Home Recensioni Deadpool: Recensione in Anteprima

Deadpool: Recensione in Anteprima

Campione d’incassi in America, Deadpool esce finalmente anche nei cinema d’Italia.

pubblicato 17 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:38

Ci sono voluti anni, in casa Fox, per dar vita al primo film interamente dedicato al suo mutante Marvel più sboccato e poco convenzionale: Deadpool. Poi, improvvisamente nel 2014, l’accelerata produttiva, un budget limitato per un cinecomic da major (58 milioni appena), un regista al suo esordio (Tim Miller), un protagonista bollito e reduce da un disastro cinefumettaro (Laterna Verde), nessun altro ‘divo’ di contorno, una coppia di sceneggiatori nel 2009 particolarmente apprezzati (Zombieland) e soprattutto un pesantissimo R-Rated (film vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da adulti) a traino. Ingredienti rischiosissimi per quello che si può definire il più inatteso e clamoroso successo di un cinecomic nella storia del box office americano. 152,193,853 dollari d’incasso in 4 giorni appena (che diventano 284 worldwide), un passaparola contagioso e un sequel già annunciato.

Un boom che potremmo forse definire ‘epocale’, perché in grado di far evolvere il mondo dei cinefumetti verso una fase più adulta, sessualmente esplicita e verbalmente scurrile. C’è un fiorente mercato anche per tutto questo, e Deadpool l’ha appena dimostrato. Una sorta di Kick-Ass, nella sua esplosiva violenza e orgogliosa irriverenza nerd, che incrocia la sguaiataggine e la genialità metatestuale dei Griffin. Il tutto condito con una spruzzata d’ormone alla American Pie, tra masturbazione, doppisensi e fantasie sessuali. Questo è Deadpool, vero e proprio esperimento di genere che ha frantumato barriere produttive e di scrittura che si credevano indistruttibili, dando vita ad un super-non-eroe dalla cinica e irrisoria parlantina, ritrovatosi con addosso una tuta rosso sangue quasi per caso.

Ryan Reynolds, bello senza talento che ha finalmente dato un senso alla propria carriera, è Wade Miller, ex agente operativo delle Forze Speciali che ha intrapreso la strada dei mercenari. Praticamente è un cattivo che fa le scarpe a quelli ancor più cattivi di lui per aiutare la povera gente. Tutto cambia, nella sua vita, quando incontra l’amore di Vanessa (la fascinosa Morena Baccarin), donna con cui le cose sembrerebbero girare per il verso giusto, quando un cancro allo stato terminale non arriva a bussare alla sua porta. Praticamente sul letto di morte, Wilson ha un’unica possibilità per salvare la pelle e continuare a vivere al fianco di Vanessa, ovvero accettare di prender parte ad un misterioso esperimento genetico. Ma nulla è come sembra, neanche a dirlo, tanto da sfigurarlo e trasformarlo in un mutande dotato di un potere rigenerante. Praticamente immortale e indistruttibile, Wade inizia così la sua caccia all’uomo che ha reso inavvicinabile il suo bel volto. In cerca di vendetta (e di una ‘cura’).

Sin dagli esilaranti titoli di testa, che vedono sostituiti i nomi dei protagonisti con brevi e ironiche descrizioni, Deadpool prende la strada della sperimentazione, tanto visiva quanto di scrittura. Reynolds è direttamente a noi spettatori che parla, abbattendo la famigerata ‘quarta partete’ per illustrare passato e presente, portando l’esperienza del metacinema verso uno step successivo, che oscilla continuamente tra il demenziale e il surreale.

Si ride tanto, e di cuore, nel film di Miller, tra sfottò all’universo X-Men (Wolverine e Xavier ne usciranno distrutti) e prese in giro nei confronti degli attori che interpretano gli stessi mutanti Marvel (Hugh Jackman, Michael Fassbender, James McAvoy e lo stesso Reynolds che deride se’ stesso), dialoghi no-sense per nerd fumettari, appassionati musicali e cinefili incalliti (Liam Neeson, Wham e Sinéad O’Connor su tutti), personaggi secondari totalmente fuori le righe (l’anziana cieca Blind Al è strepitosa), nudi (anche frontali), arti amputati ed esplosioni ormononali, che vuoi o non vuoi aleggeranno continuamente sopra le teste dei protagonisti. Ryan in testa, praticamente fissato con le parti basse. Un eroico criminale, il suo, incapace di star zitto e talmente immaturo ed egoista dall’utilizzare i propri superpoteri solo per un proprio tornaconto personale. Grandi responsabilità che evidentemente, a lui, fanno il solletico.

Cavalcando lo strumento della voce off di Reynolds che racconta quanto accaduto, saltando così continuamente avanti e indietro nel tempo in modo da metterci al paro della storia, che di fatto prende vita quasi dalla fine, Deadpool non cala mai d’intensità, travolgendo lo spettatore di trovate geniali, auto-ironiche e imprevedibili, figlie anche (se non soprattutto) del fumetto da cui è tratto. Un flusso continuo di esagerazioni verbali (il politicamente scorretto regna sovrano) e visive (super-penetrazione anale omoerotica) perfettamente amalgamate ad un’azione degnamente costruita da Miller, riuscito a realizzare uno dei più sorprendenti film Marvel di sempre con appena 3 mutanti secondari, ai più sconosciuti e a loro insaputa nient’altro che impazzite pedine in una… storia d’amore.

[rating title=”Voto di Federico” value=”8″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Carla” value=”8″ layout=”left”]

Deadpool (Usa, 2016, comics) di Tim Miller; con Ryan Reynolds, Morena Baccarin, Ed Skrein, T.J. Miller, Gina Carano, Brianna Hildebrand, Rachel Sheen, Andre Tricoteux, Jed Rees, Taylor Hickson, Leslie Uggams, Ben Wilkinson – uscita giovedì 18 febbraio 2016.