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Hotel Transylvania 2: recensione in anteprima

Mavis e Johnny convolano a nozze e ci scappa il pargoletto, per la gioia di nonno Dracula che scorge nel nipote quel vampiro che tanto vorrebbe che fosse. Hotel Transylvania 2 s’impone nuovamente come opera comica, con qualcosa da dire ma altresì fiero nel suo evitare di prendersi in alcun modo sul serio

pubblicato 5 Ottobre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:10

Avevamo lasciato il conte Dracula ed i pittoreschi abitanti dell’Hotel Transylvania conciliati, con sé stessi e con il genere umano. Una razza che oramai non fa più paura, tanto che il vampiro acconsente al che la figlia si frequenti con Johnny, il maldestro visitatore che prima di giungere in Romania stava girando il mondo.

La novità, pronti via, è che in questo sequel i due convolano a nozze, con relativa prole. Dennis, il figlio della giovane coppia, è il vero protagonista di questa nuova avventura. Nato che è, infatti, il primo e più pressante quesito si presenta in modo abbagliante, specie agli occhi del conte: sarà umano o vampiro? Se nel primo Hotel Transylvania, perciò, veniva sondato il terreno delle differenze, abbattendo quel primo muro che è la diffidenza, in questo seguito ci si sofferma sulla possibilità che queste differenze coesistano condividendo il medesimo spazio.

Terreno accidentato, che volentieri ci lasciamo alle spalle, anche perché il dodicesimo, coloratissimo film d’animazione Sony rimane fedele alla linea della saga, il cui target è rappresentato dai più piccoli. Perciò preoccupazione precipua è quella di costruire gag ed episodi divertenti, capaci di far scappare la risata per un’azione maldestra, una battuta innocente o un vero e proprio siparietto – come quando un personaggio parla di Bluetooth e nell’inquadratura entra un dente azzurro dicendo: «mi avete chiamato?». D’altronde il tocco è gentile, teso a non prendersi mai troppo sul serio, facendo costantemente leva sull’innata impronta citazionista di cui è contraddistinto il progetto; verve i cui accenni non sono confinati al solo genere, dato che in fin dei conti proporre scene che giocano pressoché totalmente sulla comicità del corpo equivale un po’ a recuperare quello slapstick che non ha mai avuto davvero bisogno di dimostrare quanto sia universale.

I mostri, non a caso, sono per lo più versioni tendenzialmente simpatiche laddove non amabili di controparti che contraddistinguono la scena horror, di cui buona parte già visti in Hotel Transylvania. Qui la truppa ritorna al completo, sebbene i comprimari siano ancora più secondari, visto che gli stessi protagonisti del primo vengono “degradati” in termini di mera visibilità, dando ancora più l’idea di un film di stampo corale – cosa che era già il primo ma che qui si avverte maggiormente, considerato che tutto o quasi ruota attorno al piccolo. Questo perché i conflitti di ciascun personaggio, Mavis ed il Conte in particolar modo, fanno capo al marmocchio: la madre, che vuole il meglio per il suo bimbo; il nonno, che ha decretato a priori cosa sia il meglio, ossia che il piccolo diventi un vampiro.

Con la simpatica aggiunta oserei dire in extremis del Conte Vlad, attempato bisnonno ritirato in un eremo con un esercito di vampiri à la Van Helsing, ennesima citazione. Un’operazione che mescola perciò parecchie cose, da qui la presenza a più riprese della famiglia di Johnny, il cui soggiorno presso l’Hotel dà il là a tutta una serie di derive comiche non sempre riuscite, certo, ma che buona parte dei ragazzini non disdegna. Sempre su questa falsa riga del non completamente riuscito si segnala l’adattamento di certi cliché ad un mondo come quello in cui si muovono Dracula ed i suoi amici mostri; carina la ninna-nanna il cui testo allude a squartamenti e cose simili, meno incisivo altrove, come quando il Conte ricorda giochi e/o filastrocche di cui storpia volutamente i titoli.

Il genere comico – paradossalmente, verrebbe da notare – risulta sempre meno battuto in ambito di animazione, vuoi per la necessità di emancipare un genere tutto, vuoi per la non meno rilevante esigenza di allargare il bacino di fruitori a fini commerciali: le due cose si legano, e rivolgersi esclusivamente ad un pubblico di giovanissimi appare oggi più rischioso che mai in sala. Ben vengano perciò certi progetti, che dalla propria vantano peraltro una macchina produttiva notevole, motivo per cui graficamente ci attestiamo su livelli alti, roba evidentemente da Pixar e Disney, salvo i dovuti distinguo quando si parla di stile.

Una piacevole ora e mezza di sorrisi ed intuizioni che non sempre attecchiscono, riuscendoci malgrado tutto in svariate occasioni però. Il tenore grottesco viene tenuto a bada dal sopracitato andamento, garbato e mai sopra le righe, come a voler imporre un qualche ritmo o una qualche tematica; nell’ambito di un contesto che fa parodia, con discrezione, praticamente ridendo insieme all’oggetto delle sue strampalate imitazioni, non di esso. Esito che non va mai dato per scontato, specie quando si parla di animazione, in cui l’eccesso è più che un semplice rischio calcolato.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]

Hotel Transylvania 2 (USA, 2015) di Genndy Tartakovsky. Con Mel Brooks, Adam Sandler, Selena Gomez, Steve Buscemi, Andy Samberg, Kevin James, David Spade, Fran Drescher, Keegan Michael Key, Chris Kattan, Julia Lea Wolov, Claudio Bisio e Cristiana Capotondi. Nelle nostre sale da giovedì 8 ottobre.