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Roma 2013 – Hunger Games – La ragazza di fuoco: Recensione in Anteprima

20 mesi dopo il boom del primo capitolo diretto da Gary Ross, è Francis Lawrence a portare in sala Hunger Games – La ragazza di fuoco

pubblicato 14 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:22

Sono passati 20 mesi dall’inaspettato boom di Hunger Games. Diretto da Gary Ross, il primo capitolo della saga editoriale creata da Suzanne Collins incassò 691,247,768 dollari in tutto il mondo, 408 dei quali solo negli Usa. Un successo straordinario ribadito con forza anche dalla critica, finalmente benevola nei confronti di una pellicola orientata ad un pubblico ‘giovane’. Perso l’ottimo Gary Ross e con un Premio Oscar in più come protagonista, ovvero la Jennifer Lawrence incoronata da Il Lato Positivo, la Lionsgate è subito tornata al lavoro per l’inevitabile sequel, The Hunger Games: Catching Fire, affidato a Francis Lawrence, impreziosito da una new entry di peso come Philip Seymour Hoffman e abbondantemente aiutato da un budget mostruosamente più consistente rispetto al precedente. E il risultato, con piacevole sorpresa, è stato abbondantemente portato a casa.

Perché La ragazza di fuoco è il giusto prosieguo di una saga che tra il 2014 e il 2015 verrà conclusa dal doppio capitolo di The Hunger Games: Mockingjay. Dimenticata l’onnipresente macchina in spalla di Ross che tanto aveva caratterizzato il primo ‘episodio’, il film di Lawrence ha posto l’accento sull’evoluzione politica e sociale della nazione di Panem, con una ritrovata speranza da parte dei ribelli dopo il trionfo di Katniss Everdeen, vincitrice della 74ª edizione degli Hunger Games insieme al suo amico, il “tributo” Peeta Mellark. Solo una volta un rappresentante del Distretto 12 era riuscito a vincere gli Hunger Games in oltre 70 edizioni. Fino all’arrivo della combattiva, ribelle, silenziosa e testarda Katniss, vista con terrore dal dittatoriale Presidente Snow , preoccupato dalle sue indiscutibili capacità comunicative che suscitano la ‘rivolta’ tra le fasce più deboli ed oppresse. Una ribellione che sta montando tra i 12 distretti, tanto da portare Snow ad una decisione clamorosa. Ovvero omaggiare i 75esimi Hunger Games con un’edizione ‘celebrativa’ nei confronti dei vincitori passati. Chiamati a tornare in battaglia, per eliminarsi a vicenda ed estinguere la loro razza. Katniss Everdeen compresa…

Un vero e proprio sequel. Privo di sigle, titoli di testa o riassunti lampo iniziali. Chiunque voglia vedere La ragazza di fuoco ‘deve’ aver visto Hunger Games. Francise Lawrence ha immediatamente messo le cose in chiaro nei confronti dell’atteso capitolo due del franchise, senza scendere a compromessi di chissà quale tipo ma anzi rimanendo assai fedele al romanzo originale della Collins. Panem non è più la stessa dopo la vittoria choc della Everdeen e di Mellark, finti innamorati ‘obbligati’ dall’alto a mostrarsi per quello che non sono. I ribelli sono in fermento. La ricca Capitol City inizia a temere il peggio, anche perché negli altri distretti si muore di fame, mentre qui, dove ha sede Snow, si bevono agghiaccianti bibitoni per vomitare, in modo da poter ricominciare a mangiare l’infinita quantità di cibo a disposizione.

Un senso di inquietudine e di paura che nella prima parte della pellicola Lawrence ha la forza di mettere in scena con inaspettata credibilità. La violenza si fa strada tra i distretti, tra minacce, complotti, frustate, coprifuoco e ritorsioni. Katniss deve morire, ma senza diventare martire. Non può trasformarsi in simbolo. Ucciderla significherebbe questo. Bisogna trovare un altro stratagemma. Ovvero assimilarla, farla diventare ‘una di Capitol City’, in modo che il rispetto e l’amore che i più poveri provano nei suoi confronti si tramuti in odio e disprezzo. D’altronde c’è la televisione, ci sono gli Hunger Games a resettare i problemi della gente comune. Almeno per la durata dei giochi. Games che non regalano vincitori ma semplici sopravvissuti, ora costretti ad uccidersi l’uno con l’altro per volere di un despota che sente il mondo scricchiolargli sotto i piedi. Un Regime autoritario da lui impugnato per decenni eppure ad un passo dall’implosione. Dal game over definitivo. Dalla fine del Grande Fratello orwelliano.

Diamo alla Lionsgate quello che è della Lionsgate. Perché dopo la ‘fregatura’ Twilight, riuscito a sbancare i box office di mezzo mondo con una serie di titoli di indicibile bruttezza, con il fenomeno Hunger Games sono riusciti dove solo la Warner con Harry Potter negli ultimi anni era arrivata, coniugando qualità a quantità. La ragazza di fuoco è infatti uno dei migliori ‘capitoli 2’ da saga di sempre. Bilanciato ottimamente da una sceneggiatura a più piani che mai cede alla banalità, interpretato magistralmente da una Jennifer Lawrence spaventosamente in parte, e produttivamente imponente se paragonato al capitolo precedente, con costumi maestosi, scenografie imponenti, una colonna sonora da Oscar ed effetti speciali più che accettabili, Hunger Games 2 oscilla continuamente tra i generi, passando dall’action alla fantascienza, dal romantic-drama al film con tracce socio-politiche sempre più presenti e piacevolmente ingombranti. E senza mai risultare discutibile.

La regia di Lawrence, a cui era stato affidato un compito tutt’altro che semplice, ovvero non far rimpiangere Ross, è funzionale alla storia. Dura nelle immagini, spietata nei sentimenti, e ribelle nell’anima. Se tutta la prima parte vede la Lawrence imparare a convivere con gli orrori vissuti con i 74esimi Hunger Games, e con quelle vite strappate con le proprie mani per sopravvivere, tra incubi notturni e indigeribili omicidi da dover metabolizzare, con la seconda prende piede la nuova edizione dei giochi della morte. Sempre più atroci, criptici e spettacolari. Qui, come se fossimo in un videogames a più livelli, La ragazza di Fuoco si sbizzarrisce, tra tsunami improvvisi, scimmie assassine, uccelli impazziti, piogge di sangue e banchi di nebbia avvelenata. Nulla è come sembra negli spietati Hunger Games, già visti nella loro impalcatura eppure ancora una volta coinvolgenti e convincenti. Così come più che convincente dovremmo definire il cast, sempre più ricco e variegato.

Al fianco di una splendida Lawrence abbiamo ritrovato un ancora inutile Liam Hemsworth, terzo incomodo un’altra volta ai margini della trama principale, l’eccentrica Elizabeth Banks, il gaio ed esilarante Stanley Tucci, il mentore ubriacone Woody Harrelson, l’incompreso Josh Hutcherson, il perfido Donald Sutherland e un subdolo ed ambiguo Philip Seymour Hoffman, novità di spessore che verrà presto affiancato da Julianne Moore nell’ultimo doppio capitolo di una saga che in attesa dell’inevitabile riscontro al box office ha già vinto una battaglia forse ancor complicata. Quella contro la spietata critica, di fatto prostratasi ai suoi piedi.

Voto di Federico: 8
Hunger Games – La ragazza di fuoco (Usa, 2013, The Hunger Games: Catching Fire) di Francis Lawrence. Con Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Jena Malone, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Philip Seymour Hoffman, Stanley Tucci, Toby Jones, Donald Sutherland, Sam Claflin, Lenny Kravitz – uscita in sala mercoledì 27 novembre 2013qui il trailer italiano

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