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La spia – A Most Wanted Man: Recensione in Anteprima del film con Philip Seymour Hoffman

La spia – A Most Wanted Man di fatto chiude la carriera di Philip Seymour Hoffman, qui al suo ultimo film da protagonista. E lo fa in bellezza, in questa intricata ed intrigante storia di spionaggio dal volto umano diretta da Anton Corbijn

pubblicato 29 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:58

A tre anni dal raffinato La talpa, un altro romanzo di John le Carré varca i confini del grande schermo, ovvero La spia – A Most Wanted Man. Ed è operazione non meno attenta ad un certo formalismo, diverso ma analogo al film di Tomas Alfredson. Non a caso la produzione ha pensato bene di affidare il compito ad Anton Corbijn, uno il cui ultimo lavoro, quel The American girato in Italia, non ha per lo più convinto, ma che per il regista/fotografo olandese ha comportato lo sdoganamento nel thriller.

Scelta dunque consapevole, volta ad informare un’opera che dispone di una sua eleganza intrinseca e pressoché indipendente dalle vicende. Quelle che vogliono Günther Bachmann (ottimo Philip Seymour Hoffman), agente dell’intelligence tedesca, alle prese con un affare di terrorismo locale ma su scala internazionale. Un noto filantropo che risiede in zona, tale Dr. Abdullah (Homayoun Ershadi), pare sia invischiato nel supporto di alcune frange di terroristi, e che dunque sotto le sue imprese umanitarie si celino traffici tutt’alto che chiari. L’escalation ha inizio quando un neo-convertito all’Islam di origini cecene, Issa Karpov (Grigoriy Dobrygin), entra illegalmente ad Amburgo, per una trama che nel suo dipanarsi vede coinvolti anche un avvocato donna (Rachel McAdams) nonché attivista, un membro dei servizi segreti americani (Robin Wright) e per finire un banchiere (Willem Dafoe).

Inutile, se non controproducente, andare oltre nel definire ulteriori elementi della storia, che in quanto appartenente al genere dello spionaggio vive anche di improvvisi twist e rivelazioni. Tuttavia quello di Corbijn ci sembra per lo più un thriller d’azione ma dal volto umano, così ancorato e attento com’è alle relazioni. La spia vive dei suoi personaggi, rappresentando anche un approfondimento su di loro, tutti in qualche modo protagonisti delle loro storie nella storia. Legati l’uno all’altro ma al tempo stesso isolati, in costante ricerca. Perché in fondo così vengono sviluppati, come anime in pena che aspirano a qualcosa, ciascuno di loro sa cosa – o crede di saperlo.

C’è chi intende la propria liberazione attraverso la ricerca del divino, come Karpov, chi invece vive il proprio mandato, così opprimente, come una vocazione (e questo è Günther). Altri si “accontentano” di un legame più “umano”, come quello che cercano di stabilire l’avvocato Annabel e la collega di Günther, Erna. La spia si sdoppia perciò in questa duplice lettura, affiancando la controversa questione del terrorismo globale a dinamiche ben più specifiche e personali, magari anche avulse dal tema principale.

Assecondando un ritmo costante, senza divagazioni o esasperazioni, né di tono né d’intensità, le varie svolte ci vengono somministrate con un distacco che però non è mai troppo analitico. In questo emerge con maggior chiarezza la fonte, laddove un romanzo si dice riesca meglio di un’opera plastica a descrivere le ansie e i conflitti di ciascun personaggio, sui quali Corbijn riesce stavolta a soffermarsi il giusto. Tutto ciò sebbene la primissima parte suggerisca per lo più un serial televisivo, sensazione alla quale contribuisce non poco l’algida ambientazione, una Amburgo grigia, nebbiosa.

Perché importante era filtrare il disincanto, se non il cinismo, di una storia che si dipana come una partita a scacchi; ed in questo fa buon gioco la buona ed azzeccata fotografia, che si serve piuttosto bene di una location così opportuna. In A Most Wanted Man, come sovente accade con i libri di le Carré, troviamo i soliti ingredienti: politica a più livelli, complesse dinamiche d’intelligence, continui mescolamenti di menzogna e verità. E come tutto ciò incida sul quotidiano, riversandosi sul vissuto di coloro che sperimentano certi scenari più da marionette che da manovratori. Perché “sopra” c’è sempre qualcuno, pochi o molti che siano, che non vengono mai nominati né evocati, siano questi gruppi di potere occulti o governi; perciò il clima opprimente che ci attraversa nel corso del film, frutto di questa visione così tetra di un’esistenza da cui però, pare suggerirci le Carré, ci sono cose che non sono ancora state espunte. E tra queste ce n’è alcune che sono tra le più importanti, quelle di cui più l’uomo ha bisogno.

Voto di Antonio: 7½
Voto di Federico: 7

La spia – A Most Wanted Man (A Most Wanted Man, USA/UK/Germania, 2014) di Anton Corbijn. Con Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Daniel Brühl, Grigory Dobrygin, Nina Hoss, Mehdi Dehbi, Homayoun Ershadi, Derya Alabora, Franz Hartwig, Kostja Ullmann, Rainer Bock, Charlotte Schwab, Max Volkert Martens e Martin Wuttke. Nelle nostre sale da domani, giovedì 30 ottobre.