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Matrimonio al Sud: Recensione in Anteprima

Massimo Boldi e Biagio Izzo ‘costretti’ a dover sopportare il matrimonio degli amati figli. Lei napoletana, lui milanese….

pubblicato 5 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:18

Dieci anni fa, era il 2005, Massimo Boldi salutava l’universo dei Cinepanettoni DeLaurentiis con l’ultimo titolo di un’infinita saga sbertucciata dai critici ma molto amata dal pubblico italiano. Dimenticato Natale a Miami, e il fedele compagno di mille avventure Christian De Sica, il ‘cipollino nazionale’ si è inspiegabilmente dato ad un filone preciso della commedia nostrana: quello matrimoniale. Nel giro di 7 anni sono così arrivati Matrimonio alle Bahamas, A Natale mi sposo e Matrimonio a Parigi, con la saga pronta a ripartire in questo 2015 con Matrimonio al Sud. Neanche fosse Davide Mengacci, Boldi e Paolo Costella, regista sceneggiatore degli scult Bellifreschi e Ricky & Barabba, si sono qui ritrovati per la 5° volta in pochi anni, considerando anche i televisivi Natale a 4 zampe e Fratelli Benvenuti, cavalcando con gioia quel treno carico di stereotipi su Nord e Sud che il cinema nostrano ha di fatto spolpato, nel corso dei decenni.

La pellicola si divide infatti tra Milano e l’inesistente San Valentino a Mare, soleggiata località campana (in realtà si tratta di Polignano a Mare, in Puglia). Al nord vive Lorenzo Colombo, industriale lombardo che neanche a dirlo detesta tutto ciò che non è settentrione, mentre al sud si fa largo Pasquale Caprioli, pizzettaro napoletano che ovviamente, ma che strano, prova orrore per tutto ciò che non è meridione. Peccato che i rispettivi figli, entrambi studenti a Trento, si siano innamorati e vogliano sposarsi. Un matrimonio che diverrà realtà nella chiassosa, kitsch e colorata cornice campana di una cerimonia televisiva, contrapponendo due visioni del mondo opposte.

Tutto già detto, tutto già visto, tutto già reso ‘comico’. Produttivamente parlando Matrimonio al Sud è uno di quei film che si fanno fatica a capire, perché fuori tempo massimo e ormai lontano mille miglia dai ‘gusti’ cinematografici attuali. Commedie di questo tipo sono già state sviscerate in mille modi, e anche con enorme successo (citofonare Luca Miniero), tanto dall’inculcare nella mente dello spettatore l’eterna e fastidiosa sensazione di deja-vu. A non aiutare persino il cast, che si ricicla continuamente, anno dopo anno, senza mai trovar pace. Massimo Boldi ha girato fino ad oggi 11 film con Enzo Salvi, 6 film con Biagio Izzo e 7 con Paolo Conticini. Persino i fan più accaniti dei 4 faranno fatica a scovare differenze con il passato nelle tutt’altro che sofisticate caratterizzazioni dei personaggi.

Le dinamiche tra i due protagonisti, legate agli immancabili screzi nord-sud, puzzano di stantio, così come la maggior parte delle gag che dovrebbero suscitare ilarità, concedendo il più delle volte al massimo un pizzico di divertita tristezza. A causa della loro pochezza. Teste che sbattono allo stipite della porta, campane che cadono addosso ai due futuri consuoceri, turiboli dati in faccia ai fedeli, mani che restano chiuse nelle porte, carrelli che tamponano fondoschiena, capitoni che si infilano nei letti. E potremmo continuare. Ogni tanto si ride, è vero, grazie soprattutto alla gratuita volgarità romana di Salvi, ma sono flebili lampi in mezzo al buio. Poteva giocare sugli eccessi delle nozze campane, diventate ormai must televisivo con Il boss delle cerimonie su Real Time, Costella, ma ha invece frenato sul più bello, sbandando pericolosamente sulla strada degli equivoci, qui a dir poco all’acqua di rosa, allungando così il brodo di un film troppo lungo e dal product placement più sfacciato di sempre. Autentiche televendite inserite all’interno della pellicola, quelle firmate Beretta e Tisanoreica, che lasciano onestamente sgomenti per la loro continua riproduzione.

Dal punto di vista recitativo un gradino sopra tutti Debora Villa e Barbara Tabita, mogli esasperate di un Boldi sempre più ‘imbalsamato’ e di un Izzo sempre più macchietta, con Luca Peracino, figlio di Massimo ossessionato dal sesso, onestamente impresentabile in qualità d’attore cinematografico. Anche solo per un evidente problema di dizione, qui addirittura appesantito da un personaggio tendenzialmente idiota che ha in mente solo e soltanto una cosa. Persino la notte prima delle nozze.

Film copia-e-incolla, questi a cui ci siamo tristemente abituati, che un tempo rispondevano a suon di euro incassati all’inevitabile quesito ‘perché produrli’, se non fosse che nel corso degli ultimi 6/7 anni persino i botteghini siano andati lentamente a svuotarsi. Ma tu di che Segno 6? (decisemente peggiore di questo) e Matrimonio a Parigi, ovvero le ultime due pellicole interpretate da Boldi in sala, non sono andate oltre i 4 milioni di euro, da dividere poi con esercenti e in funzione di budget raramente inferiori ai 3 milioni complessivi, eppure per questi attori, registi, sceneggiatori, produttori e distributori nulla sembrerebbe essere cambiato, portando di fatto avanti quello che potremmo definire un sano e immotivato ‘accanimento cinematografico’.

[rating title=”Voto di Federico” value=”2″ layout=”left”]

Matrimonio al Sud (Ita, commedia, 2015) di Paolo Costella; con Massimo Boldi, Biagio Izzo, Paolo Conticini, Debora Villa, Barbara Tabita, Fatima Trotta, Luca Peracino, Enzo Salvi, Gabriele Cirilli – uscita giovedì 12 novembre 2015.