me Please (Belgio, Francia, 2010) di Olias Barco; con Aurélien Recoing, Virgile Bramly, Daniel Cohen, Virginie Efira, Bouli Lanners, Benoît Poelvoorde, Saul Rubinek, Zazie de Paris, Muriel Bersy, Nicolas Buysse, Ingrid Heiderscheidt, Jerome ColinPoche minuti dopo averlo visto al Festival di Roma la sensazione del sottoscritto è stata immediata: abbiamo trovato un vincitore. Eletto

pubblicato 10 Gennaio 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 16:27

Kill Me Please (Belgio, Francia, 2010) di Olias Barco; con Aurélien Recoing, Virgile Bramly, Daniel Cohen, Virginie Efira, Bouli Lanners, Benoît Poelvoorde, Saul Rubinek, Zazie de Paris, Muriel Bersy, Nicolas Buysse, Ingrid Heiderscheidt, Jerome Colin

Poche minuti dopo averlo visto al Festival di Roma la sensazione del sottoscritto è stata immediata: abbiamo trovato un vincitore. Eletto a furor di popolo trionfatore della V° Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, vincendo il Marc’Aurelio d’Oro e il Premio della Critica On Line, ovvero il Mouse d’Oro, Kill Me Please arriva finalmente nei cinema italiani grazie alla Archibald Film, dopo aver clamorosamente deluso al botteghino belga. Appena 55,466 gli euro incassati dalla pellicola in patria, sinceramente meritevole di tutt’altra fortuna.

Con un pugno di banconote a disposizione, e con una troupe composta per la precisione da 5 persone 5, compreso l’attrezzista, Olias Barco è riuscito nell’impresa di partorire un’opera seconda stupefacente. ‘Costretto’ al bianco e nero per far passare agli occhi del pubblico del semplice ‘nesquik’ per sangue, purtroppo per lui troppo costoso rispetto al budget a disposizione, Barco ha dato vita ad un film maledettamente divertente, scorretto, grottesco, nero, nerissimo come la fotografia che l’accompagna, cinico e coraggioso, nel trattare con rispetto e al tempo stesso irriverenza un tema delicato come quello della morte… assistita.

Il Dottor Kruger è a capo di una clinica praticamente ’segreta’, rintracciabile solo attraverso internet, sperduta in mezzo alle innevate montagne belghe e odiata dai cittadini del paese vicino ma incredibilmente sovvenzionata dal Governo. Tutto questo perché il suicidio allo Stato costa. Quanto? Secondo uno studio canadese 850,000 dollari, da moltiplicare per un milione di suicidi l’anno, in tutto il mondo. Da qui l’idea di fondare un centro che offra assistenza a chi ha deciso di farla finita una volta per tutte. Perché un giorno sulla Costituzione, come ricorda sognante il Dottor Kruger, anche il diritto alla morte sarà presente. La sua clinica non dona pace eterna, ma studia gli impulsi che spingono all’autodistruzione, per poi provare a dominarli, lasciandosi un’ultima strada in caso di sconfitta, ovvero una morte assistita, con dignità…

Si può ridere della morte? Assolutamente sì, e il cinema in 100 anni e passa di vita ce l’ha mostrato decine e decine di volte. Il belga Kill Me Please torna a farlo con un’innegabile originalità che negli anni potrà trasformarlo in un piccolo film di culto. Irriverente, esilarante, cupa e a tratti surreale, la pellicola di Barco rimanda tanto al cinema del nostro compianto Marco Ferreri quanto a quello indimenticato degli inglesi Monty Python, virando addirittura al pulp a tinte tarantiniane grazie ad un finale folle, splatter e teatrale, chiuso da un’annunciata ‘Marsigliese’ in abiti transgender.

Pennellando personaggi al limite dell’ordinario, Barco trascina lo spettatore in 90 minuti di sincere e sentite risate, decolorate attraverso uno sgranato, sporco e a tratti sbiadito bianco e nero, affascinante e a dir poco ‘perfetto’ nel trainare il film, impreziosito da dialoghi surreali, una regia coraggiosa e da un cast in forma smagliante, dove chi vuole morire lo fa solo e soltanto per ‘sfizio’. Io pago, tu uccidimi.

Aurélien Recoing, nei panni del direttore della clinica, l’esilarante Zazie de Paris, e il sempre più apprezzato Benoît Poelvoorde, visto recentemente nell’ottimo Mammuth, hanno praticamente lavorato a costo zero, girando in 3 settimane questo piccolo gioiellino, ancor più indipendente dei film indipendenti, riuscito a vincere un Festival del Cinema nella capitale della Cristianità, trattando un tema assai delicato e combattuto come quello dell’eutanasia, qui portata all’estremo. E se non è un miracolo questo, assolutamente meritato, poco ci manca.

Uscita in Sala: 14 gennaio
Qui il trailer italiano
Voto Federico: 7,5
Voto Carla: 6,5