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Short Skin: Recensione in Anteprima

Costato appena 150.000 euro grazie al progetto Biennale College, sbarca finalmente in sala il sorprendente debutto alla regia di Duccio Chiarini, Short Skin

pubblicato 16 Aprile 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 16:38

Presentato lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia e successivamente visto anche al Festival di Berlino, Short Skin di Duccio Chiarini è stato uno dei due progetti che hanno preso vita dalla Biennale College del 2014. Un bando nato nel 2012 destinato alle opere prime e seconde da realizzare con un microbudget di 150.000 euro appena. Briciole rispetto agli spropositati budget a cui ci hanno spesso abituato alcune sboccate e insulse commedie nostrane. Tra i 300 progetti che solitamente arrivano da ogni parte del mondo 12 vengono selezionati, per poi diventare solamente due al termine di un percorso di crescita che vede l’autore della sceneggiatura nonché regista incrociare e lavorare al fianco di produttori, editor, montatori e sales agents.

Passaggi intermedi che hanno portato alla luce questa sorprendente opera prima, in parte autobiografica e dai toni ‘virziniani’ nel raccontare le disavventure sessuali di un adolescente pisano. Sin da quando aveva poco più di 6 anni, infatti, Edoardo soffre una malformazione al prepuzio che non solo gli impedice la masturbazione, ma ha soprattutto contribuito in maniera decisiva a renderlo insicuro ed impacciato con le ragazze e particolarmente incazzato con il mondo intero. Perché d’altronde si sa, il pene, per un uomo, è tutto. Nel mondo di un adolescente, poi, in cui tutti sembrano parlare e pensare solo e soltanto al sesso, il problema potrebbe ingigantirsi ancor di più. Verità che regolarmente prende vita con Edoardo, sempre più chiuso nel suo microcosmo asessuato in cui si fanno spazio l’amico Arturo, che si è posto l’obiettivo di perdere la verginità prima della fine dell’estate; la sboccata sorellina Olivia, che tra capelli da tagliare e colorare cerca disperatamente una cagnetta per il suo cane da far accoppiare; i genitori in aperta crisi, che tra corna e pianti sognano un figlio sessualmente più sveglio e disinibito; e soprattutto Bianca, la vicina di casa da sempre ‘amore taciuto’ di Eduardo, tornata da Milano single. Messo alle strette da una serie di eventi estivi che finiranno per travolgerlo, vedi l’incontro con una ragazza del posto che gli scrive una dolce lettera d’amore, il ragazzo si troverà a dover gestire un problema a lungo nascosto e taciuto per pura e semplice vergogna, affrontando la propria epocale paura.

Un piccolo grande film sulle debolezze e sulla fragilità del sesso maschile, da sempre raccontato e trattato con lineamenti da stereotipo machista, qui invece pennellati con grazia da un regista toscano che ha saputo con intelligenza soppesare i dubbi, le pulsioni ormonali e le interrelazioni umane di un adolescente chiamato a maturare nel corso di una calda estate pisana. Senza porsi bigotti problemi censorei su ‘cosa’ poter mostrare, Chiarini segue i dolori fisici, sentimentali e psicologici del giovane Edo evitando filtri di alcun tipo, seminando goffi stratagemmi per superare l’incubo del prepuzio malformato, vedi far sesso con un polipo morto, massaggiare il pene con creme mediche e/o stringere i denti e sopportare il dolore ‘limitato’ da un profilattico mentre si prova a perdere la verginità.

20enne livornese qui al suo debutto cinematografico, il giovane Matteo Creatini porta sulle proprie curve e secche spalle l’intero peso del film, dando una forza, una tenerezza e una rara credibilità al dolce, educato, ombroso e combattuto Edo, anche nei lineamenti del viso ‘simile’ a quell’Edoardo Gabbriellini che nel 1997 illuminò Ovosodo di Virzì, qui immancabilmente richiamato anche solo per la ‘parlata’ e per quel taglio da atipica commedia generazionale che 18 anni fa fece la fortuna del regista toscano.

Mai gratuitamente volgare o anche solo lontanamente ‘fastidioso’ nel mostrare le nudità di Edo e di quegli adolescenti fisicamente tutt’altro che perfetti che gli ruotano attorno, Short Skin vive di personaggi, secondari e non, e del loro sapersi rapportare all’interno di una sceneggiatura equilibrata in tutte le sue parti, tra svolte di scrittura mai troppo forzate, momenti di esilarante imbarazzo ed altri di commovente liberazione. Diretto con empatica eleganza da un giovane regista riuscito a rendere quasi paradisiaco il litorale pisano, il film di Chiarini è andato a riempire un vuoto di genere del recente cinema italiano, raccontando il complicato passaggio all’età adulta di un ragazzo meno esuberante rispetto alla media, chiuso in se stesso e travolto da quelle ansie sessuali che la società tutta, attorno a lui, distribuisce quotidianamente.

Funzionale al progetto anche il cast di contorno chiamato ad interagire con il bravissimo Matteo, quasi interamente composto da attori ai più sconosciuti se non fosse per il sempre più apprezzato Francesco Acquaroli e per Bianca Nappi, qui negli abiti dell’apprensiva madre di Edo. Ciliegina sulla torta, infine, la delicata e riuscita colonna sonora dei canadesi Woodpidgeon, per un gioiellino nostrano concepito e venuto al mondo con 150.000 euro appena. E se non è un miracolo questo, visto il delizioso e originale risultato ottenuto, poco ci manca.

Voto di Federico: 7.5

Short Skin (Italia, commedia, 2014) di Duccio Chiarini; con Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà, Bianca Ceravolo, Bianca Nappi, Michele Crestacci, Francesco Acquaroli, Crisula Stafida, Anna Ferzetti, Lisa Granuzza di Vita – Uscita giovedì 23 aprile 2015.

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