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Oltre le nuvole, il luogo promessoci: recensione del film di Makoto Shinkai

Arriva nelle nostre sale il folgorante film d’esordio di Makoto Shinkai, Oltre le nuvole, il luogo promessoci, viaggio trasognante e ricco di suggestioni. Tra i migliori esempi di animazione giapponese degli ultimi vent’anni

pubblicato 11 Aprile 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 00:26

C’è una torre costruita dall’Unione sull’isola di Hokkaido. Tre ragazzini delle medie, due maschietti ed una femminuccia, Fujisawa Hiroki, Shirakawa Takuya e Sawatari Sayuri, coltivano questo sogno di volare sino alla torre, e per riuscirci stanno fabbricando un velivolo per conto loro. I soldi vengono sapientemente messi da parte grazie al lavoro estivo presso una sorta di autorimessa; senonché gli eventi della vita portano i tre a separarsi, compromettendo il raggiungimento di quella meta che vuole e deve essere più di un semplice sogno adolescenziale.

Makoto Shinkai, ora possiamo dirlo a ragion veduta, non è mai cambiato. I temi fondanti Oltre le nuvole, il luogo promessoci, così come il tenore e la voglia di raccontare ciò che semplicemente non può essere raccontato è il medesimo del suo ultimo film, quel Your Name. che, malgrado il successo riscosso, non ha convinto del tutto lo stesso regista. Perché in fondo i lavori di Shinkai fanno leva non tanto sui sentimenti quanto sulle sensazioni, sia questa la nostalgia, la malinconia, il desiderio per qualcosa per l’appunto difficile da esprimere in maniera netta ed inequivocabile. Un corpo che perciò attinge a piene mani ai ricordi, veri o immaginati, di situazioni e contesti sempre un po’ sbiaditi eppure nitidi nel loro essere filtrati mediante certe fiabesche immagini.

La prosa di Shinkai fa perno sull’evocazione, costante, mesta, che alterna la risolutezza del raziocinio alla docilità del sogno, che trascina e lascia accarezzare momenti, attimi, cose insomma irripetibili. Le sue sono storie che affacciano sempre sul baratro, poiché qualcosa di tremendo sta per avvenire, un pericolo che minaccia di sovvertire l’ordine in maniera definitiva. L’aspetto interessante è che con le parole è difficile definire non tanto la portata quanto i contorni del fenomeno funesto che grava sulle esistenze dei protagonisti; in questo film d’esordio di Shinkai (Oltre le nuvole, il luogo promessoci esce ora da noi ma risale al 2004) è come se la mancata sovrapposizione di più dimensioni rischi di far collassare un’intera area, mentre in una di queste dimensioni si è sul punto di scatenare una guerra.

Come in Your Name. il dramma di pochi finirebbe con l’incidere sulla vita di molti, più che altro perché una qualunque tragedia, per quanto circoscritta in termini spaziali, può avere ripercussioni sull’equilibrio totale. Una visione molto orientale, in qualche modo assimilata dal nostro stesso Cristianesimo, per cui il Male così come il Bene commesso da uno solo si ripercuote sull’ordine generale, ricadendo anche su chi è apparentemente del tutto avulso da quelle singole azioni. La tensione alla sfera metafisica è infatti tangibile, per quanto il sacro evocato dalla storia di Shinkai non abbia necessariamente a che fare con la religione o per lo meno con alcuna delle sue forme; i suoi personaggi vivono immersi in questa realtà in cui accadono cose che non si possono spiegare ma che per essere credute abbisognano di un vero e proprio atto di Fede.

Quando Hiroki e Takuya crescono, diventando adulti, sembrano aver perso quella capacità di affidarsi al mistero, di capire tutto proprio grazie a ciò che non si capisce (Chesterton); ed è quella la fase del racconto in cui il rischio è ben al di là del livello di guardia, quando il loro mondo è sul punto di collassare. Non appena accettano la loro inadeguatezza a comprendere, il fatto che ricordi e sensazioni si mescolino alla realtà, allora la vicenda può proseguire così come “deve”; l’idea che non venga esplicitamente menzionato alcun dio, infatti, non deve fuorviarci: un’entità che regola ogni cosa è presente, ed il film dà ragione di tutto questo in maniera oltremodo poetica, perciò sfuggente. Toccando l’universo sci-fi in modo peraltro tangenziale, quasi a mo’ di pretesto, dato che in pratica Shinkai riesce a coniugare istanze da fantascienza ad altre da teen romance, che in mano ad altri non andrebbero oltre la soap opera da primo pomeriggio; riuscendo pure ad infondere un taglio personale ché ad affezionarcisi ci si mette poco.

Prediligendo certe meravigliose panoramiche, inquadrature nelle quali in un punto decentrato si segnala sempre la presenza di almeno uno dei protagonisti, mentre il punto di fuga attrae verso il cielo, l’orizzonte, proprio a ridimensionare le velleità dei suoi personaggi (perciò di noi stessi spettatori), che magari vorrebbero cogliere tutto in ogni minimo particolare. Ed invece nel caso di Oltre le nuvole, il luogo promessoci bisogna allentare almeno un po’ la presa, lasciarsi cullare dalle continue voci fuori campo che intensificano l’impressione del ricordo, dalle scene di vita quotidiana apparentemente slegate dalla narrazione in senso stretto, dall’inquieta ma affascinante colonna sonora, dai vertiginosi scorci che ti fanno sentire piccolo piccolo ma non per questo insignificante, anzi. Un’esperienza sinestetica, insomma, difficile a trovarsi. Makoto Shinkai era già in procinto di entrare nell’Olimpo dei registi giapponesi con questo sua prima, corroborante fatica.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”9″ layout=”left”]

Oltre le nuvole, il luogo promessoci (Kumo no mukō, yakusoku no basho, Giappone, 2004) di Makoto Shinkai. Nelle nostre sale da oggi martedì 11 aprile 2017 fino a giovedì 13 aprile 2017 distribuito da Nexo Digital.