Home Festa del Cinema di Roma Roma 2017 – I, Tonya di Craig Gillespie: Recensione in Anteprima

Roma 2017 – I, Tonya di Craig Gillespie: Recensione in Anteprima

I, Tonya di Craig Gillespie travolto dagli applausi alla 12esima edizione della Festa del Cinema di Roma.

pubblicato 29 Ottobre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 00:27

Dopo aver esaltato lil gigantesco Jake Gyllenhaal di Stronger, la dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ha accolto con applausi scroscianti la straordinaria Margot Robbie di I, Tonya, film centrato sull’incredibile storia vera della pattinatrice Tonya Harding, nel 1994 protagonista di uno scandalo che sconvolse il mondo dello sport.

Nel 1991 campionessa nazionale all’età di appena 21 anni, e pochi mesi dopo 2° ai campionati mondiali, la Harding finì nel tritacarne mediatico e giudiziario a causa del brutale attacco ai danni della rivale statunitense Nancy Kerriga, colpita da uno sconosciuto ad un ginocchio a 24 ore da quei campionati nazionali che avrebbero decretato le atlete ammesse alle Olimpiadi invernali. Solo successivamente si scoprì che proprio la Harding, d’accordo con il marito, organizzò il diabolico e criminale piano per far fuori dai giochi la promettente Nancy.

E’ un film ‘scorsesiano’ nella struttura, quello diretto dall’australiano Craig Gillespie, chiamato a riportare in vita un’esistenza complicata, segnata sin dall’infanzia, costantemente alimentata dall’amore nei confronti dei pattini e rovinata da un temperamento semplicemente ingestibile. Partendo da alcune reali interviste rilasciate verso la metà degli anni ’90 da tutti i protagonisti di questa folle storia, Gillespie e lo sceneggiatore Steven Rogers hanno ricostruito l’intera esistenza di una campionessa cresciuta a insulti e ceffoni, perennemente sminuita, provocata, malsanamente amata.

Prima americana di sempre a compiere un triplo axel in una competizione ufficiale, Tonya, sulle piste di ghiaccio dall’età di 4 anni, ha il volto imbruttito, sofferente, determinato, furioso, competitivo, esaltato e malinconico di una Margot Robbie che vede l’Oscar come miglior attrice. Una prova mostruosa, quella della 27enne diva australiana lanciata da Martin Scorsese in The Wolf of Wall Street, paragonabile probabilmente all’indimenticabile e premiatissima Natalie Portman de Il Cigno Nero. La sua Harding, così burbera e inelegante, atleticamente esplosiva ed emotivamente scossa da un’esistenza vissuta sempre al limite, lascia senza fiato per credibilità e potenza espressiva. La Robbie tiene miracolosamente il peso di un personaggio dalle mille sfaccettature, abusato e violento, bugiardo, sboccato e mai neanche lontanamente attraversato da un semplice, quanto doveroso, senso di colpa.

Brutalmente divertente, il film racconta ascesa e rapida caduta di una ragazza per anni maltrattata da una terrificante madre, che ha i lineamenti di una diabolica, glaciale e mastodontica Allison Janney, e da un manesco e stupido marito, interpretato da un inedito Sebastian Stan. Educata a forza di soprusi, con un padre in fuga, nessun amico e una vita unicamente condita dagli allenamenti, la Harding, tecnicamente eccezionale ma sciatta e poco femminile, fumatrice incallita e asmatica, pagò sul ghiaccio questo contorno orrorifico, indirettamente rimastole appiccicato, neanche fosse un maleficio.

Gillespie, che magnificamente danza sul ghiaccio insieme alla Robbie tra lunghi carrelli e seduttivi avvitamenti, va oltre il semplice biopic sportivo virando inaspettatamente verso la dark comedy, con la stupidità del male tipicamente coeniana inattesa co-protagonista. La banda di cialtroni che porta a compimento l’aggressione ai danni di Nancy Kerrigan richiama infatti l’irresistibile delinquenza idiota di Fargo, tra risate di sbigottimento e mestizia.

Bello, sporco e cattivo, I, Tonya compie l’impresa di umanizzare una delle sportive più odiate d’America, a 23 anni appena radiata a vita dal pattinaggio professionistico e negli anni a seguire, sommersa dai debiti e marchiata dall’ignominia, costretta a reinventarsi prima cantante e a seguire pugile. Quale altro sport alternativo, d’altronde, per una donna cresciuta a ceffoni, calci e colpi di fucile. Un personaggio estremo di fatto nato per diventare cinema, con Gillespie e Rogers autori di un biopic inusuale, tanto affascinante nella sua rappresentazione narrativa quanto emotivamente disturbante, cinicamente esilarante e tecnicamente ineccepibile, condito da una prova d’attrice monumentale.

[rating title=”Voto di Federico” value=”8,5″ layout=”left”]

I, Tonya (Usa, biopic, sportivo, dramma, 2017) di Craig Gillespie; con Margot Robbie, Sebastian Stan, Julianne Nicholson, Allison Janney, Bobby Cannavale, Caitlin Carver – uscita in sala: 2018

Festa del Cinema di Roma