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Jeremy Irons contro Hollywood

Confessioni dell’attore, in uscita nelle sale con Treno di notte per Lisbona, diviso tra serie tv d’autore e cinema per il grande pubblico

pubblicato 12 Aprile 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:51

Fino alla fine degli anni ’90 la demarcazione tra cinema e serieTV fu netta e chiara per tutti: Cinema uguale serie A, il resto non contava e nonostante i favolosi successi di format come Beverly Hills (tanto per fare un esempio), o Sex and the City, erano gli attori delle serie che tentavano, una volta raggiunto il successo sul piccolo schermo, la scalata ad Hollywood (spesso con scarsi risultati), ma non il contrario e per un George Clooney, partito da ER, che assurgeva poi all’olimpo del cinema, decine fallivano (Luke Perry, chi era costui?) più meno miseramente.

Poi l’inversione di tendenza, anche grazie a un tale di nome Spielberg che nel 2001, insieme all’amico Tom Hanks, produsse Band of Brothers, adattamento televisivo del colossal Salvate il soldato Ryan: il grande passo era stato fatto e se uno dei più grandi registi al mondo si lanciava nella mischia del piccolo schermo anche gli altri potevano seguirlo, reclamando cachet milionari senza paura di perdere lo status di grandi artisti.

Jeremy Irons, grandissimo e poliedrico attore dalla filmografia sterminata, protagonista di capolavori come The Mission e con il pallino di Shakespeare, è solo una delle ultime (e felici) star che divide la sua carriera tra cinema e serieTV, come protagonista de I Borgia, piacevole polpettone ambientato nella Roma papalina del ‘500 e che narra le vicende della famosa e famigerata famiglia capeggiata dal Pontefice Alessandro VI.

In una recente intervista al Corriere della Sera, il premio Oscar, il cui film Treno di notte per Lisbona uscirà nelle sale italiane il 18 aprile, ha detto la sua, non senza una certe verve polemica nei confronti dell’establishment cinematografico USA:

“Le serie Tv sono cresciute tantissimo, molti dei migliori copioni sono per la TV. Non è un caso se grandi attori ci lavorano: vanno dove ci sono sceneggiature buone. Penso a Kevin Spacey, Glen Close, Hoffman. La qualità è alta. Il successo anche de I Borgia si spiega così.”

E’ vero, la qualità si alzata, questo è indubbio e tra Happy Days e Mad Men passa la stessa differenza tra un treno a vapore e un Eurostar, ma forse sono anche compensi multimilionari, derivati dalla pubblicità in TV, ad attrarre le stelle verso il piccolo schermo, con gli incassi dei cinema di tutto il mondo in inesorabile declino. Prosegue Irons:

“Mi è piaciuta la libertà che si ha con una serieTV: essendo molto più lunga di un film puoi approfondire un personaggio.”

Altro punto a favore per la TV. E il cinema? Non ha più nulla di buono da offrire? Per fortuna, a quanto pare si:

“E quando mostri alle persone la verità, se si tratta di una realtà inaccettabile, le induce ad arrabbiarsi e a desiderare di cambiare le cose. La TV si può guardare distrattamente ma il cinema fa si che ci sieda in una stanza per due ore e si presti attenzione. Ha il potere di lavorare sulle persone. Il potere del cinema è mostrare alla gente quello che accade nel mondo.”