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Il traditore tipo: recensione in anteprima

Più thriller che spy movie, Il traditore tipo non riesce a cogliere il potenziale di un racconto per lo più incentrato sui suoi personaggi anziché sulle dinamiche

pubblicato 4 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:51

Lussuoso ristorante di Marrakesh, in cui una bottiglia di vino pregiato può arrivare a costare fino a sedici mila dollari. Il professor Perry (Ewan McGregor) e Gail (Naomie Harris), sua moglie, stanno cenando. L’occhio di Perry cade su questo tavolo di chiassosi russi, i quali sorseggiano proprio quei vini che lui non può permettersi. Uno di loro, Dima (Stellan Skarsgård), un uomo sulla cinquantina, si avvicina al professore e gli chiede di unirsi al suo tavolo. Così. Malgrado l’iniziale riluttanza, l’invito viene accettato. Non solo. Di lì a poco Perry segue questo misterioso tizio fino ad una festa di quelle che solitamente sono per pochi. Il tutto, manco a dirlo, senza che Gail sappia nulla.

Non si contano oramai le trasposizioni dai romanzi di John le Carré, sebbene non tutti abbiano avuto medesima fortuna de La talpa. Stavolta però l’attività di spionaggio resta sullo sfondo di una trama in cui a farla da padrone sono invece un criminale ed un comune professore universitario. Dima lavora infatti per la Mafia russa ed il suo lavoro consiste nel riciclare denaro sporco; finché non decide di farla finita e consegnare all’MI6 nomi e numeri di conto attraverso i quali risalire a chi ha collaborato col suo capo. Di mezzo c’è pure un esponente del governo britannico.

Mi sono chiesto cosa spinga di solito a vedere film del genere. Voglio dire… azione, trame intricate ma accessibili, cospirazioni, atmosfera, personaggi notevoli etc. Quantomeno, questo è ciò che io cerco in uno spy movie declinato al thriller. Ed osservando nell’insieme il lavoro della White, buona parte di queste cose purtroppo mancano. Passi per l’azione, poiché Il traditore tipo non rientra strettamente in “quel” genere lì; quanto al resto, tuttavia, i limiti o gli equivoci, se vogliamo, non sono nel testo. Appare chiara l’esigenza di dare vita ad un film piuttosto diretto, mosso non tanto da astrusi giochi di potere quanto da singoli, individui che fanno delle scelte.

Perry, per esempio: è a Marrakesh per recuperare il suo matrimonio. Chi lo avrebbe mai detto che per riuscirci gli sarebbe servito aiutare un criminale russo anziché qualche innocua cena al lume di candela? Incipit fiabesco interessante, sul quale ci si poteva pure prendere qualche rischio in più. I rapporti interpersonali qui la fanno da padrone: quello tra Perry e Dima, tra Perry e Gail, tra Dima e la sua famiglia. Una storia incredibile, che come tale viene trattata, sebbene resta quell’alone di mancata verosimiglianza che era compito della White dissimulare. Il personaggio di McGregor non diventa improvvisamente un killer o uno che in generale si trova a suo agio braccato dalla mafia; eppure appare un po’ forzato, troppo frettoloso il modo in cui prende a cuore la situazione di Dima. Di quest’ultimo, tutto sommato, emergono le motivazioni, basate, più che su una sorta di redenzione, sul più semplice tentativo di proteggere la sua famiglia.

Ma Perry? Guardando il film l’impressione è che buona parte della resa di questa storia passasse da lui, da questa sua inconsueta parabola che, da annoiato professore di Poetica qual è, lo vede coinvolto in uno scandalo nazionale, se non addirittura internazionale. Manca il ritmo, oltre che quel mood che da solo riscalda. Né c’era bisogno di chissà quali accorgimenti, perché in certi contesti conviene non caricare troppo; per lo meno, questo ci dicono, per esempio, film come La spia – A Most Wanted Man, tratto anch’esso da un romanzo di le Carré ed ambientato in una Amburgo spettrale.

Altro elemento che in Il traditore tipo latita, ossia degli ambienti che ci dicano qualcosa. Il film si svolge in almeno tre location diverse, ma tra queste pressoché da nessuna si riesce a trarre qualcosa che sia utile al di là del mero riferimento spaziale: come a dire, siamo a Marrakesh… bene; siamo a Londra… meglio. Insomma, cui prodest, se sono solo ed esclusivamente le circostanze a dettare un luogo anziché un altro. Non ci si gioca, non s’interagisce con loro, e da spettatori non possiamo fare a meno di accorgercene, consapevolmente o meno. Altro limite che compromette a più riprese Il traditore tipo, impedendoci di scorgere quel potenziale che probabilmente il racconto cela.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]

Il traditore tipo (Our Kind of Traitor, Regno Unito, 2015) di Susanna White. Con Ewan McGregor, Stellan Skarsgård, Damian Lewis, Naomie Harris, Jeremy Northam, Khalid Abdalla, Mark Gatiss, Saskia Reeves, Mark Stanley, Alec Utgoff, Pawel Szajda, Marek Oravec, Velibor Topic, Radivoje Bukvic, Dolya Gavanski, Christian Brassington e Jon Wennington. Nelle nostre sale da giovedì 5 maggio.