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Pif già pensa al secondo film: da luglio al lavoro

‘Da luglio comincio a lavorare a un nuovo film, sarà sempre più dura, ma speriamo’. Parla Pif

pubblicato 12 Giugno 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 00:54

Lo ammetto. Il sottoscritto ritiene che ci sia stata eccessiva ‘enfasi’ nei confronti de La mafia uccide solo d’estate, buon film d’esordio diretto da Pierfrancesco Diliberto. Anni per riuscire ad arrivare ad una conclusione, uscita in sala a fine novembre dopo una presenza al Torino Film Festival (Premio del pubblico), critica entusiasta, 4.030.000 euro d’incasso e ben due David di Donatello vinti solo pochi giorni fa. Il David giovani e quello per come Miglior regista esordiente, sempre a detta di chi scrive ‘scippato’ dalle mani di Valeria Golino per Miele. D’altronde si sa, in Italia un conto è parlare di eutanasia e un altro di mafia. Ma questa è un’altra storia.

Ora, tralasciando opinioni personali sulla pellicola in questione (potente, divertente, coraggiosa ma terribilmente imperfetta soprattutto nella seconda parte), Pif non ha nessuna intenzione di perdere tempo a trastullarsi sul successo ottenuto. Il Testimone MTV nonché ex Iena ha infatti annunciato quel che un po’ tutti ci aspettavamo da lui:

“Da luglio comincio a lavorare a un nuovo film, sarà sempre più dura, ma speriamo… Quando fai un film d’esordio che va bene il secondo è più difficile, ma certo non mi posso lamentare per il successo”.

Poche parole ma buone quelle di Pierfrancesco, candidato anche a 4 Nastri d’argento, 3 Globi d’Oro e vincitore del Ciak d’oro Alice/Giovani. Sconosciuto l’argomento che Pif andrà a trattare nel suo film, con l’amata Palermo probabilmente a fare nuovamente da sfondo all’opera. Nell’attesa Diliberto sarà alla quarta edizione di Trame – Festival dei libri sulle mafie, dove esattamente un anno fa presentò il primissimo trailer del suo film d’esordio:

“La prima volta che sono stato al Festival avevo lanciato un appello agli ‘ndraghetisti, dicendo che non ha senso vivere come fanno loro, essere ricchissimi ma costretti a vivere sottoterra, con il rischio di essere arrestati, che i proprio figli vengano ammazzati. Li incitavo a smettere di fare quello che fanno, a uscire, fare l’amore con le proprie mogli e godersi il mare calabrese. Temo che l’appello non sia stato accolto, ma aver potuto parlare cosi’ apertamente in una piazza calabrese era simbolico, qualche anno fa non si sarebbe potuto fare”.

Fonte: Ansa