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Mune – Il guardiano della luna: recensione in anteprima

È un bel scommettere quello dei creatori di Kung Fu Panda, che con Mune – Il guardiano della luna optano per un progetto più denso ma altrettanto accessibile. Oltre che visivamente accattivante

pubblicato 30 Gennaio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:35

Mune è un minuscolo fauno che si trova improvvisamente a ricoprire un ruolo che va ben oltre le sue ambizioni, ovvero quello di Guardiano della Luna. Tocca spiegare. Nel suo mondo Sole e Luna sono legate a doppio filo; un legame dal quale dipende letteralmente la salute del pianeta. Esistono delle Scritture che approntano una mitologia in tal senso, illustrando anche l’importanza capitale dei rispettivi guardiani che vegliano sul normale avvicendarsi della luce e del buio.

Nel film questa dicotomia, come è agevole intuire, contempla anche un risvolto morale, meno immediato di ciò che sembra. Giorno e notte sono entrambi importanti, né è possibile immaginare l’uno senza l’altro. Tuttavia è l’assenza totale di luce a celare una connotazione negativa, che qui si concretizza nel furto del sole da parte del signore del sottoterra. Ma andiamo con ordine.

I creatori di Kung Fu Panda si concedono qualche rischio nel tuffarsi in una storia dalla forte impronta simbolica, dai toni a tratti fiabeschi. Strutturato su più strati, Mune – Il guardiano della luna è in fin dei conti una storia corale dai contenuti non esattamente banali, anzi. Sebbene si tenti di non eccedere nella costruzione di una mitologia complessa, il solo fatto che certe tematiche vengano evocate colpisce; trattasi di una variazione interessante, nonché per l’appunto “coraggiosa”, dato che in superficie questo film è una cosa, ma sfogliando si trova dell’altro.

Un cosmo dentro al quale si entra con relativa facilità poiché non si trascina per le lunghe in descrizioni, che eppure ci sono e risultano significative per sapersi orientare. Scopriamo infatti che ogni tot di tempo i due Guardiani devono passare il testimone ai loro successori, e data l’entità dell’incarico è bene che la scelta sia quella giusta. Aleggia infatti per tutto il tempo quest’aura metafisica, che di suo può significare tutto e niente, ma che rappresenta un tratto marcato, dato il contesto ed il conseguente, reiterato richiamo ad entità superiori, che reggono l’universo di Mune e soci.

A far specie, positivamente, è anche lo sforzo grafico profuso per il film, dall’impronta visiva notevole; e questo a prescindere dallo stile, molto saturo e pregno di colori opposti e sgargianti. Anche questa ci sembra una scelta in qualche modo da premiare, tendendo difatti a dissuadere una fetta di potenziali spettatori inconsciamente “scoraggiati” da una veste così smodatamente cartoonesca. Azzardo che però ripaga, poiché proprio su questo fronte Mune dà quasi solo soddisfazioni, portando in sala qualcosa di fresco, a cui gli unici a potersi dire abituati sono certi incalliti giocatori di gdr orientaleggianti.

D’altronde è da lì che prende le mosse Mune – Il guardiano della luna, dato che certa mitologia ci pare essere più affine a quella parte di mondo, che di cosmogonie e affini nel corso dei secoli ne ha prodotte mica poche. Elementi integrati in un contesto accessibile a tutti, perché ad ogni buon conto certi leitmotiv restano: l’amicizia, il dovere, l’andare oltre alle apparenze. Spiace, tutte le volte, dover estrapolare certi temi, quasi che si compiesse una violenza al film; nondimeno ci sembra opportuno, giusto per non equivocare un lavoro che, se da un lato prova un po’ ad uscire dal seminato, dall’altro è in linea con il suo tempo.

Oltre ai già citati temi, vi sono dei dialoghi e dei personaggi profondi quanto basta. Gli eventi restano in primo piano e perciò l’azione e ciò su cui ci si concentra, senza mai ripiegare più di tanto. Tutto ruota attorno a questa missione di recupero del sole, tenuto “ostaggio” dal “cattivo” di turno, mentre i nostri protagonisti (oltre a Mune, Sohone, il nuovo guardiano del sole, e Glim) devono affrontare una serie di sfide prima giungere al cospetto del “rapitore”. Sta anche qui la venatura fiabesca, in questo sottoporre i personaggi ad un percorso che li vede crescere, diversi alla fine rispetto a come erano quando lo intraprendono all’inizio.

Mantenendo ritmi pacati, che consentono di metabolizzare la congerie di riferimenti e simboli, che si sia consapevoli o meno. In tal senso Mune – Il guardiano della luna è un progetto anche un po’ ardito, perché non puntare tutto su un tenore forsennato rischia, ancora, di alienarsi spettatori abituati a storie incalzanti. Qui tutto è leggermente più placido, senza rinunciare all’enfasi spettacolare in quei frangenti dove bisogna alzare i toni. Una nota di colore accattivante insomma; quando l’animazione al cinema non necessita per forza dello stop motion per proporre qualcos’altro.

Voto di Antonio: 7
Voto di Federico: 7,5

Mune – Il guardiano della luna (Mune, le gardien de la lune, Francia, 2015) di Alexandre Heboyan, Benoit Philippon. Con Michael Gregorio, Izia Higelin, Féodor Atkine, Omar Sy, Davide Perino, Valentina Favazza, Simone Mori e Massimo Lodolo. Nelle nostre sale da giovedì 5 febbraio.