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Frozen – il Regno di Ghiaccio: Recensione in Anteprima

Il ritorno alle origini, fatto di principesse e magnifiche canzoni. Disney da Oscar grazie a Frozen – il Regno di Ghiaccio

pubblicato 1 Dicembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:47

Archiviato la piacevole ‘svolta Pixar’ di un anno fa con il delizioso e divertente Ralph Spaccatutto, in casa Disney sono finalmente tornati ad un classico della loro animazione. Il ‘musical’ principesco. D’altronde tutto nacque 76 anni fa, con la canterina Biancaneve salvata dagli amabili Sette Nani, tra una strofa e l’altra. Nel 1950 scoccò poi l’ora di Cenerentola, seguita nel 1959 dalla bella addormentata nel bosco, nel 1989 dalla sirenetta, nel 1995 da Pocahontas e nel 1998 da Mulan, per poi mettere un inspiegabile punto alla tradizione nel 2009 con La principessa e il ranocchio. O almeno questo era stato annunciato. Perché con John Lassater la Disney è giustamente tornata a guardarsi indietro e a specchiarsi nella propria Storia, magnifica, inimitabile e per l’appunto ‘regale’. 3 anni dopo Rapunzel – L’intreccio della torre, primo titolo chiamato a rilanciare la leggenda, la major ha così dato vita a Frozen – il Regno di Ghiaccio, film alquanto atteso, da anni in lavorazione e incredibilmente speciale.

Perché la magia Disney, vero e proprio ingrediente segreto di una casa di produzione che in 80 anni ha cresciuto generazioni su generazioni, è tornata a pulsare con decisione, impreziosendo un titolo che entrerà con forza nella ristretta tavola rotonda dei classici animati di questi ultimi anni. Tratta dalla favola della Regina delle nevi di Hans Christian Anderson, la pellicola diretta a quattro mani da Chris Buck e Jennifer Lee ha tutte le caratteristiche che hanno sempre contraddistinto e reso unici i capolavori Disney. La perfezione animata, l’ironia, l’esplosività emotiva della trama, la fiaba d’amore, l’azione, un paio di spalle comiche meravigliose, lo stupore della messa in scena, la magnificenza delle scenografie, e soprattutto quel tocco ‘musical’ che dopo anni di attesa è tornato a dominare la scena.

Perché in Frozen si canta, come ai vecchi tempi Disney. Ad occuparsi delle tante canzoni Kristen Anderson-Lopez e il vincitore del Tony Award Robert Lopez, per un’evoluzione musicale che nella prima parte incanta, emozionando i tanti spettatori cresciuti con i veri classici. C’è una trama da snocciolare e una piccola principessa ‘magica’ da far crescere nel minor tempo possibile, e qui Frozen vola altissimo, srotolando anni di corte, paura e bugie nel giro di pochi minuti. Cantando. Elsa è una bimba allegra come tante altre, se non fosse che oltre ad essere l’erede al Trono del Regno sia anche costretta a nascondere un terribile segreto. Perché qualsiasi cosa tocchi finisce per congelarla. Quando questo ‘potere’ finirà per mettere a repentaglio la vita dell’amata sorellina Anna, temeraria sognatrice, Elsa dovrà nascondersi da tutto e tutti, senza poter dire a nessuno il perché di una reclusione forzata. Fino a quando non verrà incoronata Regina, congelando inevitabilmente l’intero mondo. Per poi fuggire. Sulle sue tracce si ritroverà la sorella Anna, in un viaggio pericoloso ma eccitante, attraverso un paesaggio gelido e spietato, mostri di neve e trolls. Al suo fianco, come fidi accompagnatori, un biondo esploratore di montagna, la sua simpatica renna e un pupazzo di neve parlante di nome Olaf…

La tradizione che incontra l’innovazione. L’animazione di un tempo che trova quella attuale, generata al computer e in terza dimensione. Il vecchio e il nuovo che si uniscono, per darsi forza a vicenda e dar vita ad un ibrido perfetto. Sin dal geniale corto iniziale, che vede il Topolino degli esordi, in bianco e nero e in 4:3, uscire letteralmente dallo schermo per scoprire l’evoluzione animata, tra trovate sensazionali e un omaggio a questo straordinario genere che potrebbe tramutarsi in Oscar al miglior cortometraggio, Frozen mette in tavola le proprie carte. Che spaziano tra presente e passato, tra 3D finalmente inglobato e Broadway, congelando di fatto dubbi e perplessità di chi guardava con poca convinzione questo ritorno alle Principesse di un tempo. Sbagliando.

Perché queste due sorelle solo all’apparenza così diverse corrono parallelamente lungo l’autostrada della trama, che di fatto le divide quasi da subito. Dopo pochi minuti. Per poi costringerle a rincorrersi con affanno, prima che tutto si sgretoli sotto una mortale cortina di ghiaccio. Da una parte una Regina ‘segnata’ da un ingestibile potere, silenziosa, emotivamente fredda, distaccata e scontrosa quasi per dovere; dall’altra la gioia di vivere, la voglia di amare e l’irruenza di una principessa ‘privata’ di un ricordo fondamentale che ha formato e trasformato l’esistenza di entrambe. Nel mezzo l’inevitabile lutto, la responsabilità monarchica e un destino che incombe su tutto e tutti. Chris Buck e Jennifer Lee hanno preso, omaggiato e plasmato le tante principesse che avevamo visto in sala fino ad oggi, partendo dalla distruzione del loro punto fermo, ovvero il Principe Azzurro. Qui ‘sdoppiato’ e pronto a regalare sorprese, lungo una trama che corre spedita tra colpi di scena, notevoli evoluzioni registiche, un impianto visivo a tratti stupefacente e momenti cantati di altissimo livello. Let it go, canzone portante del film, potrebbe seriamente trionfare agli Oscar in un’edizione che in quanto a canzoni originali, tra Grande Gatsby ed Hunger Games, non ha forse eguali nella Storia dell’Academy causa agguerrita concorrenza.

Bilanciato nella caratterizzazione dei personaggi, probabilmente in fase calante nella parte centrale dopo una partenza strabiliante ma in grado di recuperare splendidamente nel finale, contraddistinto da una terza dimensione credibile e spettacolare, limitato in un paio di canzoni meno accattivanti rispetto alle altre, ma impreziosito da un pupazzo di neve parlante che è già diventato un classico, Frozen non ha fatto altro che riportare la Disney su un trono che le appartiene dal punto di vista genetico. Quello dell’animazione. Nessuno è riuscito a fare di meglio in questo 2013 che ha incoronato Cattivissimo Me 2 come ‘Re’ degli incassi. Merito di una fiaba che ha ovviamente seguito passo passo i vari step del viaggio dell’Eroe di Christopher Vogler, arricchendoli notevolmente come solo i magici padri di Topolino hanno sempre saputo fare. Superiore sia a Rapunzel che alla Principessa e il Ranocchio, Frozen – il Regno di Ghiaccio ha avuto il ‘coraggio’ di sfidare l’animazione attuale guardando al passato, al proprio passato, alla tradizione fatto di epicità e musicalità, facendo centro.

Buono, va detto, il doppiaggio italiano. Promossa Serena Rossi, nei panni dell’ottimista e coraggiosa Anna, così come Serena Autieri, chiamata a dare peso e credibilità alla regalità e alla riservatezza di Elsa. Quasi irriconoscibile Enrico Brignano nella ‘neve’ dell’adorabile pupazzo Olaf, mentre Martina Stoessel, star della serie Tv cult Violetta, è andata ad interpretare la versione per i titoli di coda della canzone All’alba sorgerò, adattamento nostrano della qui sopra citata di Let it go. Canzone portante del miglior lungometraggio animato di questo 2013.

Voto di Federico: 9
Frozen – il Regno di Ghiaccio (Usa, animazione, Disney, 2013) di Chris Buck, Jennifer Lee; con Kristen Bell, Idina Menzel, Jonathan Groff – uscita giovedì 19 dicembre 2013qui il titolo italiano.

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