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Easy – Un viaggio facile: recensione in anteprima

Commedia on the road surreale con bara al seguito. Esordio interessante quello di Andrea Magnani, che prende spunto senza farsi travolgere. Easy – Un viaggio facile cede qualcosa nella fase centrale, ma è una commedia misurata e finanche tenera

pubblicato 22 Agosto 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 03:03

Easy ci prova ad ammazzarsi. O forse no, se l’è solo immaginato. Il suo vero nome è Isidoro, ma non è questo il motivo per cui Easy (Nicola Nocella) sta male: soffre di depressione, la stessa che, giovane promessa della Formula 1, lo ha fermato al Go-Kart, dove però a suo tempo ha vinto tutto quello che c’era da vincere. Ora non parla, o parla poco, ha lo sguardo fisso sul nulla, si cala pastiglie come fosse magnesio e lascia che il tempo trascorra in compagnia di una delle sue Coppe.

Premessa azzardata quella di Andrea Magnani, alla quale però fanno seguito alcune idee chiare in merito alla storia che vuole sottoporci. Easy viene “ingaggiato” dal fratello per scarrozzare in Ucraina la bara di un operaio morto in un cantiere; soluzione “inevitabile” per chi vuole sbarazzarsi di una potenziale bega a fronte di chissà quanti reati per nell’ambito di una sola opera. Quando Filo (Libero De Rienzo) istruisce Easy sul da farsi, l’unica cosa che colpisce quest’ultimo è la possibile dinamica della morte: allorché il fratello gli racconta che Taras, questo il nome dell’operaio deceduto, è caduto da una considerevole altezza, di tutta risposta il corpulento Isidoro risponde: «quindi c’è riuscito!».

Piccoli accorgimenti, ma che fanno la differenza: è un po’ la cifra di quest’opera prima di Magnani, che sa essere leggera ma non per questo stonata. Mai una caduta di stile, mai un passaggio troppo stirato, sebbene l’atmosfera surreale di cui è intriso questo atipico viaggio on the road col morto si presti a qualche scivolone; che, va detto, non arriva. Si sfiorano temi come il lutto, la morte, la depressione, il vuoto, l’isolamento, ma nulla di tutto questo ci arriva addosso travolgendoci; anzi, ci accompagna, ci fa sorridere persino, anche quando appena un istante dopo tocca ammettere che quel sorriso non poteva che essere amaro, quantunque lì per lì non ci si è fatto tanto caso.

Per due terzi del film sembra spesso che Magnani sia sul punto di rifare Kusturica, solo in versione light, ed invece anche lì non si limita al compitino, allo scimmiottamento facile, scontato perciò tendenzialmente banale. Non tanto perché l’ambientazione si trova più a Est rispetto a quelle in cui si svolgono certi film del regista serbo, ma perché certe musiche, quell’andamento in fondo scanzonato con cui vengono scandite le peripezie di Isidoro rimandano a quell’approccio grottesco lì. In Easy invece tale componente appare più misurata, meno “urlata”, un tipo di comicità posata, che rifugge il modo di fare commedia nostrano, tutto o quasi incentrato sulla battuta o sullo sketch estemporaneo.

Qui, al contrario, se Magnani deve proprio scipparci un sorriso lo fa, che so, con un campo lungo o lunghissimo, ma soprattutto con il volto e la fisicità bislacca di Nocella, che dice poco ma comunica tantissimo. In lui il regista e sceneggiatore riminese trova quell’ingenuità che non di rado muta in innocenza e con la quale è inevitabile, se non identificarsi, quantomeno empatizzare. Anche perché in fondo Easy contempla ciò che è questo piccolo ma caloroso film, ossia una commedia imperfetta ma tenera, il cui pregio più significativo, se vogliamo, è quello di cercare il confronto con un pubblico più ampio, offrendosi come opera forse un po’ troppo consapevole ma di cui c’è bisogno. C’è bisogno di film italiani senza complessi e coscienti che là fuori c’è un mondo con cui dover dialogare, in un modo o nell’altro.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]

Easy – Un viaggio facile (Italia, 2017) di Andrea Magnani. Con Nicola Nocella, Libero de Rienzo, Barbara Bouchet, Ostap Stupka e Veronika Shostak. Nelle nostre sale da giovedì 31 agosto 2017.

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