La Principessa e il Ranocchio: Recensione in Anteprima
La Principessa e il Ranocchio (The Princess and the Frog, Usa, 2009) di Ron Clements e John Musker; con le voci di Oprah Winfrey, John Goodman, Keith David, Jim Cummings, Jenifer Lewis, Anika Noni Rose, Bruno Campos, Ritchie Montgomery, Jennifer Cody, Michael-Leon Wooley, Peter Bartlett, Terrence Howard, Angela Bassett, Kwesi Boakye, Elizabeth M. Dampier, Breanna
La Principessa e il Ranocchio (The Princess and the Frog, Usa, 2009) di Ron Clements e John Musker; con le voci di Oprah Winfrey, John Goodman, Keith David, Jim Cummings, Jenifer Lewis, Anika Noni Rose, Bruno Campos, Ritchie Montgomery, Jennifer Cody, Michael-Leon Wooley, Peter Bartlett, Terrence Howard, Angela Bassett, Kwesi Boakye, Elizabeth M. Dampier, Breanna Brooks, Michael Colyar, Jerry Kernion.
Bentornati a casa. 20 anni dopo La Sirenetta, che rilanciò le fiabe disney in stile musical, il regno di Mickey Mouse è riuscito nell’impresa di tornare a quei colori, a quei sorrisi, a quelle storie semplici, tendenzialmente simili tra loro ma capaci sempre di emozionare e coinvolgere intere generazioni, con un classico della letteratura, rivisitato in chiave moderna, La Principessa e il Ranocchio.
Per riuscirci sono stati richiamati a castello proprio coloro che realizzarono quel capolavoro animato, nel lontano 1989, Ron Clements e John Musker, capaci ancora una volta di far sognare lo spettatore, portandoci per mano in una magnifica New Orleans, spazzata via dall’uragano Katrina 4 anni or sono ma tornata, più viva che mai, a pulsare di passione ed amore, anche se solo sul grande schermo.
Proprio negli anni in cui il cinema d’animazione digitale sbanca i botteghini con regolarità quasi maniacale, e aprendo le porte al 3D, la Disney, e soprattutto John Lassater, “padre” della Pixar, decidono di tornare al passato, a quegli indimenticabili classici che ancora oggi vendono decine di migliaia di dvd l’anno, proprio perchè mai dimenticati.
La Principessa e il Ranocchio prende a piene mani dalle fiabe Disney, strizzando l’occhio a tutti quei cartoon che, dalla fine degli anni 80 e fino alla metà degli anni 90, hanno segnato l’animazione moderna. Da La Sirenetta a La Bella e la Bestia, fino ad arrivare ad Aladdin, Ron Clements e John Musker non dimenticano neanche una tavola, una citazione o un’idea musicale dei precedenti fratelli ‘animati’, miscelando sapientemente il tutto attraverso personaggi deliziosi e disegni (fatti a mano) sorprendenti.
Ci ritroviamo così in una rinata New Orleans, scenografia ideale perchè capace di rappresentare tanto il fantastico quanto la magia, passando per la malvagità e la musica, spaziando dal quartiere francese al Garden District, fino alle misteriosi paludi della Lousiana, dette “bayou“. Proprio la musica, come in tutti i ‘musical animati’ made in Disney, è una delle protagoniste principali della pellicola. Per riuscire nell’impresa di ritornare ai vecchi fasti, è stato chiamato lui, il Premio Oscar Randy Newman, bravissimo nello spaziare dal jazz al blues, passando per il gospel, il dixieland e lo Zydeco! 7 le canzoni originali presente all’interno della pellicola, oltre a quella dei titoli di coda, non tutte riuscite e accattivanti, ma sicuramente degne di nota, anche se forse non paragonabili a quelle de La Sirenetta, La bella e la Bestia o Aladdin. Proprio i momenti musicali, però, come vuole tradizione trascinano il film, volando alto con la fantasia ed i colori, tra animali parlanti e coreografie impensabili, passando dai colori sgargianti della New Orleans che festeggia il carnevale a quelli cupi e minacciosi della New Orleans che celebra riti magici con l’oltretomba, tra riti voodoo, incantesimi e maledizioni, finendo per stupire con le celebri paludi della Lousiana, tra lucciole ballerine, coccodrilli suonatori e una natura incontaminata pronta ad inondarci di sfumature.
Il plot, come ogni fiaba che si rispetti, esegue alla lettera Il Viaggio dell’Eroe di Christopher Vogler, eliminando però tutti i possibili rischi relativi alla scontatezza grazie ad un sorprendente e coraggiosissimo finale e a dei personaggi talmente ben delineati da far passare l’ovvio “viaggio” in secondo piano. Tiana è una bellissima ragazza afroamericana, con pochi soldi, un modesto lavoro come cameriera e un desiderio da realizzare: riuscire a trasformare il sogno del padre, morto in guerra, in realtà. Peccato che tra lei e l’apertura del tanto desiderato ristorante ci si metta un incredibile imprevisto. Un Principe, infatti, arrivato a New Orleans in cerca di moglie e di onerosa dote, viene raggirato da un malvagio furfante che, tramite un rito voodoo, lo trasforma in un ranocchio! Solo il bacio di una principessa può farlo tornare umano. A darglielo, sperando che il Principe possa aiutarla nell’apertura del ristorante, una Tiana mascherata da principessa, per via del martedì grasso, e per questo ingannatrice e meritevole di una punizione. Invece di far tornare il ranocchio umano, infatti, anche lei si trasforma in una arzilla e salterina rana, con il tempo dell’incantesimo che procede, un malvagio da combattere e un bacio principesco da trovare, prima che sia troppo tardi, insieme ad un branco di nuovi e folli amici…
Inizio lento e poco coinvolgente, per una crescita costante e tanto attesa, dal momento in cui la magia entra in scena, portando i nostri protagonisti umani nelle paludi misteriose di New Orleans. E’ una crescita esponenziale quella che vive La Principessa e il Ranocchio, grazie anche all’entrata in scena, tavola dopo tavola, di personaggi apparentemente secondari ma in realtà co-protagonisti, se non addirittura ancor più protagonisti della principessa e del ranocchio del titolo. Attorno ai due amanti da fiaba ruotano il perfido, malvagio, magico, pauroso e subdolo Dottor Facilier, detto anche “uomo ombra, la cieca, arzilla, ultracentenaria e mistica Mama Odie, che non è altro che il lato ‘solare’ di Facilier, il simpatico, giocherellone, trombettista coccodrillo Louis, l’esilarante, grottesca, ironica, viziata, moderna ed esigente Charlotte, migliore amica di Tiana, e soprattutto lui, il delizioso Ray (bravissimo Luca Laurenti nel doppiaggio), la lucciola sdentata innamorata di una stella, che farà scendere più di qualche sorriso (e non solo quello) agli spettatori, giovani e non.
Miscelando semplicità e fantasia, in casa Disney sono così un’altra volta riusciti nell’impresa di dar vita ad un classico che segnerà intere generazioni, come fatto dai ‘fratelli animati’ del passato. Il 3D sarà anche la tecnologia del futuro, ma non ci stancheremo probabilmente mai di vedere in sala fiabe simili, disegnate a mano, fino a quando verranno realizzate con tanto amore e tanta passione.
E se all’uscita dal cinema vi ritroverete con il naso all’insù in cerca della stella più luminosa non vi preoccupate, è la magia Disney che è tornata a colpire. Fortunatamente ancora una volta.
Uscita in sala: 18 dicembre
Voto Federico: 7,5
Voto Simona: 7,5
Voto Carla: 6
Voto Gabriele: 8