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Nicolas Winding Refn: dalla trilogia di Pusher a Solo Dio perdona

Dall’esordio con Pusher, nel ’96 ai successi di Bronson e Drive, tutti i film del regista danese in concorso a Cannes con Solo Dio perdona.

pubblicato 22 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:20

Tutto cominciò nel ’96 con Pusher, esordio alla regia del danese (ma statunitense d’adozione) Nicolas Winding Refn che oggi, a oltre quindici anni di distanza presenta al Festival di Cannes il suo ultimo lavoro, l’attesissimo Solo Dio perdona, con protagonista Ryan Gosling, lo stesso attore con cui Refn a Cannes vinse il premio per la Miglior Regia.

Pusher fu il primo film che diede poi il nome alla cosiddetta “Trilogia del Pusher”: tematiche forti, spaccio e violenza nei bassifondi in una Danimarca buia e lontana dalle cartoline turistiche cui siamo abituati e in cui il protagonista Frank (l’attore danese Kim Bodnia) rimane invischiato in una vorticosa spirale di violenza e degrado da cui nasce però una speranza di redenzione e di cambiamento. Il desiderio di redenzione può essere considerato il fil rouge del regista che anche negli altri due film della trilogia (Pusher II e Pusher III) appare celato ma presente come in un illustre predecessore del genere “gangster” che fu Carlito’s Way, dove l’indimenticabile Al Pacino praticava la violenza perché era l’unica via che conosceva per dominare la strada, dove o sei il più forte o vieni sopraffatto.

E nel successivo Bleeder, film sul degrado e il disagio sociale dei bassifondi di Copenhagen, la redenzione compare nuovamente, non nella storia del protagonista, destinato a una fine tragica, ma nella figura dell’amico che trova nell’amore una speranza e una via di fuga dalla bruttura.

Un altro punto di forza nei film del regista è la forte caratterizzazione psicologica dei personaggi, che avviene più con le azione che con i dialoghi: in Fear X (2003), vediamo John Turturro alle prese con le indagini sull’assassinio della moglie e l’impossibilità di ottenere risposte mette a nudo il vero io del protagonista. Nel successivo Bronson il suddetto Io è ridotto quasi a livello animalesco e il l’antieroe della situazione è un violento carcerato che trascorre la vita in isolamento, a ricordare i romanzi di Edward Bunker: Michael Gordon Peterson alias Charles Bronson (interpretato da Tom Hardy) racchiude in se la negatività umana allo stato puro. Nato da una famiglia borghese sceglie coscienziosamente la via del male, che pratica per per ricevere attenzione dal mondo. Ma anche in questo caso c’è un desiderio di redenzione, ancora legato alla figura di una donna che però non riesce a cambiare il destino di Bronson.

E il destino e la volontà di manipolarlo è il tema centrale del successivo Valhalla Rising – Regno di sangue in cui molti hanno voluto vedere solo un fantasy d’ambientazione storica colmo di sangue, ma che in realtà nasconde la volontà di un uomo di seguire il proprio fato, nonostante sia crudele, e che con il proprio sacrifico redimerà le azioni sbagliate della propria vita per salvare quella di un innocente.

L’acclamatissimo Drive, ultimo lavoro prima di Solo Dio perdona, è la storia di un eroe nero, di un uomo ai limiti della società ma dietro alla maschera glaciale che indossa e all’uso quotidiano della violenza nella sua vita tra “lupo tra i lupi”, il Driver senza nome, nasconde un animo generoso, pronto a rischiare la propria vita per salvare quella della donna che non potrà mai amare. La scelta di Ryan Gosling, unita a atmosfere notturne e a una colonna sonora spettacolare, rendono Drive lontano dai soliti canoni del film d’azione, portandolo a un livello più alto, dove la violenza appare come un male necessario e il destino, per quanto inconoscibile può essere migliorato dalle proprie azioni.

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