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Roma 2015, Truth: Recensione in Anteprima

Etica giornalistica e potere politico si intrecciano all’ombra della Casa Bianca in Truth di James Vanderbilt, film trainato da una superba Cate Blanchett

pubblicato 16 Ottobre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:51


Non solo lo splendido Spotlight di Thomas McCarthy, fuori Concorso al Festival di Venezia e tornato a casa con uno strameritato Mouse d’Argento, ma ora anche Truth, chiamato ad inaugurare la decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il thriller politico di inchiesta giornalistica è tornato ad affascinare Hollywood, con James Vanderbilt, sceneggiatore di Zodiac, qui al suo debutto alla regia. Al centro dello ‘scandalo’, in questo caso, l’ondata di polemiche che travolsero la trasmissione ‘60 minutes‘ nel 2004, ovvero in piena campagna elettorale per la rielezione alla Casa Bianca di George W. Bush.

Il cosiddetto “Rathergate”, per intenderci, che vide protagonisti la giornalista e produttrice televisiva Mary Mapes, vincitrice di due Emmy e professionalmente riconosciuta come un pezzo da novanta del settore, e il noto anchorman Dan Rather, leggenda del giornalismo televisivo d’America. I due costruirono, montarono e mandarono in onda un servizio bomba sui presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush nei primi anni ’70, quando l’allora giovane ‘figlio di’ si fece raccomandare per farsi prendere dalla Guardia Nazionale, anche se privo di alcun merito, in modo da fuggire dal sanguinoso Vietnam. Un’inchiesta boomerang portata a termine troppo frettolosamente causa palinsesto che travolse i suoi autori e la CBS tutta, perché mai profondamente confermata e fondata su documenti fotocopia dalle dubbie origini, che a due mesi dalle elezioni presidenziali terremotò la rete, portò Rather alle dimissioni e la Mapes, autrice del libro da cui è tratto il film, al licenziamento.

Quanto può far male una domanda, quanto in profondità può arrivare e quante sconsiderate reazioni a catena può generare. Un processo all’etica giornalistica e alla tragica evoluzione a cui questa è andata incontro nel corso degli ultimi 15 anni. Perché il web, vuoi o non vuoi, ha spalancato le porte anche alla disinformazione, allo sciacallaggio mediatico e alla manipolazione di una notizia. Vanderbilt, nel cercare la ‘verità’ dietro questa incredibile storia che ha visto pericolosamente incrociarsi potere politico e libertà d’informazione, tratteggia i lineamenti di una professione in caduta libera, quella del giornalista moderno, tanto più influenzabile e manipolabile quanto in grado di manipolare e influenzare un’opinione pubblica che sempre più tende a soffermarsi sul dito che indica la Luna. Tralasciando quest’ultima.

Estremamente solido e incalzante nella scrittura, che semina ‘fatti’ a getto continuo nei confronti dello spettatore, Truth vive sulle spalle di una grandiosa Cate Blanchett, intensa Mary Mapes. Una donna forte, dal passato paterno violento e dal presente appagante, tanto sentimentalmente parlando quanto dal punto di vista professionale. Una giornalista ‘old school’ che ha un’unica fede, legata alla divina ‘domanda’ da porre e porsi senza timori referenziali di alcun tipo. Sua colonna portante Robert Redford, ovvero l’amico nonché collega di una vita, tendenzialmente ‘imbalsamato’ dal punto di vista recitativo eppure doveroso in un film come questo, in arrivo 40 anni dopo quel Tutti gli uomini del presidente che ha fatto la storia del cinema. Vanderbilt, giustamente, concentra quasi tutta la propria attenzione nei confronti della Blanchett, concedendo poi tante di quelle risposte all’intricato caso da non far venire a galla un’unica ‘verità’. Perché se degli errori ‘tecnici’ vennero commessi in quel servizio del 2004 che sbugiardava George W. Bush, questi riuscirono incredibilmente a sommergerne i confermati contenuti, di fatto archiviati e presto dimenticati per lasciar spazio a secondari vizi di forma.

Registicamente parlando poco ispirato, e a tratti esageramente didascalico nello snocciolare i vari dettagli legati all’inchiesta, Truth racconta fatti così cronologicamente vicini e al tempo stesso per noi ‘eticamente’ lontani, essendo da tempo abbondantemente abituati ad ‘editti bulgari’ di tipo giornalistico in arrivo dai piani alti della politica nazionale. Nulla di nuovo sotto il sole, almeno qui nello Stivale. Perché ovunque si vada tutto il mondo è Paese, con quell'(in)evitabile domanda da porre a cui faranno seguito le immancabili e spesso drammatiche conseguenze, nel caso della Mapes addirittura trancianti. Perché colei che pochi mesi prima del ‘Rathergate’ diede vita allo ‘scandalo Abu Ghraib’, ancora oggi considerato come uno dei più importanti servizi giornalistici televisivi del passato decennio, è da dieci anni a spasso.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Truth (Usa, drammatico, 2015) di James Vanderbilt; con John Benjamin Hickey, Cate Blanchett, Robert Redford, Dennis Quaid, Topher Grace, Elisabeth Moss, Bruce Greenwood, David Lyons, Rachael Blake, Lee Anne Ford, Hiroshi Kasuga, Martin Sacks, Andrew McFarlane, Steve Bastoni, Nicholas Hope, Natalie Saleeba, Aaron Glenane – uscita venerdì 1 gennaio 2016.

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