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Ennio Morricone riceve l’omaggio di Cineblog

Da oltre sessant’anni le sue composizioni non rappresentano soltanto tra le migliori musiche mai scritte per il cinema ma anche la colonna sonora di momenti importanti della nostra vita. Ennio Morricone, 12° Nastro d’argento per “La migliore offerta”, si conferma maestro assoluto nella melodia e, soprattutto, nell’arte di far dialogare la tecnica con l’anima.

pubblicato 11 Luglio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:11


I cinefili, categoria nella quale timidamente mi annovero, sono affetti da una singolare deformazione “professionale”. Non soltanto riescono sempre a ravvisare in tanti momenti del vissuto quotidiano- le persone che incontrano, le situazioni cui assistono- circostanze e atteggiamenti che provengono dalle molteplici pellicole racchiuse nel proprio archivio individuale, ma talvolta sono in grado di percepire, tra i frastuoni metropolitani o i silenzi casalinghi, perfino gli stessi commenti sonori dei film. Non si tratta però di un fenomeno analogo a quello dei cosiddetti “tormentoni” musicali, motivi che si installano prepotentemente nel cervello perfino contro la volontà, ma di qualcosa di più raffinato. Proprio come le sequenze di un film anche i brani delle colonne sonore sembrano infatti ri-organizzarsi nel cervello del cinefilo in maniera nuova, andando a costituire una sorta di juke-box inedito e personale. Per attivarlo non occorre però una monetina ma unicamente l’emozione, un particolare stato d’animo.

Vedi un film, ne “vivi” le vicende insieme ai protagonisti e infine finisci per metabolizzare anche la sua musica. Che puntualmente diviene una sorta di accompagnamento extra-diegetico anche alla propria vita. Succede spesso e più spesso succede con le migliori composizioni, proprio come con quelle di Ennio Morricone. Le sue creazioni per il cinema hanno segnato e segnano ancora l’arte, il tempo e intere “sequenze” del nostro vissuto, riuscendo miracolosamente a distaccarsi dall’opera di riferimento (un western, un thriller, il dramma storico, l’opera intimista) per aderire anche ad altre esistenze, diventando ogni volta la colonna sonora di qualcos’altro.

Ascolti “Jill’s America” e non vedi più (soltanto) la fine dell’era del West ma un malinconico arrivederci da una nave o la promessa di un ritorno fatta alla stazione. Così come le note di “Gabriel’s oboe” sono molto più del mezzo attraverso il quale il prete missionario di “The Mission” cerca di avvicinare i diffidenti indios, essendo divenute con gli anni una sorta di tema universale sulla fratellanza efficace a tutte le latitudini o, più semplicemente, la melodia che accompagna una personale indulgenza. E chi potrebbe affermare con sicurezza che i temi di “Nuovo cinema paradiso” siano capaci di evocare soltanto i ricordi di un cinematografo di paese o di una generazione passata? Forse attraverso di essi non si celebra anche la fine di tutte le infanzie, il rito dell’inevitabile passaggio dall’età lieta a quella delle responsabilità adulte?

Solo i grandi autori di musiche per il cinema riescono di far vibrare le proprie note al di fuori del tessuto filmico per cui sono state concepite. La musica del maestro Morricone è capace di questo e altro. Nelle sue composizioni (oltre 400 colonne sonore in 50 e passa anni di storia) si compendiano la grande maestria tecnica, frutto di faticosi anni di formazione, e quella ispirazione che, pur non essendo certo l’ingrediente di cui qualsiasi artista può disporre a piacimento, nasce quantomeno dalla capacità di saper esplorare con schiettezza la propria interiorità. E se il frutto di questa interrogazione della propria anima ha dato vita nel corso del tempo a gemme sonore di incomparabile raffinatezza così come a “semplici” prodotti di consumata professionalità, di sicuro ha anche edificato il monumento di un artista musicalmente coerente, concreto e, per la gioia di chi ascolta, dotato di un’emotività universale.

Ebbi modo di incontrarlo sei anni fa a Taormina mentre si accingeva a ricevere il Nastro d’Argento per “La sconosciuta”, giusto il tempo di una veloce foto-ricordo e di un leggero scambio di battute: Io: “Grazie Maestro perché con le sue musiche riesce sempre a commuoverci tutti!” Lui (ironico): “ Allora mi sa che dovrei vendere i fazzoletti insieme agli album per guadagnarci di più!”. Purtroppo non avevo (colpevolmente) realizzato alcun omaggio per lui. L’attenzione, e il disegno, quella volta erano solo per Peppuccio Tornatore. Finalmente, durante la serata dei 67° Nastri d’Argento, quella che ha segnato per il Maestro il suo dodicesimo riconoscimento per “La migliore offerta”, ho potuto rendergli il doveroso omaggio regalandogli il disegno realizzato per lui.

Sul terrazzo dell’Hotel Timeo Morricone fa la sua apparizione, fotografato come una star ma schivo ad ogni forma di divismo. Occhiali grandi d’ordinanza e occhi vivi e scrutatori come sempre, riesce ad essere più pimpante lui con i suoi splendidi 84 anni che tanti ingessati invitati con quarant’anni di meno sulle spalle. Mi ringrazia facendomi notare sorridendo che l’ho fatto un po’ accigliato. Ribatto intimidito dicendogli che intendevo solo farlo “concentrato”. Con lui c’è anche la moglie Maria Travia, dolcissima signora e sua musa d’amore da oltre cinquant’anni, che mi ringrazia ancora per l’omaggio mentre continuo a ribadire che sono io a dover ringraziare loro. Perché anche mentre realizzo questa attesa consegna, un altro piccolo sogno concretizzato nella mia veste singolare di inviato e vignettista, dentro di me sento salire già le note delle sue colonne sonore, quelle che altri invitati in quel momento non riescono a udire. E anche stavolta a far partire questo personale juke-box non è stata un monetina ma solo l’emozione. Pura e autentica.

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