Home Curiosità Marco Risi “Cha cha cha svela i lati oscuri del potere.”

Marco Risi “Cha cha cha svela i lati oscuri del potere.”

Un investigatore privato e la Roma Capitale dei poteri oscuri. Un noir con intenti polemici nei confronti della politica contemporanea, parola del regista Marco Risi.

pubblicato 14 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 13:21

Marco Risi è uno dei registi italiani forse meno prolifici ma più significativi del panorama contemporaneo. Mery per sempre, Il muro di gomma e Fortapàsc sono i tre titoli che, sommariamente, potrebbero riassumere la sua carriera: il primo per l’impegno sociale, il secondo per l’impegno politico, il terzo che racchiude entrambi. Il regista torna con Cha cha cha (leggi la recensione) e, come sempre, i suoi film possono piacere o meno ma difficilmente lasciano indifferenti.

Parrebbe scontato fare un parallelismo con La grande bellezza di Sorrentino, ambientata nei salotti e nelle terrazze della roma radical chic e “stracafonal”, ma si tratta di un caos. L’Urbe è la Città Eterna ed è normale che attragga: qui si parla di un noir, di un film dalle atmosfere e dalle intenzioni classiche, alla Marlowe, interpetato da Luca Argentero nei panni di un investigatore privato che indaga la morte di un sedicenne, figlio di una ex amante, il cui marito è un’eminenza grigia della politica. Risi ha recentemente dichiarato in un’intervista a Il Tempo:

“Quando giravo non sapevo che Sorrentino avrebbe fatto un film su Roma. Ma sono due tipologie diverse. Il mio è un film con un soggetto preciso, parla del potere e lo fa attraverso lo sguardo del personaggio di Luca Argentero. Un personaggio alla Chandler, un investigatore privato molto solo, molto malinconico che vive con un carlino con una zampa sola. Questa sua solitudine appartiene ad un mondo ben preciso, dove è difficile che le cose possano andare come dovrebbero.”

E il personaggio dell’investigato Corso, interpretato dal sex symbol Argentero, ha provocato sensazione, soprattutto per la scelta di mostrare l’attore nudo, in stile MortensenLa promessa dell’assassino, decisione che ha fatto malignare certuni che vi avrebbero visto un intento pubblicitario. Il regista non se ne cura e precisa solamente:

“Non ero preoccupato per il nudo in sé ma temevo che non funzionasse.”

Un film che cerca di unire due tematiche profonde, quali l’amore (incompleto) tra i due protagonisti e la situazione politica italiana, con l’inquietante presenza dei rapporti tra Stato e Mafia:

“L’amore mai detto tra Corso e Michelle, personaggio di bionda hitchockiana, che vuol rendere omaggio al genio del brivido. Volevamo raccontare il nostro paese oggi e abbiamo pensato anche alle trattative Stato – Mafia, avevo incontrato Ingroia e Ciancimino, ma poi abbiamo scelto di filtrarla con gli occhi di un investigatore privato.”

Interessante il ritorno di Claudio Amendola sul grande schermo, dopo anni di ruoli (di successo) in molte fiction (scadenti). I due avevano già lavorato assieme in Soldati, 365 all’alba (1987) e in Mery per sempre nel (1989). E’ proprio l’attore romano, che nel film interpreta l’ispettore Torre, a raccontare:

“Ho seguito altre scelte e per questo sono rimasto lontano dal cinema e qui lo faccio con un personaggio doppio, avvolto dal mistero.”