Home Curiosità Nastri d’argento 2013 tra poco glamour, polemiche e buon cinema italiano

Nastri d’argento 2013 tra poco glamour, polemiche e buon cinema italiano

Ai 67° Nastri d’Argento Giuseppe Tornatore replica il risultato già ottenuto ai David di Donatello di quest’anno: sei premi tra cui regia e colonna sonora. Ma c’è spazio anche per Sorrentino, vincitore “morale” per i suoi attori e lo splendido lavoro tecnico. Verdetto ecumenico che incorona però tanto buon cinema italiano e ha il coraggio di premiare, per la prima volta, anche un attore-detenuto: il magnifico Aniello Arena di “Reality”. Assente Roberto Herlitzka, nastro alla carriera a cui Cineblog dedica il suo affettuoso omaggio

pubblicato 9 Luglio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:18


Premessa d’obbligo. Negli ultimi anni abbiamo assistito a presentazioni impacciate, talvolta anche imbarazzanti, del prestigioso premio. Può passare se a condurre il gioco dei vincitori è chiamata qualche matricola dell’ultima ora, come accadde nel 2011 a Miriam Leone, ex Miss Italia, che ebbe quantomeno il (raro) dono dell’autoironia e la capacità di farsi subito oggetto del simpatico dileggio da parte dei premiati (come Nanni Moretti o lo scatenato Alessandro Siani). Più imperdonabile invece quando ad inceppare una già poco entusiasmante processione di premi sia qualche professionista del settore dal quale sarebbe lecito attendersi assai più disinvoltura e sicurezza. Ecco perché occorre fare un plauso particolare a Laura Delli Colli, già presidentessa dello stesso SNGCI e inattesa presentatrice della serata, capace di regalare all’edizione n. 67 dei Nastri d’Argento quella spigliatezza e professionalità che da tempo mancavano alla conduzione del palmarès siciliano e riuscita a spazzar via, in una serata, i tanti cattivi ricordi di inutili veline o improvvisate presentatat(t)rici del passato.

Chiusa premessa passiamo alla serata, svoltasi come di consueto nella cornice del Teatro Antico di Taormina ed introdotta dalla suggestiva esibizione dei giovani del Centro Cinematografico di Roma, qui impegnati in un valzer su note originali di Nino Rota mentre scorrono sullo schermo le immagini del “Gattopardo”. Apertura “siciliana” che non poteva non essere salutata con vivo entusiasmo dal folto pubblico presente e che viene completata da un montaggio che raggruppa tanti celebri film girati a Taormina (tra cui anche il Woody Allen de “La dea dell’amore”).

A questa elegante introduzione fa seguito quindi la prima delle numerose premiazioni, quella di Valeria Golino, miglior regista esordiente per “Miele“, e della sua protagonista, una dolcissima Jasmine Trinca. L’impegno e il coraggio di affrontare un tema scottante come l’eutanasia hanno la meglio sulla leggerezza di Margherita Buy e della rivelazione “Viaggio sola”di Maria Sole Tognazzi premiato comunque, e meritatamente, come miglior commedia dell’anno. La regista figlia d’arte viene incoronata anche come personaggio dell’anno, premio inevitabilmente dedicato, fra gli applausi, all’indimenticabile e indimenticato papà Ugo.

A seguire momenti degni di nota come il siparietto comico di Cesare Cremonini che finge irriverenza nei confronti del collega, nonchè interprete della sua canzone, Gianni Morandi. Gli artisti, saliti sul palco per ricevere il premio alla canzone “Amor mio” dal film “I padroni di casa” fanno notare ironicamente che la canzone che accompagna la clip del film non è quella vincitrice. Il pubblico applaude e perdona ma della canzone in questione si accennano “live” poco più di due strofe. A Morandi poi il compito di ricevere il nastro d’argento che lo scorso anno sarebbe dovuto andare al compianto Lucio Dalla. Gianni ringrazia e, fra gli applausi e il coro del pubblico, intona per l’amico la malinconica “Caruso”.

Altri ricordi accompagnano poi la premiazione di Carlo Verdone, miglior non protagonista per “La Grande bellezza”; lui e l’altro Verdone (il fratello Luca) insieme sul palco anche per il documentario “Alberto il grande”, svelano al pubblico alcuni simpatici aneddoti vissuti sul set insieme all’Albertone nazionale e alla sorella di lui. Si ride, un po’ ci si commuove. Sordi è davvero ancora tra noi. Premiata insieme a Carlo come miglior interprete non protagonista c’è poi la dolente Sabrina Ferilli de “La grande bellezza”. Felice di ricevere il premio l’attrice, riuscita ancora una volta a “rinascere” al cinema dopo forzati periodi di oblio, ironizza sui nastri già vinti: “Tutti e tre i premi che ho ricevuto qui sono stati per tre film realizzati con registi di nome Paolo. Devo cercare altri registi con questo nome per vincere un nastro anche l’anno prossimo”.

Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì, ingiustamente bistrattato ai premi, si prende poi una piccola rivincita “morale” grazie al carisma della sua interprete Thony, palermitana di razza che intona sul palco, chitarra e voce, l’intensa “Flowers Blossom” tratta dal film. Anche chi non la conosce ne è rapito e gli applausi per lei sono fra i più convinti della serata.

Emozioni da cinema (quasi) indipendente anche quelle legate al premio per il miglior attore protagonista. Per cotanto riconoscimento però i nastri d’argento, un po’ magicamente, devono giocoforza “sdoppiarsi”. Così, tagliato fuori da ogni gara il vincitore “obbligato” della serata (e della stagione) Toni Servillo, che elargisce una clip di ringraziamento per il suo nastro “straordinario”, si può far posto ad Aniello Arena, miglior protagonista maschile per “Reality” di Matteo Garrone. Emozionato nel suo italiano molto “napoletano” lo straordinario attore-detenuto della Compagnia della Fortezza dimostra che è possibile reinventarsi l’esistenza anche in regime di semi-libertà. E la sua interpretazione nel film (premiato anche per i costumi di Maurizio Millenotti) resta davvero una delle performance più incisive e stranianti dell’intera annata cinematografica italiana.

Sul palco brillano anche la “bertulocciana” Tea Falco (Nastro d’argento Bulgari) scalza e disinvolta proprio come in “Io e te” (già Nastro dell’anno) che ringrazia “i genitori che l’hanno concepita” , Alessandro Gassman che si aggiudica l’Hamilton behind the camera per Razza Bastarda e la splendida Francesca Neri alla quale tocca il Cusumano Nastri D’argento per “Una famiglia perfetta”. Non mancano, scusando il gioco di parole, gli assenti come la coppia Castellitto-Mazzantini (Doppio Nastro speciale per Venuto al mondo) e soprattutto Roberto Herlitzka, grande interprete di teatro e del miglior cinema degli ultimi anni, il quale avrebbe dovuto ricevere il Nastro alla carriera. A lui è dedicato questo riconoscimento speciale, la vignetta di cineblog.

E se i I giovanissimi Rosabell Laurenti Sellers e Filippo Scicchitano, premiati col “Guglielmo Biraghi”, spostano i riflettori sul problema dell’eccellenza giovane ancora poco considerata in Italia, la prima vera polemica arriva invece con Roberto Andò (nastro d’argento insieme a Angelo Pasquini per la sceneggiatura del film-rivelazione “Viva la libertà”) che ha letto la protesta di attori e registi proprio nel giorno della mancata conferma da parte del governo della tax credit per il cinema. Da Taormina spirano così venti di lotta già annunciati dai bollini “Tax” esibiti sui vestiti di star e maestranze presenti, e sono venti che minacciano perfino il boicottaggio del prossimo Festival di Venezia. L’identità tricolore è quindi l’orgogliosa protagonista dei nastri di quest’anno (al punto che si evitano premiazioni di film o artisti stranieri) anche se è di tutta evidenza che il film più premiato dell’anno sia anche quello con l’appeal più “internazionale” fra tutti (anche grazie al lussuoso cast).
L’ambientazione mitteleuropea de “La migliore offerta” batte così la Roma decadente ma sontuosa de “La grande bellezza”(che si consola anche con i premi per fotografia e sonoro). Il bel film di Giuseppe Tornatore trionfa infine con sei importanti premi, tra i quali, oltre a quello per la migliore regia, c’è anche quello alla migliore colonna sonora di Ennio Morricone (il suo dodicesimo, praticamente un Bingo). La corsa a due tra autori di razza (Sorrentino e Tornatore) si conclude quindi con la vittoria di un film che sembra aver già la strada spianata verso l ‘ulteriore (e meritato) riconoscimento “internazionale”. I Nastri d’argento “rilanciano” così la nostra migliore offerta. Vedremo se il resto del mondo saprà coglierla al volo.

67�° Nastri dâ��argento tra poco glamour, polemiche e buon cinema italiano
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