Home Torino Film Festival Torino Film Festival 2008: recensioni di Mein freund aus Faro di Nana Neul, Hunger di Steve McQueen, Real Time di Randall Cole, Lasciami entrare di Tomas Alfredson

Torino Film Festival 2008: recensioni di Mein freund aus Faro di Nana Neul, Hunger di Steve McQueen, Real Time di Randall Cole, Lasciami entrare di Tomas Alfredson

I giochi sono ormai fatti: abbiamo visto l’ultimo film in concorso, ovvero il tedesco Mein freund aus Faro (qui foto e trailer) di Nana Neul. Che potrebbe essere fra i papabilissimi per un premio finale, in particolare quello per la migliore interpretazione femminile. L’attrice principale è Anjorka Strechel, giovanissima interprete qui alla sua prima prova:

29 Novembre 2008 09:53

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I giochi sono ormai fatti: abbiamo visto l’ultimo film in concorso, ovvero il tedesco Mein freund aus Faro (qui foto e trailer) di Nana Neul. Che potrebbe essere fra i papabilissimi per un premio finale, in particolare quello per la migliore interpretazione femminile. L’attrice principale è Anjorka Strechel, giovanissima interprete qui alla sua prima prova: il risultato che porta a casa è grandioso.

La ragazza riesce con grande sensibilità a regalare l’ambivalenza sessuale richiesta dal suo personaggio, che è quello di una ragazza dai lineamenti un po’ troppo maschili che s’innamora di un’altra ragazza. Che però crede che lei sia un maschio…

Mein freund aus Faro tratta un tema delicato e s’inserisce senza problema nel riuscito “filone” dei film a tematica queer visto nel concorso torinese, confermando uno sguardo sapiente e non banale dei giovani registi alle loro prime opere su un mondo giovane “altro”.

Qui la regista regala il proprio approccio femminile al personaggio protagonista, facendolo risaltare sempre e facendolo vivere, nelle piccole gioie e nei dolori. D’altra parte la Strechel affronta il film con coraggio e professionalità, non fuggendo neanche di fronte al nudo integrale, in una scena densa di emozione. Coraggioso.

hunger locandina Questa giornata ha offerto poi al pubblico altri film fuori concorso degni di interesse. Iniziamo dal risultato più incredibile, che è quello di Hunger di Steve McQueen, che è davvero un grande film. Siamo nell’Irlanda del Nord nel 1981: nella prigione di Maze alcuni carcerati repubblicani stanno protestando per ottenere lo status di prigionieri politici. E’ solo l’inizio di una lunga e terribile storia, fatta di scioperi dell’igiene, di uccisioni, violenza e lunghissimi scioperi della fame…

McQueen, che ha ottenuto la Camera d’Or a Cannes, al suo film d’esordio mette subito in chiaro che la sua carriera potrebbe essere di grande qualità: d’altronde se una persona, per il suo primo film, sceglie come argomento quello dell’IRA e lo tratta in modo inedito e di professionalità incredibile, l’impressione che può lasciare nella critica e nel pubblico è solo quella di avere un gran futuro davanti a sé.

Il regista non solo sa maneggiare la materia con un ottimo uso dei tempi, frenetici nella violenza, angoscianti nei silenzi e nell’ultimo, terribile sciopero della fame, ma sa anche scrivere una storia che colpisca e non lasci indifferenti dal primo fotogramma fino al finale, che è un pugno nello stomaco. Hunger è sconvolgente, per niente risaputo (ci sono una decina di minuti in pianosequenza con camera fissa con un botta risposta tra un carcerato e un prete: la sceneggiatura non sbaglia una battuta e la tensione psicologica è costante) e terrificante. Politico, certo, ma soprattutto umano. Assolutamente da non perdere.

Non male anche il divertente Real Time, opera seconda del canadese Randall Cole, gioco a due on the road tra un giocatore d’azzardo indebitato fino al collo e un sicario che gli permette qualche oretta di vita per sistemare la propria vita prima di morire. E ‘ una commedia decisamente simpatica quella di Cole, che scrive anche la sceneggiatura e regala al film un ritmo decisamente godibile. In più, man mano che il film passa e che lo spettatore inizia a conoscere qualcosa di più dei personaggi, Cole può permettersi di scavare un po’ più nel dramma, fino al bel finale che ribalta la pellicola, mettendone in luce aspetti inediti e che colpiscono nel segno. Un bel film.

lasciami entrare Let the Right One In

Bello anche l’originale Lasciami entrare (Lat den ratte komma in / Let the right one in), uno dei casi dell’ultima stagione cinematografica, vincitore di molti premi e già amato dal pubblico. A metà strada tra horror e film di formazione, con un’impronta romantica e un po’ gotica decisamente convincente, il film dello svedese Tomas Alfredson narra la storia del rapporto tra il giovanissimo Oskar, zimbello di alcuni bulletti della scuola, e Eli, anche lei giovanissima. Il problema è che Eli è una vampira… Quello che colpisce di Lasciami entrare è il suo sfondo, ossia l’ambientazione innevata di una Stoccolma notturna, dove all’inizio del film avvengono alcuni omicidi di bambini, dissanguati da un uomo. E colpiscono i suoi silenzi che danno profondità al rapporto tra Oskar ed Eli. Ed anche questo è un gran punto a favore del film: non è da tutti trattare in chiave horror l’amore tra due dodicenni. Al film non mancano sangue e arti mozzati, anche se è un film che potrà essere visto da un vasto pubblico, e non mancano alcuni momenti horror convincenti (la prima volta che si vede il vero volto di Eli, il totale sull’omicidio in bagno): ma il film è bello proprio per come descrive l’amore e le tensioni tra i due personaggi principali. Qui trovate il trailer italiano, il film esce nelle nostre sale il 2 gennaio.

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