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Il Padre d’Italia di Fabio Mollo: Recensione in Anteprima

Una commedia drammatica indirizzata ad una generazione di precari che fatica a far figli, qui rappresentata da due estranei che attraverso un viaggio da nord a sud del Paese esplorano fino in fondo il proprio io. Dal 9 marzo in sala, Il Padre d’Italia.

pubblicato 1 Marzo 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 01:21

Quattro anni dopo Il sud è niente, applaudito esordio alla regia presentato al Toronto International Film Festival nella sezione Discovery, al Festival internazionale del film di Roma nella sezione Alice nella Città e al Festival internazionale del cinema di Berlino nella sezione Generation, il 36enne Fabio Mollo, calabrese di nascita ma ormai romano di adozione, torna in sala con l’attesa opera seconda, Il Padre d’Italia, dal 9 marzo al cinema con distribuzione Good Films.

Clamorosamente ‘bocciato’ dai selezionatori del Festival di Berlino, Il Padre d’Italia esplora una tematica quanto mai attuale nel dibattito sociale contemporaneo del Bel Paese, vedi la paternità e la maternità visti al di fuori del contesto ‘famiglia tradizionale’. Paolo ha 30 anni, è taciturno, gay, fatica a riprendersi da una lunga storia d’amore finita male e conduce una vita solitaria, quasi si volesse nascondere dal mondo, come se per lui fosse illegale essere felici. Una notte, per puro caso e nel luogo più improbabile che ci sia, incontra Mia, pseudo cantante che neanche a dirlo è il suo esatto opposto, in quanto vitale, esuberante e problematica coetanea al sesto mese di gravidanza. Un incontro/scontro che stravolgerà la vita di Paolo, fino a quel momento trascinata faticosamente per i capelli, attraverso un apparentemente insensato viaggio che porterà entrambi dalla fredda Torino alla caldissima Reggio, scoprendo passo passo un irrefrenabile desiderio di vivere.

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Un road movie dell’anima, quello sceneggiato e diretto da Mollo, dichiaratamente ispiratosi al cinema di Ettore Scola (Una giornata Particolare), Gianni Amelio (Il ladro di Bambini) e soprattutto Xavier Dolan, di cui Fabio segue le tracce attraverso una colonna sonora ispirata, incalzante e ben amalgamata al tessuto da lui realizzato. Un’opera legata all’Italia di oggi ma con un impianto scenografico, fotografico e per l’appunto musicale di stampo anni ’80, con Luca Marinelli e Isabella Ragonese straordinari protagonisti. Sono loro due il film, così diversi eppure tanto abbaglianti, insieme. Due figure arrivate ad un passo dal precipizio. Lui devastato da un amore dopo 8 anni sbriciolatosi a causa di un sogno che faceva fatica persino a sognare, perché terrorizzato dalla sua possibile realizzazione; lei bugiarda cronica ed eterna adolescente che non vuole appartenere a nessuno e a nessun posto.

Il Futuro è l’attore non protagonista de Il Padre d’Italia, inteso come domani di un’intera generazione che improvvisamente smette di essere figlio/a per diventare genitore. Ma chi e in quale contesto, nel Paese di oggi dilaniato dalle polemiche sulla maternità surrogata e sulle adozioni, può diventare padre e/o madre. E’ più innaturale una mamma che non vuole il proprio figlio o un omosessuale che vorrebbe crescerne uno? Attraverso l’introverso personaggio di Luca, orfano cresciuto in un orfanotrofio di suore, Mollo prova a farsi spazio tra i dubbi sociali e politici di oggi, rimarcando l’e(o)rrore di una visione genitoriale esclusivamente legata alla biologia. Mia, Madonna rock che irrompe nella sua vita per donargli la vita, non è altro che l’illusione di un futuro, da Paolo per la prima volta immaginato ma nei surreali abiti di un eterosessuale padre di famiglia. Per svegliarlo dal torpore e dalla bigotta chiusura mentale, dal buio di una dark room compare lei, capelli rosa e pancione in vista, ed è subito colpo di fulmine. Mollo porta in scena un’inusuale storia d’amore tra un omosessuale incapace di vivere i propri sogni di paternità e una 30enne incinta che da quella maternità vorrebbe fuggire.

Una commedia drammatica indirizzata ad una generazione di precari che fatica a far figli, qui rappresentata da due coetanei che attraverso un viaggio da nord a sud del Paese esplorano fino in fondo il proprio io. Cercare la razionalità, all’interno di questo rapporto di coppia, non avrebbe senso, perché Paolo e Mia sono questione di chimica, opposti che si attraggono, animali tormentati che si trovano. Sappiamo pochissimo di entrambi e il buon cuore di lui, che accetta di aiutare una perfetta sconosciuta abbandonando il proprio lavoro per fare oltre 1000 km alla guida di un camioncino, appare a prima vista a dir poco eccessivo, ma nulla ha da perdere, Luca, e tutto da guadagnare.

Quasi completamente concetrato sui volti, sugli sguardi, sulle emozioni vissute e trasmesse dai due protagonisti, Mollo bilancia perfettamente dramma e commedia, dosando sorrisi e lacrime. Più ci spingiamo a sud (dove spicca la presenza di un’intensa Anna Ferruzzo), e più Luca e Isabella si spogliano, ma non solo per l’aumentare delle temperature. Cadono gli abiti, le maschere, i muri, le paure, con il futuro che si fa più delineato e il presente meno spaventoso. Marinelli, già indimenticato ‘Zingaro’ ne Lo Chiamavano Jeeg Robot, torna nuovamente a cantare. Dalla Anna Oxa di Gabriele Mainetti siamo passati a Loredana Bertè, per ben due volte omaggiata dal regista con Il Mare d’Inverno e Non sono una Signora, mentre Isabella, vestita da sposa proprio come Loredana nel video di quest’ultima canzone, ne rappresenta l’essenza stessa, in quanto cantante trasgressiva, imprevedibile, combattuta e travolgente (live sul set per la Ragonese con gli Smith).

Dinamico nel montaggio di Filippo Montemurro e nelle musiche (che occhieggiano all’elettronica) di Giorgio Giampà, Il Padre d’Italia cede probabilmente alla retorica e ad un’amalgama che potrebbe a prima vista apparire come artificiosa, pagando pegno sul sonoro in presa diretta troppo spesso caotico e poco chiaro nei dialoghi tra i due protagonisti, ma nell’opera seconda di Mollo c’è un’idea di Cinema ad ampio respiro, di stampo europeo, che fa ben sperare per il futuro della nostra cinematografia. I miracoli sono contro natura per definizione, fa notare la Ragonese a Marinelli nel ricordargli la maternità della Santissima Madre di Dio, e allora aprite gli occhi, abbattete dogmi, preconcetti e cominciate a vivere, perché i figli, miracoli della vita, sono soprattutto di chi li riempie d’amore, di chi li educa, di chi li protegge, di chi li vuole veramente, di chi li cresce. E non c’è verità più naturale di questa.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Il Padre d’Italia (drammatico, 2017, Italia) di Fabio Mollo; con Luca Marinelli, Isabella Ragonese, Anna Ferruzzo, Mario Sgueglia, Federica de Cola, Miriam Karlkvist, Esther Elisha, Sara Putignano, Filippo Gattuso, Franca Maresa – uscita giovedì 9 marzo 2017.