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CineBlog consiglia: Amarcord

Amarcord (Italia, 1974) di Federico Fellini; con Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Magali Noël, Ciccio Ingrassia.Stanotte, 00.50, RaiUnoPer parlare brevemente di Amarcord, si potrebbe partire dicendo che siamo in una cittadina romagnola degli anni ’30. E che quindi si tratta inanzitutto di un grottesco e azzeccatissimo ritratto del fascismo nella sua “epoca splendida” e

25 Ottobre 2008 08:00

Amarcord Amarcord (Italia, 1974) di Federico Fellini; con Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Magali Noël, Ciccio Ingrassia.

Stanotte, 00.50, RaiUno

Per parlare brevemente di Amarcord, si potrebbe partire dicendo che siamo in una cittadina romagnola degli anni ’30. E che quindi si tratta inanzitutto di un grottesco e azzeccatissimo ritratto del fascismo nella sua “epoca splendida” e delle conseguenze che ha avuto direttamente sulla gente. Perché Amarcord mette in scena tantissime personalità, e comunque il discorso sembra essere indirizzato sempre più, man mano che passano i minuti, a far vedere come le persone si siano confrontate con il potere italiano di quegli anni.

Per una Gradisca che piange per il Duce, c’è un Aurelio, il padre di Titta, a cui viene fatto bere l’olio di ricino a forza. Sotto lo spirito allegro e dissacrante, e sotto la vivacità di un racconto decisamente divertente, si affaccia l’ombra di un’Italia che da quell’epoca non si sarebbe più allontanata, ma anzi avrebbe continuato ad ancorare le sue radici ben profondamente. Ecco che Fellini, partendo da un racconto autobiografico (ed ecco quindi l’a m’arcord), descrive con amore ma anche con aspetto critico la nostra Italia: ed è forse fondamentale riguardare il suo capolavoro per avere la conferma di dove siamo arrivati.

Ma per consigliare un film come Amarcord si va soprattutto di pancia. E allora vai con la lista, che potrebbe essere eterna: tutta la lunghissima parte a scuola, con Titta e i compagni di classe a fare scherzi (spesso decisamente poco leggeri) ai professori, figure decisamente comiche ma, nella nostra memoria di studenti, verosimili; zio Teo sull’albero che urla “Voglio una donnaaa!”; il momento della confessione; le musiche di Nino Rota; il transatlantico Rex e l’attesa prima di vederlo; Volpina e la tabaccaia dalle super-tettone; i momenti in famiglia e le frasi in dialetto romagnolo. E via dicendo, fino alla lacrima di commozione.